Qualcuno era choosy perché non capiva che se uno lavora non è detto che poi debba essere pagato 

Qualcuno era choosy perché non apprezza l'ebrezza di rincorrere il datore di lavoro per avere lo stipendio

Qualcuno era choosy perché nonostante anni di studio, lauree e master a fare il piastrellista a 2.000 (?) euro al mese proprio non ci pensa

Qualcuno era choosy perché non gli risultava che i piastrellisti prendessero 2.000 euro al mese...

Qualcuno era choosy perché faceva notare che se prendi 1.000 euro al mese e un affitto di un monolocale costa 600 euro o una stanza (in nero) costa 500 non è possibile vivere

Qualcuno era choosy perché pensava che un giorno avrebbe preso una pensione

Qualcuno era choosy perché la pensione? E che è?!

Qualcuna era choosy perché voleva avere dei figli

Qualcuna era choosy perché non aveva capito che se hai dei figli non ti rinnovano il contratto

Qualcuno era choosy perché pensava che se sei malato e non puoi muoverti forse dovresti restare a casa

Qualcuno era choosy perché “Malattia? Lo siento, no hablo tu idioma...”

Qualcuno era choosy perché credeva che “flessibilità” non equivalesse a “precariato ad aeternum”

Qualcuno era choosy perché era convinto che uno stage serva a te per imparare e all'azienda per trovare e formare nuove risorse

Qualcuno era choosy perché sosteneva che se uno usa gli stagisti per avere ogni sei mesi dipendenti a costo zero andrebbe fatto chiudere

Qualcuno era choosy perché “al call center ci lavoro pure ma come campo con 3,5 euro l'ora?”

Qualcuno era choosy perché non aveva ben chiaro che “Meritocrazia” non fa rima con “Italia”

Qualcuno era choosy perché non si è fatto eleggere in Regione

Qualcuno era choosy perché avrebbe potuto lasciare l'Italia

Qualcuno era choosy perché ancora oggi non capisce che paese sia un paese dove gli Under 40 devono espatriare per lavorare e poi pagare le tasse in un'altra nazione

Qualcuno era choosy perché poi si ricordava che tanto in Italia le tasse le pagano in pochi

Qualcuno era choosy perché “se non sei figlio di qualcuno da me che vuoi!?”

Qualcuno era choosy perché nonostante tutto si incazza sbattendo quotidianamente la testa contro un muro fatto di pressapochismo e ostilità. Contro una barriera di inettitudine che circonda una giungla senza regole che ci ostiniamo a chiamare paese civile. E non si rassegna proprio al fatto che non possa nemmeno permettersi di sognare un futuro.

Quindi, gentile Ministro Fornero non si preoccupi. Noi non siamo choosy. Se lo fossimo stati come elettori negli anni passati Lei ora non sarebbe al suo posto.

Ci voleva la Annunziata per farmi dare ragione a Gianni Alemanno. L'articolo pubblicato oggi dall'Huffington Post sul figlio del sindaco di Roma che pubblica foto su Facebook in cui fa il saluto romano merita un paio di commenti.
Non si pubblicano foto di minorenni. Sì, erano su Facebook che è un social network. Ma una cosa è pubblicare le foto, per quanto cretine, sul mio profilo. Altra cosa è appropriarsene e sbattere un minorenne in homepage oltretutto, come spiega pure Mantellini, senza citare la fonte o mettere il link.
L'usanza di prendere foto dai profili social è diventata propria di tutti giornali. Ma sui ragazzi, fino a prova contraria, ci sono delle regole (qualcuno se la ricorda la carta di Treviso?) che vanno rispettate. Anche se il ragazzo in questione non brilla per intelligenza.    

Comunicato di Stampa Romana
Approvare entro ottobre al Senato la proposta di legge sull’equo compenso giornalistico affinché possa essere, immediatamente dopo, varata in via definitiva dalla Camera e dunque prima della fine della legislatura.
E’ l’impegno preso dai parlamentari intervenuti questa mattina all’incontro organizzato dall’Associazione stampa romana per sollecitare la conclusione dell’iter legislativo.
I giornalisti hanno ribadito l’importanza di porre un freno allo sfruttamento e al ricatto cui sono quotidianamente sottoposti coloro che, privi di garanzie e tutele, rappresentano oltre la metà dei professionisti dell’informazione in Italia. Di tutte le età. Non si tratta infatti né di un problema generazionale, né di esclusivo interesse dei giornalisti. Un’informazione sotto ricatto è un gravissimo danno per i cittadini e la democrazia.
“L’equo compenso - ha spiegato il segretario dell’Associazione stampa romana, Paolo Butturini - è uno strumento per difendere i colleghi e per dare loro la possibilità di essere autonomi e rispondere solo ai cittadini. Una legge importante che andrà comunque accompagnata da una serie di norme contrattuali e di regole da contrattare con gli editori”.
Simile la posizione di Giovanni Rossi, segretario generale aggiunto della Federazione nazionale della stampa che ha sottolineato come “l’equo compenso sia un passo avanti nella battaglia del sindacato. L’obiettivo è anche la stabilizzazione dei colleghi che di fatto lavorano come dipendenti nelle aziende”.
Rossi ha poi ringraziato le personalità del mondo della scienza, dello spettacolo e della società civile che hanno aderito all’appello lanciato ai parlamentari dalla Commissione nazionale lavoro autonomo dell’Fnsi, trasformata in una raccolta di firme dall’Associazione articolo 21, il cui direttore, Stefano Corradino, è intervenuto all’iniziativa. Oltre 1.500 le firme raccolte in una settimana.
“Sono cautamente ottimista e vedo segnali positivi per l’approvazione del progetto di legge entro la fine del mese”, ha spiegato il senatore Vincenzo Vita (Pd) membro della Commissione Lavoro al Senato dove si sta discutendo l’equo compenso.
Un messaggio ai parlamentari è stato invece lanciato dal deputato Enzo Carra (Udc): “Faccio una proposta ai colleghi: impegnamoci a bloccare la riforma sull’editoria se non passa l’equo compenso”.
Presente il presidente della Fnsi, Roberto Natale, hanno illustrato le proposte sull’equo compenso Bruno Tucci, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Massimo Marciano, consigliere di amministrazione dell’Inpgi e membro della Commissione regionale lavoro autonomo e Moira Di Mario, responsabile del Coordinamento collaboratori atipici e precari di Asr.
A garantire il proprio impegno per la rapida approvazione della legge e anche il riesame dell’intera normativa italiana ed europea sul lavoro giornalistico, sono intervenuti, oltre a Vita e Carra, anche il deputato Andrea Sarubbi (Pd) e il parlamentare europeo David Sassoli (Pd). Hanno inviato messaggi di impegno e solidarietà, il senatore Stefano Pedica (Idv) e i deputati Maria Coscia (Pd), Antonio Rugghia (Pd) e Giuseppe Giulietti (gruppo misto).