Sciopera tu, che mi viene da ridere

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Oggi il pacco dei giornali che prendo era praticamente la metà. Ieri c'è stato sciopero dei poligrafici che aderiscono a Cgil, Cisl e Uil. Dunque molti quotidiani non sono andati in stampa. Quelli centrodestra sì, ma non è una novità perché lo hanno sempre fatto. 

Il Manifesto ed Europa invece... pure ma hanno fornito (almeno il Manifesto) le loro motivazioni. Ora, Ciro Pellegrino fa una riflessione che consente in parte di comprendere anche a chi non lavora nel mondo del giornalismo quale sia la situazione attuale incastrata tra la tecnologia che avanza e mangia, spesso, posti di lavoro. 

"Cosa fanno i poligrafici? Un lavoro determinante: disegnano le pagine, inseriscono le infografiche (le foto nei sistemi editoriali ormai le "mettono" i giornalisti, cosa che qualche anno fa fece gridare allo scandalo) e si occupano dell'impaginazione. Si dice spesso che se scioperano i giornalisti si può sopperire, se lo fanno i grafici, no.
Non è una bugia: nel caso di astensione dei giornalisti spesso alcuni quotidiani escono ugualmente. Non ne farei però una questione politica: due contratti differenti, differenti esigenze sindacali.
Per molti è stato strano, oggi, vedere che per una mobilitazione legata alla mancata produzione dell'edizione cartacea dei quotidiani, non ci fossero nemmeno le versioni per tablet o i pdf.
Questo forse perché molti non sanno qual è il ruolo del lavoratore poligrafico in una azienda editoriale. Per far uscire i giornali sarebbe stato necessario o usare un lavoratore  non aderente allo sciopero o usare un giornalista bravo in queste faccende di impaginazione (ce ne sono, tanti. Io per esempio da deskista ho dovuto imparare anche a fare il grafico anche se non ho mai usato questa capacità per boicottare uno sciopero)".

Ecco, i giornalisti devono scioperare? Questo è un interrogativo che anima dibattiti, vi assicuro, che si perdono nella notte dei tempi. I giornalisti quando scioperano lo fanno per questioni che riguardano i loro contratti, la loro situazione lavorativa, ecc... D'altronde sono lavoratori come tutti. Sugli scioperi generali, invece, c'è sempre stata la presa di posizione politica oppure il pararsi dietro lo sciopero dei poligrafici. 
Bene, io la penso così: facciamo un lavoro che ci impone di raccontare il mondo che ci circonda e quindi anche gli stati d'animo delle persone che si oppongono ad una manovra che giudicano ingiusta. Chi protesta lo fa per far sentire la propria voce e il megafono siamo anche noi: quotidiani, radio, tv, siti. 
Parlare di uno sciopero generale 24 se non addirittura 48 ore dopo va a danno, a mio avviso, di chi scendendo in strada dice "No" perché si perde la parte emozionale, quella del momento, che caratterizza la manifestazione collettiva di un dissenso.  Arrivarci dopo, con l'analisi è utile comunque, ma non basta.



martedì 13 dicembre 2011


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