Due personaggi di un certo tipo, difficili da imitare (sopratutto Gianni Riotta), che vengono magistralmente interpretati da Neri Marcoré.

Signori e signore, ecco a voi Gad Lerner e Gianni Riotta


Sono la classe dirigente del futuro: giovani, aitanti, acculturati e con quel fascino un po’ così. Sono loro: i radical chic (paraculae sinistrorum).

Cresciuti sotto l’ala della sinistra italiana e nell’humus dei collettivi (ma nemmeno tutti) oggi i Radical Chic irrompono nella sfera socio – politica con un entusiasmo girotondino provocante. Ovviamente si sono tolti di dosso l’odore di humus alquanto molesto.


Molti esemplari si possono trovare presso “La caffetteria” del Ghetto, vero e proprio, ricettacolo di scambi culturali. Fucina di talenti inespressi e porto d’attracco per gli intellettuali dei nostri tempi.


Insomma i Radical Chic sono…


Quelli che… sono al fianco dei lavoratori sempre e comunque!

Quelli che… a che ora è la manifestazione? Sette del mattino? Ehm… non si potrebbe fare un pochino più tardi…? Stasera avrei una cena al Piccadilly…

Quelli che… il mio viaggio ideale? Un tour in mezzo agli indigeni del Sud America ma purtroppo costa troppo.

Quelli che… sono andato in vacanza. Dove? Palma de Mallorca… Hotel 7 stelle… Però solo perché mi ci hanno costretto…

Quelli che… Marx aveva ragione! Tutti dovrebbero leggere il famoso libro di Marx… Quello che conoscono tutti… Il… Il Cupi… Il Capo…

Quelli che… le cose vanno risolte! Il precariato non va bene! Le pensioni sono basse! E per risolverle queste cose c’è bisogno di soluzioni… Quali? Ehm non lo so, io faccio politica, mica il risolvitore…

Quelli che… io indosso l’eskimo perché rappresenta il mio pensiero e il mio essere vicino alla classe operaia! Cazzo attento! Mi sporchi le Prada…

Quelli che… io leggo solo giornali di un certo calibro.

Quelli che… questa? Si è la Gazzetta dello Sp… cioè… tipo… mi serviva per imbiancare casa…

Quelli che… ho intrapreso una carriera nel campo della gestione dei problemi politico – logistici.

Quelli che… vabbè… si… insomma… faccio il portaborse…

Quelli che… l’onorevole Tizio? E’ un balordo, un qualunquista, un incoerente! Non voglio averci niente a che fare!

Quelli che.. pronto, Onorevole Tizio? No… la chiamavo innanzitutto per esprimerle la mia stima… e poi volevo sapere… si… insomma… per quel posto nella sua società…


Tanto per farvi comprendere come questa rubrica sia sempre in movimento ecco un classico esempio di come si esprimono i Baby Coatti di cui abbiamo parlato nella prima puntata di Antropologando. Ce lo fornisce Nanni Moretti che parla del film Tre Metri Sopra il Cielo…



Memore di un non lontano passato, nel vedere il duello (?) politico elettorale tra Walter Veltroni e Silvio Berlusconi sono riapparsi come per magia i fratelli Guzzanti.

Chi mai può dimenticare lo spettacolare Corrado Guzzanti – Veltroni? Eccolo servito!



E chi, invece, nel duello familiare ha cancellato la Sabina Guzzanti – Berlusconi?



Ecco, mettiamola così. Al posto di quelli veri forse uno di questi si poteva pure votare…


Questo è un annuncio apparso ieri nella pagina delle offerte di lavoro dell’International Herald Tribune, uno dei più venduti quotidiani del mondo. Il testo recita così:

«AAA Gruppo di cittadini Italiani cerca disperatamente politici moderatamente/poco onesti da candidare alle prossime elezioni. Stipendio estremamente competitivo (uno dei più alti al mondo) e innumerevoli "al di là dell'immaginazione" benefici inclusi. Immunità giudiziaria garantita. Una volta selezionato, il candidato potrà portarsi dietro amici e parenti a cui verranno offerte posizioni di alto livello nella pubblica amministrazione o come direttori di una televisione nazionale. Il posto di lavoro è in uno dei quartieri più esclusivi del centro di Roma (una camminata da piazza Navona). Non sono richiesti particolari talenti (anzi meglio se nessun talento). Nessun bisogno di lavorare, solo apparire a qualche talk show dove i politici non sono tenuti a rispondere alle domande, ma sono lo stesso invitati per unirsi a qualche soubrette e cantare canzoni popolari. I candidati dovrebbero contattare Lucrezia Marforio rescue.italy@gmail.com».

Ora, a parte il fatto che probabilmente nessuno di noi ha candidati da segnalare, le conclusioni che si possono si possono fare sono due:

1) chi ha fatto l’annuncio ha tanti soldi perché provate a immaginare quanto costa uno spazio sull’Herald…;

2) il fatto che tra migliaia e migliaia di annunci provenienti da tutta Europa il giornale abbia deciso di pubblicarne uno ironico (ma nemmeno tanto) sull’Italia, conferma ulteriormente in che modo venga visto il nostro paese nel resto del mondo.

Morale della favola: che amarezza.

E tanto per rispolverare un po' la memoria a chi lo ha già visto, e magari farlo vedere a chi non ne ha mai sentito parlare, ecco lo spot del 2005 della Tv Svedese in cui, prendendoci sempre i fondelli, si parla di Berlusconi.



Indipendentemente dalla simpatia che può suscitare o no, non si può certo dire che Marco Travaglio abbia peli sulla lingua. Ce ne siamo accorti mercoledì scorso durante un incontro con il noto giornalista realizzato dal laboratorio “Effetto notizia” della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università “La Sapienza”. L’intervista è stata realizzata da me, e da altri due miei colleghi: Mattia Gangi e Sara Mazzotta.

Intanto forniamo qualche indicazione sulla vita di Marco Travaglio. Travaglio è nato il 13 ottobre 1964 a Torino, dove tuttora vive. Dopo la maturità classica, ha conseguito la laurea in Storia Contemporanea presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. E’ giornalista professionista dal 1992. Ha iniziato la sua carriera di giornalista al settimanale torinese Il Nostro Tempo. Ha lavorato a Il Giornale diretto da Indro Montanelli dal 1987 al 1994, quando è passato alla Voce, diretta sempre da Montanelli. Nel 1995, alla chiusura della Voce, ha collaborato come free-lance con diversi quotidiani e settimanali, fra i quali Il Giorno, L’Indipendente, Cuore, Il Messaggero, Il Borghese, Sette-Corriere della Sera; nonché con Il Fatto di Enzo Biagi su Rai1. Nel 1998 è stato assunto a La Repubblica, dove tuttora lavora come collaboratore (sul sito repubblica.it cura la rubrica Carta Canta). Collabora anche con L’Espresso (rubrica Signornò), con Micromega, con L’Unità (dove tiene la rubrica Uliwood Party dal martedì al sabato), con Linus, con A e con Giudizio Universale, con “Annozero” di Michele Santoro. I suoi settori di specializzazione sono la cronaca giudiziaria e l’attualità politica. Inoltre, insieme a Peter Gomez e Pino Corrias, cura il blog voglioscendere.ilcannocchiale.it.


Hai mai incontrato problemi nello svolgimento del tuo lavoro?

«Tutti i giorni. E’ un lavoro difficile in cui bisogna cercare, appurare ed è logico che ci siano delle difficoltà nel portarlo a termine. Io non ho mai accettato censure, scrivo quello che devo scrivere come fa, o dovrebbe fare, ogni giornalista che si rispetti. Quando ancora non mi conoscevano sono riuscito a farmi cacciare… Ora mi conoscono e chi mi assume sa che sono così: prendere o lasciare».


Hai mai avuto dubbi sull’efficacia del tuo lavoro? C’è mai stato un momento in cui hai pensato che sarebbe stato meglio smettere perché le cose non cambiavano?

«No nella maniera più assoluta. Il nostro è un lavoro che, se fatto bene, può essere molto utile. Inoltre ogni volta che ho raccontato delle cose, in genere si sono visti dei risultati. Quando abbiamo pubblicato, con Elio Veltri, “L’odore dei soldi” il libro ha venduto circa 70.000 copie. Poi sono andato da Luttazzi a Satyricon ed è successo il finimondo. Dieci processi. Tutti vinti perché quello che c’era scritto era semplicemente vero. Anche con “Onorevoli Wanted” è accaduto qualcosa di simile. Tutti criticavano, poi Grillo lo ha ripreso con la sua battaglia. Tutti criticavano anche lui, ma intanto ora si parla di lista pulite. Quindi… E poi il ruolo del giornalista non è quello di cambiare lo cose. Il giornalista deve raccontarle e basta. Il suo dovere è raccontare fatti: ovviamente veri ed appurati. Con “L’odore dei soldi” non mi aspettavo mica di ribaltare l’Italia. Lo abbiamo scritto per metterlo a disposizione di chiunque. Poi ognuno è libero di credere quello vuole: che Berlusconi sia un santo oppure no».

Chi ha letto “La scomparsa dei fatti” può rimediare alle anomalie che denunci? Insomma come fa un cittadino normale ad informarsi in modo corretto?

«Nel resto del mondo civilizzato gli basterebbe guardare un tg o leggere un giornale. In Italia, invece, per sapere le cose si deve mettere mano al portafogli comprando libri, settimanali ecc… Io, per lavoro, leggo almeno sei giornali al giorno e conosco i giornalisti che scrivono quindi so già chi è affidabile e chi no. Mi rendo conto che la mia è una
posizione privilegiata, per un cittadino che non fa il giornalista è diverso. Anche internet non è affidabile trovi una miriade di cose alcune buone e altre sono vero pattume. Il problema è che una volta si diceva “l’ha detto la tv, l’ha detto la radio”, oggi si dice “l’ha detto internet” e secondo me è pericoloso».

Perché non lavori in un Tg?

«Perché non me lo hanno mai chiesto e non credo che ne sarei capace».


Cosa pensi dei Tg italiani?
«Sono uffici stampa e, dunque, di parte e noiosi. Mentre nella carta stampata, anche in quella peggiore come Il Giornale o Il Foglio, si trovano ancora dei giornalisti bravi che fanno bene il proprio mestiere, in tv essere bravi è un handicap. Tu sei messo lì perché sei amico di qualcuno o perché devi essere accettato dal politico di turno. Ci sono tg, vedi la Rai, che hanno direttori scelti dai partiti. Conosco persone che hanno anche 30 anni di carriera giornalistica alle spalle e oggi non fanno altro che tenere il microfono per far parlare, e in certi casi dire stronzate, ai politici senza minimamente fargli notare che stanno dicendo una stronzata».


Come lo faresti un tg?
«Come lo fanno in tutti i paesi democratici normali, a differenza dell’Italia. Parlerei dei fatti, se c’è da denunciare qualcosa va detto. Qui invece nei tg vedi servizi fatti di commenti e controcommenti. Sono i politici che danno le notizie, fanno le polemiche e non i giornalisti che pongono i problemi ai politici. Le cose importanti non vengono dette e poi per non farti addormentare ti sparano magari qualche cazzata come quella che ho visto l’altra sera con la ranocchia che sa surfare… Se voi pensate che l’unico telegiornale decente in Italia è quello di Sky e notoriamente negli altri paesi i canali di Murdoch sono considerati spazzatura, avrete un’idea sugli standard delll’informazione televisiva in Italia».


Come pensi si possa riformare l’attuale panorama televisivo?

«Basterebbe prendere a modello uno qualsiasi tra quelli presenti in tutti gli altri paesi europei o negli stati uniti. Il fatto che il Parlamento gestisca la tv pubblica è semplicemente ridicolo. Siamo l’unico paese in cui esiste una commissione di vigilanza parlamentare per controllare la tv. Ma vi rendete conto? In tutti i paesi normali è la stampa che controlla la politica, da noi è il contrario. Sarebbe come creare una commissione di galeotti per controllare l’operato della polizia. E’ assurdo».


Come si forma un giornalista oggi?

«Si forma sui libri, nelle scuole di giornalismo. Per carità non dico che la preparazione non sia adeguata ma spesso può accadere che ci siano ragazzi di 27-28 anni che sanno magari a memoria tutte le leggi, da cosa è composta la pagina di un giornale e poi non hanno mai scritto una riga. Per loro è difficile accettare di aver studiato e, una volta in redazione, di dover cominciare a studiare la “pratica”. Alla soglia dei 30 anni vorrebbero parlare di contratti e stipendi. Invece credo che una buona strada sia quella di studiare e nel frattempo lavorare. A 20 anni si accettano determinate cose. Quando arrivai a “Il Giornale” ero collaboratore, mi pagavano “a pezzo”, si cresceva secondo il Montanelli – pensiero che per i primi anni ’90 era già un po’ retrò. Vi basti pensare che scrivevamo ancora sulle macchine da scrivere mentre nelle altre redazioni c’erano già i computer… Oggi non è più così».

Recentemente Annozero, ed altri programmi, sono stati richiamati dal presidente dell’Autorità Garante per le Comunicazioni, Corrado Calabrò per i processi sommari in tv. Cosa ne pensa?

«Sinceramente non riesco ancora a capirla quella cosa. A parte il fatto che ci è arrivato preavviso di sanzione. Ma che vuol dire? I nostri legali stanno ancora cercando di capirlo… E come l’avviso di chiamata sul cellulare. Ehi guarda che l’anno prossimo ti punisco… Mah. Comunque noi siamo stati richiamati perché abbiamo parlato di cose reali come ad esempio Cuffaro, cioè di un governatore della regione condannato a 5 anni per favoreggiamento alla mafia. Secondo l’Agcom non sono stati rispettati i criteri della par condicio e del contraddittorio. Tanto per cominciare non eravamo sotto elezioni, quindi la par condicio che c’entra? Poi che contraddittorio doveva esserci? La condanna c’è, è reale. Che mettevamo uno che diceva che la condanna non esisteva? Il contraddittorio ha senso se si parla di opinioni, non di fatti. Se l’Inter vince 3-0 possiamo avere opinioni differenti sul fatto che abbia giocato bene, ma a nessuno verrebbe mai in mente di dire che l’Inter ha pareggiato… Ma in Italia è tutto totalmente diverso e non per niente i corrispondenti dei giornali esteri fanno letteralmente a pugni per venire da noi. E hanno ragione ve la immaginate che noia stare in Svizzera? Qui ce n’è di che riempire pagine su pagine…».

Ieri pomeriggio ho intervistato, insieme ad altri mie due compagni di università Mattia Gangi e Sara Mazzotta, il giornalista Marco Travaglio. Un’esperienza molto interessante e soprattutto divertente visto che il personaggio in questione oltre ad essere un ottimo giornalista è anche decisamente simpatico. Tra domani e domenica pubblicherò su “Il Rompi Blog” l’intervista integrale ma oggi voglio regalarvi un perla. Alla domanda “ci regali un ricordo di Indro Montanelli?”, suo maestro ai tempi de Il Giornale prima e de La Voce poi, Travaglio ci ha raccontato di quando (andandosene via dal Giornale) chiese a Montanelli perché fosse tanto preoccupato dell’entrata in politica di Silvio Berlusconi. Ecco Indro Montanelli gli raccontò la storia (vera) del Mausoleo funerario che Berlusconi si è fatto costruire nella villa di Arcore. Ho preferito farlo raccontare da Travaglio perché scrivendolo avrebbe perso tutta la carica comica ma vi assicuro che c’è da crepare dal ridere…

Buon divertimento.




Mettiamola così, questa settimana la Elettroimpianti Traini ha visto solo un mercoledì e… un venerdì. Il giovedì? Gio che? No entiendo…

Giornata nera che più nera non si può per la formazione di mister Spataro bersagliata senza pietà dalla sfiga nel giro di ventiquattro ore.

Tutto comincia in mattinata con l’infortunio al povero Antonio Bandinu che sul treno (con dinamiche ancora al vaglio dei Ris di Santa Severa) prende la più classica delle storte sfondandosi, però, il malleolo. Per lui gesso e chissà quando lo si potrà rivedere in campo.

Ma la sfortuna prosegue nel suo fetido gioco anche nel pomeriggio col botta e risposta tra Spataro e capitan Bianco prima convocato, poi sconvocato e poi riconvocato. Situazione a cui il giocatore ha risposto con un elegante: “ho già preso altri impegni”.

Assente pure Salvati per un problema alla spalla.

Si arriva così al match serale alla San Pio X contro Termoidraulica al quale gli elektroboys si presentano in sei: Sciannella, Celestini, Serangeli, Di Sabatino, Astolfi e Spataro.

Primo tempo decisamente equilibrato con diverse occasioni da una parte e dall’altra e con i “blue” che possono anche recriminare per un rigore non dato dal direttore di gara per un’uscita in scivolata del portiere avversario su Spataro. Niente da fare e il parziale termina sullo 0-0. Nel secondo tempo Madama Sfiga si abbatte funesta sulla E.Traini: per la squadra di Spataro solo pali e parate di culo (nel vero senso della parola) del portiere ospite. Per la Termoidraulica ogni tiro, un gol. Finisce 9-0.

Finito? Macché. Nel finale c’è spazio anche per l’infortunio di Celestini vittima di una contrattura alla coscia sinistra che ne mette a rischio la presenza nel prossimo turno. E Sciannella ha la febbre.

Alla luce di quanto riportato la redazione delle pagelle appare alquanto inutile.

Comunque lo si considerasse, antipatico, simpatico, troppo conservatore (troppo di destra) o grande penna, Indro Montanelli era e resta uno dei migliori talenti del giornalismo italiano. Checchè se ne dica. Anzi, forse uno dei pochi giornalisti di questo paese ad aver mantenuto, durante tutta la sua carriera, la cosiddetta schiena dritta.

Quella che riporto è un'intervista che ho trovato su internet realizzata da Curzio Maltese proprio a Indro Montanelli in cui si parla di Silvio Berlusconi. Leggetela perché ne vale la pena.

MALTESE: Caro direttore, che effetto ti fa leggere ora su tutti i giornali liberali d'Europa le stesse cose che sostieni da anni su Berlusconi?

MONTANELLI: «Non è certo una sorpresa. Se uno fa il giornalista, da destra o da sinistra, da sopra o da sotto, sul nostro Berlusconi arriva a quelle conseguenze. La differenza è che i colleghi stranieri parlano anche nel nome di un mondo, di una borghesia illuminata, di un capitalismo democratico che guarda al berlusconismo con giustificata diffidenza. Mentre noi in Italia siamo quattro gatti e parliamo fra noi».

L'avvocato Agnelli, che dovrebbe essere il simbolo di quel capitalismo democratico, ha finito per prendere le parti di Berlusconi, in nome di uno strano patriottismo. Dice che non siamo una repubblica delle banane.....

«.....La sortita di Agnelli mi ha sorpreso. Lui dovrebbe sapere, per la storia di famiglia, che cosa significa mettere il paese nelle mani di un capoccia».

Sei stato accusato di aver scritto per risentimento personale nei confronti di Berlusconi, dopo la vicenda del «Giornale».

«Ma io non ho nessun risentimento, alla mia età poi. M'incazzo soltanto quando Berlusconi mente sui nostri rapporti. Lui vorrebbe nientemeno far credere alla gente che mentre io dirigevo il "Giornale" cospiravo per dirigerne un altro. Pensa che invenzioni pur di non ammettere la banale verità. Mi ha fatto fuori perché non ero il tipo da dirigere un giornale di partito, tanto più ch'ero fortemente contrario alla sua discesa in campo e glielo avevo detto a chiare lettere».....

Con «La Voce», omaggio a Prezzolini, sei andato alla ricerca di una borghesia moderata, di una destra liberale, ma non l'hai trovata.

«Calcolavo di portarmi dietro i tre quarti dei lettori del «Giornale». Ma quei tre quarti erano molto più a destra di me. Sono stato un simbolo dell'anticomunismo, mi chiamavano il fascista. Ma il mio anticomunismo era liberale. Il loro era ed è fascismo mascherato».

Parliamo di questo anticomunismo in morte del comunismo.....

«.....Riflette l'immensa vigliaccheria e l'opportunismo della borghesia italiana. Quando il pericolo comunista c'era ed era forte, fino agli anni Settanta, la nostra borghesia cercava il compromesso. Poi, a muri crollati, si sono scoperti ferocemente anticomunisti. E ci credono pure. Ricevo decine di lettere di persone anche colte, medici, ingegneri, che sono convinti di aver vissuto in questi anni in un regime di «rossi». Quando se c'è stato nella storia un antiregime, questo è stato proprio il governo dell'Ulivo..... Hanno fatto poco, perché avevano una maggioranza ristretta e litigiosa. Ma quel poco era di qualità. Non hanno rubato, non hanno alzato la voce, hanno provato a riformare questo paese allergico alle riforme..... Come si fa a capovolgere una verità così solare? La verità è che questo anticomunismo è una scusa per agitare il manganello».

Si torna all'impossibilità di essere normali della destra italiana. Vittorio Foa sostiene che il fascismo non ha distrutto la sinistra, che ha resistito al Ventennio, ma ha spazzato per sempre la possibilità di una destra democratica, europea. Tu sembri ancora più pessimista.

«Sì, gli italiani non sanno andare a destra senza manganello. Non amano la destra seria e non l'hanno mai amata, prima e dopo il fascismo. Pensa alla grande destra risorgimentale, ai Sella, agli Spaventa..... E pensa alla parabola di De Gasperi. No, la destra liberale in Italia è stata sempre impopolare, una minoranza odiata e derisa. Gli andava bene Mussolini e gli va bene Berlusconi. Che cos'hanno Berlusconi e i suoi alleati in comune con la destra liberale, legalitaria? Nulla..... La destra è incompatibile con il «parabolismo», la ciarlataneria e Berlusconi è un parabolano, un grande ciarlatano..... La capacità di menzogna di Berlusconi è quasi commovente. Perché il primo a credere alle sue menzogne è lui...».

Sei convinto che prima o poi gli italiani se ne accorgeranno?

«Sì, ma devono andare a sbattere. Ci libereremo di Berlusconi come del vaiolo, con il vaccino. E l'unico vaccino è che provi a governare..... Parliamoci chiaro, la maggioranza degli italiani quest'uomo lo vuole e non da oggi, dal giorno della discesa in campo. Se non è andato al potere è stato soltanto perché la Lega è andata per conto suo. Certo, negli ultimi tempi ha detto cose terribili..... Berlusconi andrà al potere e gli italiani capiranno finalmente..... Se vince di poco, dura pochissimo. Altrimenti chissà. Gli italiani ci mettono un po' a capire. Ma è vero che per fare un regime bisogna avere le capacità, cooptare una classe dirigente. Mussolini l'ha fatto, dopo gli anni dello squadrismo. Berlusconi non so se lo farà. Vedi, c'è una differenza. Mussolini in fondo odiava i fascisti, li usava ma li disprezzava e ne diffidava. A fare il governo ha chiamato il liberali, i nazionalisti e qualche ex compagno. Berlusconi invece ama i berluscones, perché lo adorano..... Gli unici uomini di qualità che ha avuto intorno sono Confalonieri e Gianni Letta. Gli altri sono soltanto servi e killer».

Questa assenza di progetto e di programma, puntando tutte le carte su un uomo solo e sui primi mitici «cento giorni», non è assurdo per una grande potenza che dovrebbe pensare al futuro?

«Ma gli italiani al futuro non credono e nemmeno al resto..... Vogliono il «ghepensimi» per non pensarci loro, ma è un'illusione. Una scelta che condanna l'Italia a un grande discredito internazionale... All'estero si preparano a trattare l'eventuale governo berlusconiano come un'anatra zoppa..... Berlusconi non ha altre scelte, non le ha mai avute, o vince o perde tutto. Fa il suo mestiere. Ma agli italiani costerà seguirlo nell'avventura».


Nel calcio, come nella vita, per cambiare le cose basta un nulla. Un secondo. Un soffio. Un attimo prima sei un allenatore volenteroso. Un attimo dopo ti scopri attaccante, segni due gol che fanno vincere la tua squadra e diventi un idolo. Questa è la storia di Mister Spataro che da ieri è diventato il nuovo idolo dei Rangers Empolesi dopo aver purgato due volte la Roma propiziando la rimonta (e la conseguente vittoria) toscana per 3-2.

Primo tempo decisamente freddo, sia per la temperatura non proprio primaverile, sia per l’approccio delle due formazioni inizialmente un po’ (troppo) timide. Qualche spunto da entrambe le parti ma è la Roma a passare in vantaggio con una bella azione del numero 7 sulla destra concretizzata con un tiro di punta. C’è bisogno di una scossa ed arriva da Celestini che, dopo aver capito che l’agilità non è proprio la qualità migliore del portiere giallorosso, fa partire dalla trequarti la “sargamella” tanto cara a Costantini e insacca. Il primo tempo si conclude sull’1-1 anche grazie a delle splendide parate del rientrante Sciannella in casa Empoli.

La ripresa inizia davvero maluccio per i “blue” che dopo neanche un minuto di gioco riescono a portarsi nuovamente in vantaggio. Ma l’Empoli non si scompone e ricomincia a macinare gioco pressando alto gli avversari. Soluzione azzeccata che propizia diverse occasioni (Celestini, Salvati, Ragoni) tutte opportunamente fallite un po’ per demerito toscano, un po’ per il nutrito dosaggio gluteare del portiere della Roma. Ma proprio quando tutto lascia presagire all’ennesimo ko sale in cattedra lui. L’uno e trino. Mister Spataro ruba due palle consecutivamente e battendo altrettante volte l’estremo difensore del Colosseo per un 3-2 che fa esplodere la curva nord dell’Olimpico. Il finale di partita è una classica (quanto poco onorevole) melina dell’Empoli.

Al fischio finale esplode la gioia empolese per la prima vittoria della serie A. Gli onori e i microfoni sono tutti per il “man of the match”: Spataro. “Sono contento per questa vittoria – ha detto ansimando (per la fatica…) l’attaccante-allenatore-presidente – dovevo prendere le redini della squadra e l’ho fatto. E’ il mio dovere”.

Risposta che ha mandato in visibilio i fans di tutto il mondo. In Giappone hanno già annunciato l’uscita di un videogame dal titolo “Spatogol e la Compagnia della Chiesetta”…

Nel finale cori e applausi degli ultrà in direzione di Cardaccio, infortunatosi al ginocchio.

LE PAGELLE

Sciannella 7,5: dopo tre mesi dall’infortunio ci si attendeva una prestazione almeno nella sufficienza ed invece il portierone si è superato salvando in più di un’occasione il risultato. Lazzaro.
Bianco 6,5: una prestazione meno convincente delle precedenti partite. Il capitano è apparso un po’ confuso ma quando c’è stato da difendere il risultato non ha lesinato interventi provvidenziali. Intenerito.
Ragoni 6,5: prima uscita stagionale nell’Empoli e per poco l’esterno non ci rimette una caviglia. Gioca generoso e dimostra di aver preso a cuore le sorti della squadra. Novizio.
Di Sabatino 6,5:
tanti chilometri in lungo e in largo per il campo e ottimi spunti in attacco che purtroppo non trovano la via del gol. Lambretta.
Salvati 7: che difensore. Nonostante fosse reduce dalla settimana bianca Salvati ha saputo riprendere subito i ritmi di gioco sorreggendo la difesa. Interessante il duello con il “mini-me” della Roma… Martello.
Celestini 7: decisamente confuso nella prima parte del primo tempo, ma dopo il gol si riprende. Buoni spunti in avanti e bella prestazione al centro della difesa quando sostituisce Salvati ed è il principale protagonista della anti-sportiva melina. Ammazzafairplay.
Tomassini 6,5: come sempre in attacco piglia un sacco di calci e forse per la nottata fredda non riesce ad esprimersi come vorrebbe. Anche il suo apporto è comunque importante ai fini dei tre punti. Pungiball.
Spataro 8:
che dire… due gol, uno del pareggio e uno per la vittoria. In attacco è una spina nel fianco per la difesa giallorossa. Corre, segna, inventa e sprona la squadra da vero leader. Harlo Magno.


Serata commovente quella che, alle 21, vedrà scendere in campo l’Empoli contro la Roma alla Chiesetta. Tra i pali toscani, infatti, torna dopo tre mesi di assenza il portiere Fabio Sciannella.
Felice il presidente – allenatore – attaccante Spataro. “Finalmente Sciannella torna in campo. Era tanto che lo aspettavamo. Avere una presenza sicura in porta è fondamentale per noi. Adesso speriamo che non faccia la fine di Ronaldo…”. Sibillina la risposta del portiere. “Potete portarmi un grattacacio? Ho un prurito…”.

In campo anche un nuovo acquisto. Elia Ragone proveniente dall’Atletico Civitavecchia. Ancora Spataro. “Ho grandi progetti per la squadra – ha detto – nel giro di sei anni la porterò a vincere il mondiale per club!!!”.

Obiettivo vincere, vincere, vincere con Celestini che, dopo la vittoria della Juve, ha detto. “La Roma? Stasera li purgo anche io!!!”.
A proposito di purgare. Almeno nella vera serie A l’Empoli ha vinto al San Paolo contro il Napoli… “Maremma Majalaaaaaaaaaa”.

JUVENTUS - ROMA = 1 - 0 (Rete di Alessandro Del Piero)






E DOMANI SERA, ORE 21 ALLA CHIESETTA, L'EMPOLI SCENDERA' IN CAMPO PROPRIO CONTRO LA ROMA. CELESTINI ANNUNCIA: "PRONTO A PURGARE SU PUNIZIONE...".



Secondo voi una squadra che vince a stento, può permettersi di presentarsi in campo senza portiere? Sicuramente la maggioranza di voi avrà seguito la logica e detto “No”. Bravi. Allora andatelo a dire alla Elettroimpianti Traini che martedì sera ha gettato in malora una partita che si poteva vincere tranquillamente.

Nella prima giornata dei play out alla San Pio X gli elektroboys di mister Spataro hanno perso per 9-6 contro la 4 Sys al termine di un incontro comunque equilibrato nonostante il forfait non annunciato del portiere Costantini. Una volta accertata l’assenza dell’estremo difensore e scelta una calendarizzazione dei giocatori da mandare tra i pali tramite opportuna e disciplinata procedura (da me a tizio se butteranno giù…) ha inizio l’incontro.

Nonostante l’assenza dell’estremo difensore la Elettroimpianti Traini ha saputo tener testa agli avversari agganciando in più di un’occasione il pareggio e fallendo (complica la classica sfiga degli elektroboys) l’opportunità di portarsi in vantaggio sul 6-5 con una traversa su pallonetto di Bandinu nel secondo tempo. La 4 Sys ha chiuso l’incontro con un paio di contropiedi approfittando dello sbilanciamento avversario causato dall’arrembaggio finale.

Non proprio soddisfatto a fine partita il tecnico Spataro (foto): “Abbiamo giocato bene però porca @#]*%&!!! Di quella $%&/)(“$?^, che faceva i $%££ç°è@#[]!!!!!!”.

Al fischio finale segnali di raffreddamento tra Celestini (tornano al gol con una doppietta) e i tifosi che hanno intonato “Bentornato Bomber!”.

LE PAGELLE

Spataro 6,5: come sempre gestisce bene la squadra sia dentro che fuori dal campo. Non proprio incisivo in avanti dove spesso toglie il piede durante i contrasti. Carla Fracci.
Celestini 7:
mancava dalla sezione “marcatori” ormai da settimane e per fortuna è tornato a gonfiare le reti avversarie. Una buona doppietta con il primo gol che è valso il momentaneo 3-3. Figliuol prodigo.
Petrarolo 6,5: ottima prestazione in difesa quando gioca all’esterno, va anche a segno ma perde totalmente il controllo quando si ritrova al centro delle difesa. Emotivo.
Bandinu 7:
l’azione del pallonetto e della traversa avrebbe meritato maggiore fortuna ma il mancino elektrico si dimostra sempre determinante. Cecchino.
Di Sabatino 6,5: lavoro di sacrificio per lui, costretto in più di un’occasione a ripiegare in copertura tralasciando le propensioni offensive. Operaio.
Astolfi 7-: prova frizzante con l’attaccante che mette un po’ di vivacità nella manovra d’attacco della E. Traini. I primi tre gol sono frutto di altrettanti suoi assist. Il – è per qualche dimenticanza in fase di copertura. Sprite.
Costantini s.v.: doveva venire. Non lo ha fatto. BUUUUUUUU.

Ancora una sconfitta di misura per l’Empoli. Dopo l’1-0 subito dal Chievo, ieri sera i toscani sono caduti vittime del Napoli per 2-1. Una vittoria gettata letteralmente alle ortiche negli ultimi cinque minuti di gioco. Tanto per cominciare va detto che la formazione di mister Spataro non ha demeritato, sciorinando un gioco pimpante e creando diverse occasioni da gol. E dopo circa 180 tiri in porta a metà del secondo tempo arriva la rete del momentaneo vantaggio dei blue.

A segnarla proprio il mister – attaccante – presidente Spataro bravo a insaccare sul secondo palo un assist al bacio di un Astolfi ispirato. Purtroppo, però, l’Empoli non riesce a mantenere il risultato nonostante la difesa arcigna di Serangeli e le parate di Trinetti. Due gol in 2 miniti ed il sogno svanisce. Vacca maiala.

A fine partita umori contrastanti negli spogliatoi. “Almeno oggi abbiamo perso dignitosamente e brucia di meno” ha detto qualcuno. Secca la risposta di un tifoso “sarà ma a me li cojoni me girino uguale”.

LE PAGELLE

Serangeli 7: ottima prestazione difensiva per il centrale empolese che chiude in più di un’occasione gli spazi agli attaccanti avversati. Muretto.
Spataro 7: il gol del momentaneo vantaggio merita da solo il voto. Già segniamo poco, chi lo fa merita un bel voto… Cinico.
Bianco 6,5: valido supporto sulla fascia ogni tanto pecca nelle entrate perdendo qualche contrasto. Nel complesso, comunque, una prestazione generosa per il capitano. Onlus.
Astolfi 6,5: in avanti tiene occupata la retroguardia partenopea e velocizza le azioni d’attacco. Qualche tacco di troppo ma l’azione e l’assist sul gol di Spataro sono da applausi. Brio.
Celestini 6: tre nitide occasioni da rete ma niente. Il bomber non segna più ed è crisi sempre più nera. Buona la prova in difesa e un paio di tunnel umilianti agli avversari. Cartuccia a salve.
Costantini 6,5: quando entra in campo mette tranquillità con consigli e interventi provvidenziali sulla fascia. Buddha.
Tomassini 6: rispetto alle scorse settimana appare un po’ troppo piantato sulle gambe. In compenso però si sacrifica in avanti e prende tante botte. Martire.
Trinetti 7: tutta un’altra prestazione rispetto al match di andata col Napoli. Questa volta l’estremo difensore ha chiuso lo specchio per tutto l’incontro. Incolpevole sui gol. Persiana.

CLASSIFICA PRIMA FASE SAN PIO

Autostrade del Mare 45
Casa del Gelato 42
Civitacarta 30
Incredibili 22
Termoidraulica 21
Elettroimpianti Traini 21
Francia 19
Ingroservice 13
Ccms 0

CLASSIFICA SERIE A

Chievo 9
Sampdoria 9
Napoli 6
Juventus 6
Inter 1
Roma 1
Empoli 0
Torino 0

TORNEO SAN PIO X CALENDARIO PLAY OUT

Elettroimpianti Traini – 4 Sys 12/02 ore 22
Francia – E. Traini 21/02 ore 21
2000 Dinamo – E. Traini 27/02 ore 20
Termoidraulica – E. Traini 05/03 ore 21
Tana Der Bozz – E. Traini 12/03 ore 21
Cosepo – E. Traini 18/03 ore 22
E. Traini – Pacos 25/03 ore 22

Tre match in quattro giorni. Ritmi da Champions per l’Empoli che in questa settimana si ritroverà ad affrontare ben tre incontri. Si comincia questa sera alle 21 alla Chiesetta – San Paolo con gli uomini di mister Spataro che scenderanno nella bolgia partenopea contro il Napoli. All’andata finì tanto a poco per gli scugnizzi in cui milita il “traditore – Bandinu” e dunque in casa toscana vige l’obbligo della vendetta – tremenda – vendetta. Il tecnico Spataro è stato categorico: “Voglio almeno 6 punti in queste tre partite… Maremma pungolata da hatene!”.

E domani si torna in campo con la prima giornata dei play out alla San Pio X che vedrà la Elettroimpianti Traini opposta (ore 22) alla 4SYS che alla Chiesetta altri non è che il Chievo, vittorioso contro l’Empoli per 1-0. Dunque anche in questo caso il successo è alla portata, visto che nella classifica della prima fase i “blue” hanno chiuso quinti, ad un solo punto dalla zona play off.

Conclusione, infine, giovedì (ore 21) alla Chiesetta con la sfida attesa da molti sugli spalti empolesi visto che il team avversario sarà la Sampdoria (alias Pacos, alias maglia biancoverde, alias gli stronzi…).

Grandi speranze, dunque, tra i tifosi dell’Empoli memori della vittoria della scorsa settimana alla San Pio ai danni della Termoidraulica. Un 5-4 frutto di cinismo e precisione se si considera che gli Elektroboys erano senza portiere. Tra i marcatori grande tripletta di Bandinu e gol di Serangeli e Cardaccio.

PAGELLE


Spataro 6,5: entra poco in campo ma cerca costantemente la via del gol purtroppo per lui senza precisione. In panchina invece gestisce la squadra che è una bellezza. Mazzone.
Serangeli 7: gol di classe che pareggia i conti e dà il “la” alla cavalcata elektrica. In difesa è sempre presente e non lesina “sortite” in avanti giocando di fioretto. Montano.
Bandinu 8: al grido di uè uè l’esterno sinistro inventa tre gol tutti di pregevole fattura e piazza anche il gol vittoria. Insaziabile.
Cardaccio 7: gioca in velocità e fornisce sempre un po’ di fantasia all’azione offensiva della Elettroimpianti Traini. Harry Potter.
Celestini 6 -: non è la sua giornata e si vede. In attacco è un disastro, mentre in difesa se la cava un po’ di più. L’unico modo per farsi notare è andare in porta e salvare il risultato con due parate degne di nota. Ma i tifosi lamentano: dov’è il bomber di una volta? Desaparecido.
Tomassini 6,5: utilissimo sia in attacco che in panchina in veste di allenatore aggiunto quando mister Spataro si avventura nell’incontro. Lotta e suda con la squadra. Tattico.
Di Sabatino 6,5: si muove tantissimo e quando serve si sacrifica anche in copertura. In fase realizzativa pecca un po’ troppo di imprecisione ma la prestazione è ampiamente sufficiente. Motorino.

L’autore de “Il Rompiblog” si scusa formalmente con i lettori per la scarsa attività delle ultime settimane. Recupererò in questi giorni anche con Antropologando…

IL TESTAMENTO DI TITO


"Non avrai altro Dio all'infuori di me,

spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.

Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.

Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano.
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:

ma forse era stanco, forse troppo occupato,
e non ascoltò il mio dolore.
Ma forse era stanco, forse troppo lontano,
davvero lo nominai invano.

Onora il padre, onora la madre
e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone:

quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.
Quanto a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.

Ricorda di santificare le feste.
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni

senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

Il quinto dice non devi rubare
e forse io l'ho rispettato
vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie
di quelli che avevan rubato:

ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.

Non commettere atti che non siano puri
cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami
così sarai uomo di fede:

Poi la voglia svanisce e il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore:
ma non ho creato dolore.

Il settimo dice non ammazzare
se del cielo vuoi essere degno.
Guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno:

guardate la fine di quel nazzareno
e un ladro non muore di meno.
Guardate la fine di quel nazzareno
e un ladro non muore di meno.

Non dire falsa testimonianza
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino,
e scordano sempre il perdono:

ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.

Non desiderare la roba degli altri
non desiderarne la sposa.
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:

nei letti degli altri già caldi d'amore
non ho provato dolore.
L'invidia di ieri non è già finita:
stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:

io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore".