Facebook, ergo sum (?)

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2 Comments
Sull'inserto La Lettura del Corriere c'è un bel pezzo di Nathan Jurgenson sull'evoluzione della nostra percezione del tempo e della vita con l'avvento di Facebook. 

A me ha colpito particolarmente questo passaggio: 

"Oggi c’è il pericolo di acquisire un «occhio da Facebook»: il nostro cervello è sempre alla ricerca delle occasioni in cui il volatile momento dell’esperienza vissuta possa essere meglio tradotto in un post su Facebook, in un messaggio che possa attrarre il maggior numero di commenti e di gradimenti. Facebook fissa sempre il presente come un passato futuro. Con questo voglio dire che gli utenti dei social media sono sempre consapevoli che il presente è qualcosa che si può pubblicare online e che sarà consumato da altri. Siamo così presi dal pubblicare la nostra vita su Facebook da dimenticarci di viverla nel presente?

Succede anche a me, lo ammetto, ma vedo che diventa sempre più una costante nelle persone che mi circondano e in questo credo che gli smartphone abbiano un bel pezzo di responsabilità. 
Siamo davvero diventati così dipendenti dalla condivisione compulsiva della nostra vita quotidiana?
E, soprattutto, è qualcosa di cui ci dobbiamo preoccupare oppure è la naturale evoluzione di un'esistenza sempre più digitale?
lunedì 9 gennaio 2012


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2 commenti:

Unknown ha detto...

Secondo me nì. Nel senso che molti non si rendono effettivamente conto di quanto può essere poco interessante sapere cosa mangiano o dove sono, a meno che non lo scrivano in maniera ironica o divertente, dimostrando così di pensare anche a chi legge, ad intrattenere il "pubblico", non solo a dare una semplice quanto inutile informazione.
Quindi queste persone postano ad oltranza convinte di usare il social nel presunto modo giusto, in realtà stanno solo facendo una cronaca sciapa di una vita che sembra ancora più sciapa: rincorrono i like, i commenti, i feedback come una sorta di benedizione.

Poi ci sono quelli come noi che, a conti fatti, cioè se ci mettiamo lì con le dita a sommare i minuti passati a scrivere su Facebook, Twitter e bla bla bla, non arrivano ad una-due ore al giorno (per me sicuro perché con 'sta roba ci lavoro). E il giorno da svegli dura circa quindici-sedici ore, sicché abbiamo tempo per vivere e per "cinguettare" le parti salienti o lanciare riflessioni sui social. ;)

Il punto è che prima i social non esistevano, non era tutto così istantaneo, diciamo anche così visibile, osservabile a qualsiasi ora in pochi attimi, adesso invece è tutto più a portata di secondo.

Un esempio simile lo abbiamo con le grandi tragedie. Le persone credono che ultimamente ci siano più terremoti, più alluvioni, più conflitti. In verità terremoti, alluvioni, conflitti (ecc. ecc.) sono più o meno gli stessi di prima, è solo cambiato il modo con cui veniamo informati, o meglio, il tempo che passa dal fatto ad arrivare alle orecchie del pubblico.

Prima non c'era questo bombardamento di notizie, si aspettavano le otto di sera per il tg o il giornale della mattina seguente, nessuno skytg24 o internet, niente notizie a manetta. Le persone erano meno a contatto con queste tragedie, adesso le vivono, le sentono vicino perché vicina è l'informazione e quindi hanno l'impressione che adesso avvengano più tragedie di prima.

Stesso discorso vale per internet. Prima ne avevamo poco e per un tempo limitato (56k docet), adesso lo abbiamo ovunque e dovunque, ma avere il cellulare connesso 24h su 24 e postare ogni tanto qualche frase non vuol dire vivere connessi, vuol dire solo avere una connessione nel cellulare e scrivere qualche frase ogni tanto, non siamo noi ad essere connessi, è il cellulare. E' come avere un frigo, lui è freddo tutto il giorno, ma noi il freddo lo sentiamo solo quelle volte che lo apriamo.

Secondo me non viviamo online, semplicemente abbiamo integrato internet nella nostra vita e dobbiamo renderci conto che ormai non è più un luogo per passare il tempo la sera o un mondo a sé, ma è parte attivo della nostra quotidianità. Di tutti, anche di quelli che non hanno un pc a casa.

Se ne può fare a meno? Certo, anche del frigo se ne può fare a meno, ma scommetto che nessuno si chiede se il frigorifero ci congelerà tutti. :D


Scusa il papiro. ;)

Damiano Celestini ha detto...

Nessun "papiro" anzi bell'intervento. E poi se mi paragoni uno smartphone ad un frigo sei un genio :D