Monica Ricci Sargentini su Le Persone e la Dignità segnala un problema non da poco per quel che riguarda la libertà d'informazione in Turchia, stato che dovrebbe entrare a far parte dell'Unione Europea. La situazione è leggermente preoccupante. 
"Nedim Sener e Ahmet Sik, due reporter investigativi agli arresti dallo scorso marzo in una prigione di massima sicurezza di Istanbul, erano tra gli 11 imputati che speravano in una fine della custodia cautelare quando sono apparsi in tribunale venerdì scorso. Ma dopo un’udienza fiume, durata dalla mattina fino quasi a mezzanotte, si sono visti respingere la loro istanza: “Dato che la raccolta delle prove non è stata ancora completata e visto il forte sospetto che un crimine sia stato commesso la corte ha votato all’unanimità perché la detenzione degli 11 sospettati continui” ha raccontato alla Reuters Sedat Celik, avvocato di uno degli imputati. Secondo Celik “le prove alla base di questo processo sono completamente infondate”. (…) Il problema è che in carcere non ci sono solo Sener e Sik ma altri cento membri della stampa. E’ uno dei numeri più alti al mondo che ha fatto scivolare la Turchia di dieci posizioni rispetto al 2010 nella classifica redatta da Reporters sans Frontieres sulla libertà di stampa".

L'ufficio stampa di Abel Books lancia la proposta di critica letteraria rivolta ai Blog che nella rete si occupano di libri e culture.

"I primi 50 bloggers che ci contatteranno riceveranno alcuni libri (nei formati richiesti di .pdf, .epub o .mobi) che dovranno poi recensire. Abel metterà poi online sul sito e su Facebook il link dell’articolo. In questo modo andremo a creare un flusso di lettura competente e professionale utile ai lettori che così potranno meglio orientarsi nella scelta del libro da leggere. I bloggers possono anche visitare il catalogo e richiederci specifici titoli. Noi li spediremo in attesa della recensione. Se hai un blog di culture contattaci alla email abelbooks@hotmail.com".




Se non lo avessi visto in fotografia probabilmente non avrei mai detto che quel Giovanni Tizian che ieri mi sono trovato di fronte era lo stesso giornalista sotto scorta perché minacciato dalla 'ndrangheta. 

Sarà che nell'immaginario comune uno si aspetta il reporter d'assalto. Sguardo deciso, faccia dura, sigaretta sempre accesa. Invece guardi gli occhi di questo giovane imbarazzato dalle telecamere che gli puntano i colleghi addosso e non riesci a capacitarti di come qualcuno voglia fargli del male. Ti sforzi di immaginare un boss mentre riflette su come toglierlo di mezzo. Lui, quel mingherlino che parla a bassa voce, come per non disturbare. 

E invece Giovanni Tizian disturba: lo fa con le sue incheste, con le righe che macina senza sosta su una tastiera tartassata dalla sua voglia di scrivere la verità. Di raccontare a NOI la verità perché "è giusto così". Tre parole che pronuncia con una semplicità che ti lascia come uno stoccafisso. "È giusto così". È, giusto, così. 

E più lo senti parlare, più gli senti dire "che tanti giovani sono Giovanni Tizian, tanti giornalisti vivono sotto minaccia per pochi euro a pezzo e nonostante tutto vanno avanti", più ti viene voglia di scuoterlo di dirgli "ma chi te l'ha fatto fare!" "perché non pensi a vivere la vita normale che meriti, perché non mandi affanculo gli editori che ti sfruttano?".

Ma poi ti fermi a riflettere che tu, noi, tutti, abbiamo un disperato bisogno di persone come lui. Solo che non può e non DEVE essere lasciato solo perché un giornalista, quando fa bene il suo mestiere, rende un servizio alla collettività e la collettività può aiutarlo dimostrando che in questo cavolo di paese esiste ancora un rigurgito di moralità che ti porta ad indignarti quando un'inchiesta ti svela cosa stanno combinando alle tue spalle. 

Vedi la sciatteria, il disinteresse, lo sfruttamento di editori che pagano pochi euro a pezzo come se il lavoro di Giovanni non valesse nulla. Come lui, noi, non valessimo nulla. E gioisci anche di giornate come quella di ieri perché comunque senti di non essere solo, che finché se ne parla c'è una base su cui costruire qualcosa.   

Ti arrabbi con te stesso e ti accorgi di arrivare ad odiare questo mestiere perché l'amore che provi nel farlo ogni giorno, il brivido che ti dà il foglio bianco riempito dalle tue parole, l'incapacità di osservare il mondo che ti circonda senza collocarlo in colonne e battute sono talmente grandi da impedirti di restare troppo lontano da un Pc. 
E poi capisci che ha ragione Giovanni. 

È giusto così. 




Sabato scorso si è tenuta a Novoli (Lecce)  la serata di premiazione del Concorso "Nabokov" edizione 2011 organizzato dall'agenzia letteraria Interrete.
 
Ecco il comunicato con tutti i vincitori: 

"Sul palco sono saliti i finalisti di ogni sezione che hanno ricevuto il diploma e una copia dell'ultimo numero de Il Giornale letterario.
Una volta terminata questa prima parte della cerimonia si è passati alla premiazione vera e propria che ha visto trionfare nella sezione narrativa: Osvaldo Piliego, “Fino alla fine del giorno”, Lupo editore. Nella sezione poesia: Cinthia De Luca, “Penombra d'oltre”, Aletti Editore. Nella sezione saggistica: Daniela Musini, “I 100 piaceri di d'Annunzio”, Stampa Alternativa.
Sono state poi assegnate alcune menzioni speciali.
Per la narrativa: Flavio Venditti, “Amore in Saldi”, Prospettiva editrice; Stefania Jade Trucchi, “Il candore dell’ anima”, Sperling & Kupfer editori;
Menzione speciale per la saggistica a Gustavo Rinaldi, “Garibaldi, l’avventuriero, il massone, l’opportunista, Controcorrente edizioni e a Salvatore Badalamenti, “Montelepre, il dopoguerra e i misteri di Giuliano”, La Zisa Comunicazione;
Menzione speciale per la poesia: Caterina Davinio, “ Fenomenologie seriali, Campanotto editore; Michele Di Virgilio, “Ho visto uomini cadere”, Sentieri Meridiani Edizioni;
Al termine è stato reso noto il bando del 2012 che prevede un montepremi per quasi 7000 euro".
 
Qui trovate video, foto, e bando 2012: http://premionabokov.wordpress.com
 

Domani dalle 14 i giornalisti precari scendono in piazza. A Montecitorio ci sarà il sit contro lo sfruttamento nelle testate e in favore di Giovanni Tizian. Qui sotto trovare la diretta Twitter. Per partecipare l'hashtag è #4euroalpezzo. Fatevi vedere e fatevi sentire.


Dopo Liberazione anche la redazione di City ha deciso di occupare, seppur virtualmente, la redazione prendendo possesso del sito, della pagina Facebook e della colonna degli sms.  Le motivazioni risiedono nella decisione, come ampiamente spiegato dal comitato di redazione del freepress del gruppo Rcs, dell'azienda di chiudere definitivamente la testata.
"La redazione di City, riunita in assemblea, proclama lo stato di agitazione permanente e vara un pacchetto di proteste multimediali: occupazione del proprio sito web, profilo facebook, colonna degli sms.
L’iniziativa è stata decisa dalla redazione dopo l’annuncio della sospensione delle pubblicazioni del quotidiano free press di Rcs Mediagroup entro... la fine di febbraio. Da oggi quindi sia sul sito del giornale che su facebook sono disponibili gli aggiornamenti sullo stato della protesta. Chi vuol dire “no alla chiusura di City” può scrivere all’indirizzo city@rcs.it o mandare un sms al 3424111753: i messaggini saranno pubblicati sul giornale.
La redazione ha anche deciso di sospendere i turni di ribattuta e si scusa con i lettori che non potranno avere a disposizione sul giornale del giorno dopo le notizie di tarda serata, come i risultati delle partite di calcio. Il cdr ringrazia tutti i colleghi e i lettori per la tangibile dimostrazione di solidarietà dimostrata nei confronti di chi lavora a City".

Concerto improvvisato quello di questo pomeriggio da Jovanotti. Il cantante lo aveva annunciato ieri sul suo profilo Twitter (seguitissimo) e dalle 15 è andato in diretta con Twitcam dal suo studio per un'ora e mezza (poi ripetuta) con tutti suoi followers. 

Idea furba, a costo zero, che conferma come Lorenzo Cherubini (o il suo staff comunicazione) sappia sfruttare un social network come Twitter. Si è passati dai suoi classici, a Gaber fino addirittura ad un ritorno al passato da dj con musica come quella di Benny Benassi. Il tutto interagendo con gli utenti. 

Bella trovata.

Non ero mai stato nel Salento e me ne pento. Rima a parte non posso che ringraziare all'infinito gli organizzatori del festival "Incipit" di Novoli (Lecce), in particolare il padrone di casa Piergiorgio Leaci, per l'ospitalità e per avermi aperto le porte del bellissimo e rinnovato teatro comunale di piazza Regina Margherita. 

Un'esperienza bellissima e spero che la presentazione di "Paese che vai, giornalismo che trovi" abbia interessato il pubblico in sala. Di certo i botta-e-risposta con Andrea Giannasi sono sempre divertenti. 

Sulla quantità e qualità di cibo ingurgitato in due giorni insieme agli altri compagni di viaggio vi basti sapere che sto ancora digerendo e con gusto.  Libro o meno, in Salento ci torno. Potete scommetterci.

Qui sotto trovare le foto della presentazione.



Nel video, invece, tutta l'intervista (non è lunghissima).
Sono rimasto incollato davanti a questo ebook il più a lungo possibile durante la notte (l'unico momento in cui riesco a leggere per motivi di tempo). In alcuni casi mi sono ritrovato alle quattro del mattino senza nemmeno rendermene conto. Il ritmo con cui Belinda Bauer  (Marsilio Editori) ha scritto e costruito Blacklands è così serrato che definirlo incalzate può apparire un eufemismo. 
Questa la trama: Steven Lamb ha dodici anni anni, e passa il suo tempo a scavare buche nell'Exmoor. Spera di trovare il corpo di suo zio. Sono passati quasi vent'anni da quando il piccolo Billy, allora undicenne, è scomparso, probabilmente vittima del serial killer Arnold Avery, ora in carcere. Eppure, la nonna materna di Steven lo sta ancora aspettando, mentre la famiglia intorno a lei va in pezzi, incapace di superare una perdita così crudele. Per chiudere finalmente i conti con il passato, Steven decide di scrivere ad Avery una lettera anonima, chiedendo indicazioni sul luogo in cui ha sepolto Billy. Ma quando Avery capisce che ha di fronte un bambino, in lui ritorna prepotente l'istinto del killer.
La capacità della Bauer di rendere distintamente i pensieri del piccolo Steven e di Avery in un'alternanza tra inconsapevole ingenuità e lucida perversione omicida rapisce il lettore sin dalle prime pagine. Il piccolo protagonista, spinto dalla voglia di ritrovare il corpo dello zio per ricucire (per non dire fondare ex novo) un rapporto soprattutto con la nonna, matura con il passare dei capitoli mentre il serial killer, all'inizio sicuro e chirurgico nei suoi pensieri, perde il controllo compiendo enormi passi indietro.

Un poliziesco, vero, ma senza troppe tinte splatter. Pensare che la Bauer è un'esordiente. 

Questa recensione rientra nel progetto lanciato da Marsilio Editori di cui ho parlato qui.
“4 euro a pezzo e sotto scorta” Siamo tutti Giovanni Tizian!

Sit-in a piazza Montecitorio, 26 gennaio ore 14 - Insieme in piazza per dire NO allo sfruttamento, NO alle mafie

In piazza per esprimere solidarietà al collega Giovanni Tizian, giornalista precario sotto scorta per le inchieste sulle mafie al Nord, ma anche per “rompere” la solitudine di lavoratori “invisibili” e senza tutele, per chiedere l'immediata approvazione della proposta di legge sull'equo compenso per il lavoro giornalistico non dipendente, per sostenere una trattativa sul mercato del lavoro che cancelli il “precariato a vita” e la deregulation selvaggia di questi anni. Noi giornalisti senza contratto non siamo una “casta” come molti credono, né dei “privilegiati”, come ci ha definito un mese fa anche il Ministro del Lavoro, Elsa Fornero.

Accanto a Giovanni e gli altri colleghi…

Non si può essere pagati 4 euro ad articolo e, come sovrapprezzo, finire sotto scorta. Né si può vivere sotto minaccia, com’è capitato alla collega pugliese Rosaria Malcangi, vittima di un’intimidazione dinamitarda, o come capita in vari modi ad altri colleghi. Né si può farla finita come Pierpaolo Faggiano, suicida lo scorso giugno: a 41 anni veniva ancora pagato soltanto 6 euro a pezzo.

Retribuzioni indecorose

Da sud a nord il mercato dell’editoria si regge sullo sfruttamento. Il giornalismo italiano ha cambiato volto: gli autonomi e i precari sono 24 mila rispetto a 19 mila assunti. Contribuiamo per oltre il 50% alla realizzazione di quotidiani, periodici, radio, tv, online; le nostre firme sono sulle principali testate italiane. Eppure, lavoriamo in trincea, fuori dalle redazioni, pagati a pezzo con compensi quasi sempre irrisori, a volte di pochi euro e liquidati dopo mesi, o con Cococo spesso “capestro”, senza percepire nemmeno un fisso al mese.

Se chiediamo di essere pagati in tempi certi e decorosi, rischiamo di non lavorare più. Se la testata chiude o decide di non aver più bisogno della nostra collaborazione, siamo senza alcuna protezione né ammortizzatori sociali. Vietato ammalarsi o andare in ferie. Di rimborsi spese nemmeno a parlarne. La pensione? Un miraggio. Niente tutele contrattuali, previdenziali, assicurative.

I “paria” dell’informazione

Il precariato sottopagato non è più limitato al “periodo di prova”, cui segue un’assunzione: può invece durare una vita intera, privandoci di un presente dignitoso, rubandoci i sogni, le prospettive di un futuro e a volte anche la dignità personale, prima che professionale.

Subito la legge sull’equo compenso: no contributi a chi sfrutta

Un lavoro sempre precario, oltre a ledere la dignità personale, rende il giornalista più vulnerabile, in quanto più facilmente oggetto delle pressioni degli editori.

Chiediamo migliori condizioni di lavoro, anche attraverso regole certe, per poter garantire un’informazione di qualità ai cittadini.

Chiediamo al Parlamento una rapida approvazione della proposta di legge sull’equo compenso per il lavoro giornalistico “non dipendente”, che ha come riferimento l’art. 36 della Costituzione: in discussione alla Camera, prevede che il rispetto dei compensi minimi debba essere requisito necessario per l’accesso a qualsiasi contributo pubblico da parte delle aziende editoriali. Chiediamo regole certe in un mercato del lavoro sempre più selvaggio.

Un’informazione sotto ricatto è un gravissimo danno anche per i cittadini e la democrazia

Comitato promotore “GIORNALISTI SENZA TUTELE: ALTRO CHE CASTA” (freelance, autonomi e parasubordinati di Stampa Romana ed Errori di stampa)


Contatti mail: 26gennaio@gmail.com; freelance@stamparomana.it 
Hashtag su Twitter: #4euroalpezzo

Si vola in Puglia. Domani alle 18,30 presento "Paese che vai, giornalismo che trovi" al festival "Incipit: libri in primo piano" che si svolgerà a Novoli (Lecce) presso il Teatro Comunale in Piazza Regina Margherita. Io sono lì con l'editore di Prospettiva Editrice Andrea Giannasi  e tanta altra bella gente e parliamo del mio libro. Se siete da quelle parti ci prendiamo un tamarindo che fa tanto retrò. 

Questo è il programma completo della giornata. 
"Si inizia alle ore 18 con la visione del primo trailer della trasmissione televisiva BookGeneration.
A seguire si terrà l'incontro con il giornalista Damiano Celestini (Il Messaggero) che presenterà il suo saggio dal titolo "Paese che vai giornalismo che trovi".
Modera l'incontro Andrea Giannasi.
Subito dopo Massimo Lerose salirà sul palco con il suo monologo semiserio tratto dal suo romanzo "Il solitario", durante il quale Edoardo Scarpa, il protagonista, ci traccia i misteri della scrittura noir.
Parteciperà la fotografa Antonella Bertolini che farà un reportage sul Nabokov dal titolo "I volti della scrittura".
Dalle 19 verranno consegnati attestati e riconoscimenti a tutti i finalisti del Premio Nabokov – edizione 2011. Chiude l'evento una puntata di BookGeneration la trasmissione dedicata ai libri in TV".

"Sarà il Gruppo Editoriale l’Espresso il partner italiano dell’Huffington Post Media Group per editare la versione nostrana del famoso blog fondato nel 2005 da Arianna Huffington, Kenneth Lerer e Jonah Peretti.
L’accordo, chiuso ieri sera, prevede una joint venture al 50%. Appena costituita la nuova società editrice si comincerà a lavorare per mettere in piedi la redazione e a cercare il direttore. Il lancio del nuovo prodotto editoriale è previsto entro la fine del 2012.
Per il Gruppo Espresso il motivo di fondo dell’alleanza sta nell’occasione di avere un partner di grande competenza e forza sulle piattaforme tecnologiche che sono alla base dello sviluppo e del successo nel business digitale".

Bella notizia, per carità. Basterebbe farci capire chi influenzerà chi. Se sarà l'Espresso a rappresentare al meglio l'Italia reclutando una valanga di collaboratori da pagare una miseria oppure se sarà l'Huffington, come già successo, ad asfaltare ogni diritto lavorativo. 

Ben vengano nuove realtà, purché si lascino altrove i vecchi vizi del mercato del lavoro giornalistico italiano. Ma mi sa che pure stavolta faremo scuola.
Il perché qui.

E perché dovrebbe interessarci qui.


Il direttore del Gazzettino Roberto Papetti ha chiesto scusa per la pubblicità incautamente apparsa sul giornale il giorno dopo il naufragio della Costa Concordia. Questa la risposta ad un'email di una lettrice. 
"Cara lettrice, purtroppo qualche volta il diavolo fa le pentole e anche i coperchi. Per capire ciò che è accaduto occorre conoscere alcuni aspetti tecnici. Molte pagine di pubblicità arrivano in stampa seguendo un percorso parallelo a quello delle altre pagine del giornale: ciò significa che la redazione e la direzione conoscono il nome dell'inserzionista, ma non i contenuti della pubblicità.

Quando accadono tragedie come quella della Concordia si verifica che non ci siano inserzioni inopportune: se c'è stato un incidente aereo, per esempio, si rinviano eventuali pubblicità che promuovono viaggi o compagnie aeree. Cosa che è stata fatta anche sabato ma, ahinoi, quella pagina risultava, come in effetti era, una pubblicità di confetti, della crociera in premio nulla sapevamo. Quando ce ne siamo accorti era troppo tardi: il giornale era già stampato.

Quindi, per rispondere alla sua domanda: certo che si doveva evitare quella pubblicità, purtroppo, per le ragioni che ho cercato di spiegare, non è stato possibile. E di ciò mi scuso con tutti i lettori".


Succede pure a Luigi De Magistris. Intendo di trovarsi di fronte a figuracce incredibili dovute a persone che gli gravitano attorno (anche se pure lui non scerza). 
In queste ore sui social network si può seguire la vicenda nata da un articolo di un giornalista precario su Repubblica Napoli in cui si "stanava" l'auto del sindaco di Napoli in sosta vietata durate una visita istituzionale (la nota dei Giornalisti Precari Campani spiega tutto). Lui si arrabbia, Repubblica replica. Fin qui tutto nella norma, più o meno. 
Lo scandalo vero, però, arriva quando un membro dello staff comunicazione di De Magistris scrive su Facebook quanto segue: 


Se non si legge bene c'è scritto questo: "i precari sono un po' come la manovalanza armata nella criminalità organizzata.. spesso cade su di loro il peso di un problema che solo alla fine inconsapevolmente solo rappresentano. Loro sono intercambiabili, morti o arrestati c'è sempre chi li sostituisce".

Un'imbecillità di cui ci si dovrebbe solo vergognare. Che non ha alcun senso anche solo pensare. 

L'intervento del presidente dell'Ordine dei Giornalisti Iacopino è, giustamente, piccato. 
"Le affermazioni del collaboratore del sindaco di Napoli qualificano chi le ha fatte e chi, nell'amministrazione, rimarrà in silenzio e non ne prenderà le distanze in maniera netta. Frasi come queste rappresentano una sorta di semaforo verde proprio per l'evocata criminalità organizzata e le sue azioni che anche a Napoli hanno già visto vittime troppi giornalisti. L'informazione è un diritto dei cittadini. Non basteranno volgarità o irresponsabili e insultanti paragoni a fermare quanti onorano con il loro lavoro quotidiano, spesso oscuro e poco retribuito, il dovere di raccontare a Napoli anche le verità scomode per questo o quello".
Tu Quoque, giggino?

Update 17 gennaio. Si moltiplicano gli interventi su questa vicenda ma, al momento, De Magistris non ha detto una parola.
Altroconsumo spiega come moversi per chiedere il risarcimento danni alla Costa Crociere 

"Altroconsumo aderisce al Comitato naufraghi e mette a disposizione sul proprio sito www.altroconsumo.it lettere tipo e informazioni ai consumatori di diverse nazionalità.

I passeggeri hanno diritto al risarcimento dei danni alla salute (morte o lesioni), dei danni ai bagagli e alle cose trasportate, degli altri danni patrimoniali (ad esempio, il costo della crociera, le spese a terra dopo il naufragio etc.), dei danni da vacanza rovinata, dei danni morali (qualora siano accertate responsabilità penali, quali disastro o lesioni colpose).

I limiti previsti dalla legge - il Codice del Turismo d.lgs.79/2011 e le Convenzioni internazionali applicabili - oltre che dallo stesso contratto di viaggio della Costa Crociere, sono:
  • danni alla persona 500.000 euro;
  • danni alle cose 20.000 euro;
  • altri danni 50.000 euro.
I passeggeri devono provare l'entità del danno, in particolare alla persona e alle cose. Oltre a conservare il contratto di viaggio, bisogna raccogliere tutta la documentazione possibile relativa alle eventuali lesioni subite (certificati medici) e ai beni persi o danneggiati (scontrini fiscali, fotografie, testimonianze).

Il diritto al risarcimento dei danni alla persona si prescrive in 3 anni, per i danni a cose in un anno. È consigliabile comunque inviare il più presto possibile alla Costa una raccomandata AR con la richiesta di risarcimento dei danni, allegando tutta la documentazione disponibile e riservandosi la quantificazione definitiva.

Inviare copia della raccomandata AR anche ad Altroconsumo, che valuterà iniziative di tutela collettiva a favore dei passeggeri".

Un giorno nel Pd dovranno dirci chi studia le campagne di comunicazione.

Il Post ha pubblicato una bella galleria delle mappe realizzate da Yanko Tsvetkov create in base agli stereotipi. Personalmente sto ancora ridendo. Ve le consiglio

Capisco le esigenze pubblicitarie ma magari qualche volta si potrebbe far prevalere il buon senso e il buon gusto. 

(foto di @matteowolk su Twitter)


Mi sono occupato, visto che era partita da Civitavecchia, di quanto accaduto all'isola del Giglio alla Costa Concordia. Riporto anche qui le testimonianze di alcune persone che erano nulla nave. 

CIVITAVECCHIA - Sono arrivati scaglionati nel corso della mattinata i circa 250 naufraghi (di tutte le età e nazionalità) della Costa Concordia affondata all'Isola del Giglio. Tutti ospitati in due hotel, Mediterraneo e De La Ville.

La paura e la stanchezza erano ben impressi sui loro volti. Lo si capiva dai due gemelli di undici anni che, avvolti in una coperta, hanno pianto dall'inizio alla fine. Dall'immagine paradossale di alcuni passeggeri con addosso ancora gli abiti da sera perché, quando è avvenuto il "fattaccio", erano alla cena inaugurale del viaggio.

"Mia figlia si è sposata ieri - ha raccontato una signora della Sardegna - e abbiamo fatto la festa sulla nave approfittando anche per un bel viaggio. Invece nel giro di qualche ora siamo passati dai brindisi al rincorrere una scialuppa di salvataggio. Lei ha perso anche il vestito da sposa. Un'esperienza agghiacciante". Praticamente tutti hanno perso tutto: vestiti, documenti, soldi e oggetti vari. Ma c'è anche chi vive queste ore con una grande apprensione come i due coniugi della Corea del Sud che per tutta la mattinata hanno cercato di avere notizie di due nipoti, anche con l'aiuto dei rappresentanti dell'ambasciata del loro paese giunti sul posto.

C'erano pure alcuni membri della Costa Crociere che hanno coordinato i passeggeri distribuendoli tra i vari hotel e fornendo loro vestiti e farmaci. La rabbia, però, per i problemi durante i soccorsi a bordo della Concordia era praticamente unanime. "Il Titatic - ha tuonato un ragazzo spagnolo - è affondato nel 1912 e dopo un secolo ci siamo ritrovati nella stessa identica situazione. Nessun membro dell'equipaggio sapeva cosa fare. Le scialuppe non scendevano e c'era una calca incredibile. E poi come si fa ad affondare in quel modo con tutti gli strumenti tecnologici che esistono?"

Update del 16 gennaio. È molto interessante la versione fornita su IlPost da Katia Keyvanian membro dell'equippaggio della Costa Concordia. Ecco uno stralcio.
"Abbiamo tirato su in lancia un sacco di ospiti che erano finiti in mare, e mentre spogliavamo una ragazza bagnata per coprirla con la coperta termica, un ospite ci faceva un filmino con il telefonino!!! VERGOGNATEVI!!! abbiamo lanciato un salvagente in mare, e mentre tiravamo su un altro signore, io con la corda legata al polso per fare forza, e tirare su, un signore che fa la foto!! VERGOGNATEVI!!! abbiamo dovuto gestire un branco di pecoroni allo sbaraglio, e poi vengono a dire che noi siamo stati incompetenti??! VERGOGNATEVI!! mentre ero inclinata a fare uscire le persone che spingevano, e urlavano, poco alla volta nelle lancie, un uomo grande e grosso ovviamente pax, con la sigaretta in bocca. Quando gli ho chiesto “ma che caz.. sta facendo, fuma in questo stato, inclinati, al buio, con il carburante che potrebbe uscire!!” la risposta è stata “mi serve per lo stress”!!!!!!!!!!!!! ho una sola parola da aggiungere, prima di perdere il treno…"
A questo aggiungo poi come su Libero.it per tutta la giornata di ieri apparisse in homepage la notizia del naufragio avvenuto a Civitavecchia. Notizia, ovviamente, errata. 
Sulla vicenda di Giovanni Tizian è nato un sito in cui si può aderire alla campagna. Ecco l'indirizzo: http://www.iomichiamogiovannitizian.org/

Eccone un altro. Un altro giornalista, collaboratore, che per aver detto e scritto la verità ed aver avuto la "sfrontatezza" di pubblicarla pure in un libro adesso, a 29 anni, si ritrova sotto scorta. 
Il giornalista Giovanni Tizian (collaboratore della Gazzetta di Modena e delle testate web Linkiesta e Narcomafie) è da quinidici giorni sotto scorta a causa delle minacce mafiose ricevute. La notizia trapela proprio nel periodo in cui Tizian, che da anni firma inchieste sulle infiltrazioni al Nord, sta presentando il libro 'Gotica': trecento pagine sul radicamento in Settentrione di mafia, 'ndrangheta e camorra.
Un libro che analizza l'influenza e la presenza della criminalità organizzata soprattutto nel tessuto economico.  Le forze dell'ordine hanno attivato la scorta per tutelare e proteggere il 29enne, nato in Calabria e residente da anni a Modena, e per fare in modo che il giornalista possa proseguire il suo lavoro.
Le inchieste di Tizian (il libro è un po' una 'summa' dei suoi lavori) hanno dato un forte contributo a scoperchiare l'invasione dei Casalesi nella provincia modenese.
E ancora: 
"Giovanni Tizian ha una storia personale e familiare che non si può e non si deve dimenticare: è arrivato a Modena a 12 anni, costretto a lasciare la Calabria, dove è nato, con quel che restava della sua famiglia, dopo l'incendio che ha distrutto la fabbrica del nonno e, a seguire, l'assassinio, per mano della 'ndrangheta, di suo padre, Giuseppe Tizian, funzionario del Monte Paschi di Siena a Locri".

Il libro lo trovate a questo indirizzo.

Su Twitter è attivo un hashtag #nonlasciamolosolo che credo la dica lunga. Io, nel mio piccolo, mi compro il libro e lo farò comprare.

Anche se il voltastomaco per tutto questo schifo credo che durerà a lungo perché come Tizian ce ne sono tanti altri. 

Vergogna. 

Update: è attiva la campagna "Io mi chiamo Giovanni Tizian"

Ecco un'intervista a Giovanni Tizian. 


Il sottosegretario all'editoria Carlo Malinconico si è dimesso. E vedi un po'. Della vicenda della vacanza pagata da altri potete leggere qui. In questi giorni, però, è stato interessante vedere come (almeno fino a ieri) molti giornali italiani tra cui anche Repubblica che su questi argomenti è sempre stata, giustamente, puntuale abbiano mantenuto un profilo piuttosto basso. 

Fatto spiegabile con il ruolo di presidente della Fieg (federazione degli editori) ricoperto da Malinconico fino a prima della "chiamata" di Monti. Evidentemente De Benedetti, Caltagirone e company non volevano bastonare troppo l'amichetto di tante marachelle.

Tanto per farvi capire chi è Malinconico. Questo personaggio, durante il dibattito pubblico che si tenne a Firenze per la creazione della carta deontologica in favore dei giornalisti precari, di fronte a giornalisti sottopagati anche a 2 euro ad articolo per scrivere, magari, di camorra alla domanda "Secondo lei 50 centesimi ad articolo è dignità?" Rispose così: "Beh, bisogna vedere di che pezzo si tratta...". 

Scusatemi, quindi, se io e altre migliaia di colleghi dopo aver tremato alla sua nomina oggi festeggiamo.
Il post che ho scritto ieri su come è cambiata la nostra vita con Facebook ha "provocato" la risposta, che vi invito a leggere per intero nei commenti, di Pikadilly. Bell'intervento con un pezzo che, secondo me, è azzeccato.

"Stesso discorso vale per internet. Prima ne avevamo poco e per un tempo limitato (56k docet), adesso lo abbiamo ovunque e dovunque, ma avere il cellulare connesso 24h su 24 e postare ogni tanto qualche frase non vuol dire vivere connessi, vuol dire solo avere una connessione nel cellulare e scrivere qualche frase ogni tanto, non siamo noi ad essere connessi, è il cellulare. E' come avere un frigo, lui è freddo tutto il giorno, ma noi il freddo lo sentiamo solo quelle volte che lo apriamo".
Sull'inserto La Lettura del Corriere c'è un bel pezzo di Nathan Jurgenson sull'evoluzione della nostra percezione del tempo e della vita con l'avvento di Facebook. 

A me ha colpito particolarmente questo passaggio: 

"Oggi c’è il pericolo di acquisire un «occhio da Facebook»: il nostro cervello è sempre alla ricerca delle occasioni in cui il volatile momento dell’esperienza vissuta possa essere meglio tradotto in un post su Facebook, in un messaggio che possa attrarre il maggior numero di commenti e di gradimenti. Facebook fissa sempre il presente come un passato futuro. Con questo voglio dire che gli utenti dei social media sono sempre consapevoli che il presente è qualcosa che si può pubblicare online e che sarà consumato da altri. Siamo così presi dal pubblicare la nostra vita su Facebook da dimenticarci di viverla nel presente?

Succede anche a me, lo ammetto, ma vedo che diventa sempre più una costante nelle persone che mi circondano e in questo credo che gli smartphone abbiano un bel pezzo di responsabilità. 
Siamo davvero diventati così dipendenti dalla condivisione compulsiva della nostra vita quotidiana?
E, soprattutto, è qualcosa di cui ci dobbiamo preoccupare oppure è la naturale evoluzione di un'esistenza sempre più digitale?

Torna a vivere l'Avanti! È online e lo dirigerà Giampiero Marrazzo.

“Il mio impegno verso tutti i lettori e le lettrici - sottolinea il neo direttore - è soprattutto per dare un’altra voce a chiunque abbia la necessità di non sentirsi isolato rispetto la sua idea di sociale. Per tutti coloro che vivono sul territorio e che vedono quotidianamente notizie a cui andrebbe data la giusta attenzione e su cui far riflettere chi siede poltrone non più inamovibili, per tornare a far fare il proprio mestiere a chi era stato destituito nell’immaginario collettivo di qualsiasi rispettosità, istituzionalità e affidabilità. Ecco, per tutti questi riapre l’Avanti!”
(Agi)


Mentre Natalino Balasso sfotte lo spot del Frecciarossa di Trenitalia (tanto contestato per aver messo una famiglia di immigrati nella classe standard) anche sulla tratta ferroviaria Fr5 Civitavecchia - Roma Termini hanno il loro bel da fare.

Il Comitato dei Pendolari ha denunciato una discriminazione tra donne di diversa età (trovate qui l'intero accaduto). 

Questa la parte cruciale.
"Alle due signore adulte e mature sedute sul lato opposto del vagone, rispetto alla bella signorina, che mostravano il titolo di viaggio non timbrato perché salite anche loro a Civitavecchia (dove le obliteratrici erano rotte stessa situazione della giovane ragazza, nda), il capotreno si è dimostrato molto professionale, rigido sul regolamento ed inamovibile. Non ha concesso lo stesso trattamento della ragazza o dell'extracomunitario, infatti ha richiesto da subito i documenti (prontamente forniti dalle signore) forse per accertare se le signore veramente erano residenti a Civitavecchia e quindi vero che fossero salite lì con il problema della timbratrice fuori uso. Ma in realtà era solo per acquisire i dati da riportare sul verbale commissionato di euro 50 per mancata timbratura e mancata comunicazione immediata a lui. Neanche la proposta delle signore di scendere alla fermata successiva come fatto per lo straniero per evitare la multa e' stata concessa alle due povere sventurate".

Ecco, non dovrei perché su questo giornale ci scrivo anche se non nell'edizione oggetto del "fattaccio". Però... se non la pubblicavo non ci dormivo. L'ho detto.
Sedici blogger per sostenere Wikipedia. L'iniziativa, di cui vi avevo già parlato, è diventata realtà in questi giorni con il libro "In a Wiki Wonderland - Insieme, in aiuto a Wikipedia" antologia curata da Carolina Venturini (che ha dato vita all'iniziativa sul suo blog) che raccoglie i racconti di sedici blogger italiani tra i quali anche il sottoscritto... 

Il costo del libro è di 2 Euro per il formato ebook e di 6 Euro in formato cartaceo e, con la collaborazione di Ebook Vanilla, tutti gli incassi saranno interamente devoluti in favore di Wikipedia che, come saprete, non se la passa granché bene. 

Questi sono i nomi degli autori: Annamaria Catalano, Carolina Venturini, Damiano Celestini, Doc, Dzhyggit, Elisabetta Raviola, Emanuele Secco, Fabio Bogliotti, Graziella Carletti, Lena Ceglia, Maria Cinus, Maria D'Asaro, Mia, Sonia Petroni, Veronica Mondelli, Vele Ivy, Wiska 1953  

Il mio s'intitola Joyeux Noël è un racconto natalizio e, pensa te, si trova a pagina 25. 

Su La7 il 30 dicembre è andato in onda "Finale di partita" un riassunto fico assai del 2011 visto da Diego Bianchi aka Zoro. Pubblicato il video integrale. Non perdetevelo. 

Pensare che volevo solo cazzeggiare un po' con blogger. Nel gennaio del 2008 non sapevo minimamente cosa sarebbe diventato questo spazio. Volevo solo esercitarmi un po' con un blog, scrivere qualche minchiata (obiettivo pienamente raggiunto mi pare...) e pubblicare qualche video. 

Invece eccoci qui dopo quattro anni con Il Rompiblog che ora ha un suo dominio, tre colonne e un gruppetto di affezionati lettori che, clamorosamente, aumenta. Alla fine questo giochetto ha portato a 69.853 visite e 98.700 pagine visitate per un totale di 635 post scritti, anzi con questo 636. 

Come accennato nei saluti di fine 2011 voglio cominciare il nuovo anno con qualche novità anche per farmi perdonare l'assenza della prima parte dell'anno appena trascorso. 
È attiva, la vedete anche sulla colonna di destra, una pagina facebook del blog, in più conto a breve di modificare in parte la grafica del sito. 

Quanto ai contenuti si darà più spazio ai libri con una, se non due rubriche settimanali. 
Per il resto su queste pagine web si continuerà a parlare del mondo dell'informazione e dell'editoria, di social network, di blog, di attualità e di qualsiasi altra minchiata mi passi per la testa. 

Un piccolo spazio, se non vi dispiace, me lo lascio anche per rendervi partecipi degli appuntamenti dei miei libri o per pubblicare qualche racconto, che non guasta mai. 

Non so, lo dico sinceramente, come ringraziare tutti quelli che continuano a passare da queste parti, ai nuovi che si sono aggiunti e a chi mi ha spesso scritto via email.

Anzi lo so.

GRAZIE