Good night, Mike, and good luck

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C'ho pensato tutto il pomeriggio, rimuginando sullo scrivere o meno qualcosa su Mike Bongiorno, combattuto tra la tentazione di rendere omaggio ad un personaggio di questo livello col silenzio oppure descrivendo un ricordo, rischiando magari di sembrare meno "fico" e adeguarmi alla marea di parole che ognuno spende.


Poi mi è venuta in mente mia nonna. Perché per me Mike Bongiorno ha rappresentato anche questo: il sottofondo dei racconti della guerra, di come "era difficile prima" e di quando "ci riunivamo tutti davanti al televisore perché c'era Rischiatutto". Oppure dei miei adolescenziali pranzi passati in casa delle nonne ad indovinare la frase alla "Ruota della Fortuna".


Così ti capita di fermarti e capire che esistono personaggi, dello spettacolo, dello sport, della storia che anche se non esplicitamente presenti nella tua vita, hanno avuto un peso. Hanno rappresentato delle piccole sicurezze. Il 25 dicembre è Natale, l'Italia ha la forma dello Stivale, dopo il sabato viene sempre la domenica e in tv c'è Mike Bongiorno.


Questi sono pensieri che arrivano nella tua testa solo quando queste persone se ne vanno e lì capisci che in fondo in fondo gli volevi bene a quell'ottantacinquenne che ogni tanto vedevi fare il dj negli spot con Fiorello. E il pensiero che dopo la deportazione nazista, dopo incidenti sulla neve e semiassideramenti al Polo sia stato un infarto beffardo e silenzioso a colpirlo, vigliacco, nel sonno toglie un po' di allegria nella vita di tutti i giorni.

martedì 8 settembre 2009


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