Visto che tanto sul resto degli organi di informazione non si riesce a sapere, e vedere, nulla sul V2Day mi sono andato a cercare alcuni filmati e ve li propongo.

Marco Travaglio al V2Day



Beppe Grillo




E chiudiamo con una sana vignetta di Vauro

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.


Antonio Gramsci


BUON 25 APRILE A TUTTI.


La satira non risparmia nessuno nemmeno gli Stati Uniti con un classico della tv, Happy Days, che Crozza ha trasformato in... Kazzy Days. Una scenetta esilarante sulla recessione americana che gira gira toccherà pure a noi...


Non sono passati nemmeno quattro giorni dal suo ritorno al Governo e Silvio Berlusconi sfoggia subito la prima gaffe internazionale. Dopo le corna e l’invito a fare il Kapo nazista ad un europarlamentare, ieri il Cavaliere ne ha combinata un’altra. Alla conferenza stampa in Sardegna con il suo amicone Putin, ad una domanda al premier russo di una giornalista sul suo papabile divorzio lui ha mimato una mitragliata.


Gesto di sicura classe e delicatezza se si pensa che in Russia i giornalisti non li oscurano (come fa lui). Li ammazzano. Una trovata che ha resuscitato (udite udite) addirittura la Fnsi che ha definito il gesto “imbarazzante”.


"Silvio Berlusconi - si legge nella nota della Fnsi - ha liberato la sua ennesima battuta, battute che a volte fanno ridere e a volte sono meno divertenti. Malgrado la sua ironia non riesce infatti sempre a comunicare a tutti che questo è il suo modo di fare e che vuole essere sottile. Tuttavia a volte le battute possono essere imbarazzanti se si considera che in Russia negli ultimi dieci anni sono morti più di 200 giornalisti e che non si sono mai trovati gli assassini".


Tanto che importa: domani non se lo ricorda più nessuno o, al massimo, lo smentisce...


Il P.d.L. vince le elezioni


D mensione vignette


Dalla Rai mancava da diverso tempo. Da quando, cioè l’aveva definita una “cloaca”. Invece ieri sera ad Annozero lo abbiamo rivisto: Filippo Facci. Si, proprio il giornalista (?) de il Giornale o comunque della scuderia Berlusconi.


Una volontà di Santoro dettata forse dal fatto che con il Pdl (forza politica notoriamente a salvaguardia della libertà di stampa) al governo probabilmente lui e Travaglio dovranno cominciare a trovarsi un altro lavoro…


Comunque Facci anche ieri ha sfornato delle interessanti perle di saggezza politico – civile stando sempre attento, però, a non scompigliarsi i capelli non sia mai che la gente lo scambi per un giornalista anziché per un modello di una tinta della Garnier… Già perché, diciamocelo francamente, Facci sta al giornalismo come Spongebob ad una risoluzione dell’Onu.


Tra le tante castronerie/difese pro Berlusconi pronunciate ieri c’è stata quella su Vittorio Mangano. Tutto è nato da una semplice, per quanto logica, affermazione di Marco Travaglio: “se un qualsiasi altro candidato premier in qualsiasi altro paese avesse detto di considerare un eroe un mafioso pluricondannato all’ergastolo, ora probabilmente sarebbe già a casa. Invece in Italia, dove l’informazione è in mano e chi spara queste cose, tutto resta com’è”.


E Facci, tutto risentito e con l’espressione da poeta maledetto: “dobbiamo ridimensionare questa cosa. Berlusconi ha detto che Mangano è stato un mafioso, ma che per tutto il periodo degli interrogatori in cui cercavano per forza di fargli fare il suo nome, lui non l’ha fatto. Se Mangano salvasse mia figlia da un incidente stradale, per me sarebbe pur sempre un mafioso ma a mio modo anche un eroe in quel momento”.


Sul fatto che Mangano avesse fatto per due anni lo stalliere nella villa di Berlusconi: niente.


Diceva Totò: ma ci Facci il piacere...




Elezioni 2008: i cittadini consegnano nuovamente l’Italia nelle mani di Silvio Berlusconi. Lo fanno anche con una bella percentuale visto che il centrodestra di aggiudica la Camera dei Deputati con il 46,81% (340 seggi) contro il 37,54% del Pd (239) e anche il Senato con il 47,32% (168) contro il 38,01% (130) del Pd. Una vittoria netta che garantisce alla coalizione del Popolo delle Libertà ampi numeri per governare con stabilità. Tutto grazie agli elettori, ovviamente, ma soprattutto alla Lega Nord che con l’8,3% alla Camera e l’8,06% al Senato, di fatto (basta fare due conti), consente a Berlusconi e soci di gestire le sorti italiane.

Ma il lato più divertente di tutta la situazione sono i nomi di chi sicuramente entrerà in Parlamento. Non tutti i nomi sono già certi visto che molti politici erano in liste di diverse regioni ma qualcuno certo già c’è e c’è di che stare tranquilli…

Nel Pdl si vede l'ex vicedirettore di Libero Renato Farina insieme alla rossa (di capelli s’intende) Michela Vittoria Brambilla e all'ex capo della Croce Rossa Maurizio Scelli. E si prosegue con fior fiori di politici del calibro di Giuseppe Ciarrapico (si, si, l’editore dichiaratamente fascista e con la fedina penale più nera della camicia). Eletta anche l'ex campionessa di sci di fondo Manuela Di Centa, l'ex conduttrice televisiva Gabriella Carlucci e Mara Carfagna. Eletta anche la giornalista Diana de Feo, moglie del direttore di TG4 Emilio Fede. A Montecitorio arriva anche Umberto Scapagnini, farmacologo e medico personale di Berlusconi.

Ma non ci facciamo mancare niente perché nell’Udc ci sarà l'ex governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro (condannato a cinque anni per favoreggiamento alla Mafia, condanna che non può scontare se è parlamentare…),

Fino ad ora, però, ci siamo soffermati solo su chi c’è. Tra i “trombati speciali” ce ne sono diversi a partire dai fenomeni de La Sinistra L’Arcobaleno: Fausto Bertinotti Fabio Mussi, Alfonso Pecoraro Scanio, Vladimir Luxuria, Francesco Caruso. A casa resta pure il socialista Enrico Boselli come anche tutti i candidati della Destra, in primis Francesco Storace e Daniela Santanchè (anche se c’è Ciarrapico, quindi, il nero non mancherà…).

Ultima postilla per Giuliano Ferrara che con lo 0,37% non riuscirà probabilmente nemmeno a governare nel condominio. “L’Italia – ha detto – mi ha spernacchiato”. Tiè.

Ed ora c’è da divertirsi nell’attendere le nomine dei ministri con Berlusconi che ha già sfornato la prima contraddizione. Ieri ha detto: tolgo l’Ici. Oggi invece: dovremo prendere decisioni impopolari…
Vi segnalo uno dei momenti più aulici della televisione italiana. In questo video c'è lo spezzone relativo allo Show dei Record andato in onda giovedì su Canale 5. La protagonista è la campionessa del mondo di rutti che "dialoga" con i Fichi d'India. C'è da sentirsi male dalle risate...

Un pareggio denso di emozioni per il Montenegro, impegnato giovedì al Leopoli nella seconda giornata del Mundialito. I giocatori di mister Spatarovic hanno pareggiato per 2-2 contro la Turchia. Match decisamente equilibrato e ricco di capovolgimenti di fronte favoriti dalle larghe dimensioni del campo di gioco. A passare in vantaggio, al 12’, i turchi con una punizione che sorprende l’estremo difensore Trinettovic. Il pareggio giunge pochi minuti dopo con Celestinic bravo a tagliare il campo intercettando un passaggio filtrante di Salvatic: tiro, palo, ritiro, gol. Secondo tempo che si apre con il gol di Biancovic da fuori area. Poi fiera del gol sbagliato da una parte e dall’altra (bravo comunque Trinettovic). E quando i tre punti sembravano ormai a portata di mano arriva il pareggio turco allo scadere.

Prossimi incontri: Montenegro – Brasile, giovedì ore 20,15 al Leopoli; Empoli – Juventus, venerdì ore 21,30 alla Chiesetta.


LE PAGELLE

Trinettovic 7: Para di tutto e di più consentendo, di fatto, alla squadra di mantenere il risultato fino alla fine. Sempre pronto e incolpevole sul pareggio. Spiderman.

Spatarovic 6,5: costruisce abbastanza bene in avanti senza però riuscire a concretizzare. Memorabile quando ammonisce la squadra dalla panchina invitandola a giocare calma e facile e, una volta entrato, sfoggia tre tacchi in area di rigore… Cavallo Pazzo.

Di Sabatinovic 6,5: in copertura si sacrifica parecchio riuscendo a chiudere gli spazi avversari. In attacco è sempre pronto al contropiede ma un po’ impreciso al momento di andare al tiro. Timoroso.

Serangelic 6,5: nonostante l’attaccante turco sia oggettivamente più veloce di lui, non si lascia intimorire e gioca d’esperienza distillando anche qualche “tocco tattico”. Volpone.

Celestinic 6,5: un gol niente male che corona una settimana positiva dopo i tre rifilati lunedì alla Roma. Nonostante questo sulle spalle dell’esterno pesano due occasioni da gol enormi più un’altra (azione tutta di prima con pallonetto) salvata dal portiere avversario. Piripicchio.

Biancovic 6,5: in difesa non si passa e in avanti fa un tiro e un gol. Più concreta di così la prestazione del capitano non poteva essere. Efficienza.

Salvatic 6,5: se la Turchia non segna è anche per merito suo considerato il numero di interventi in difesa. Gli attaccanti con lui hanno vita molto difficile. Molosso.

Costantinic 6: entra in alcuni tratti sfoggiando alcuni lampi interessanti senza però riuscire a concretizzare. Scintilla.


Per chi non sapesse nulla del Montenegro ecco alcune notizie utili tratte da Wikipedia.


Il Montenegro, ufficialmente Repubblica del Montenegro (mon. Republika Crna Gora, ser. Република Црна Гора), è uno stato europeo situato nei Balcani che si affaccia sul Mar Adriatico. Confina con Serbia, Kosovo, Albania, Croazia e Bosnia-Erzegovina.

Fino al 2 giugno 2006 la Repubblica del Montenegro è stata unita alla Repubblica di Serbia con il nome di Serbia e Montenegro. Dal 3 giugno 2006 il Montenegro è uno stato indipendente, proclamato a seguito del referendum sull'indipendenza del 21 maggio 2006.

Conta 598.000 abitanti e una superficie di 13.812 km². La capitale è Podgorica.


Origine del nome

Il nome fa riferimento al colore scuro e intenso delle foreste che un tempo coprivano le Alpi Dinariche, così come era possibile vedere dal mare. È curioso notare come in quasi tutte le lingue occidentali il nome non venga tradotto ma rifletta l'adozione del termine italiano introdotto dai Veneziani.


Storia

Per un certo numero di secoli il Montenegro, denominato in passato anche Zeta, fu di fatto un principato indipendente al capo del quale si avvicendarono numerose dinastie e numerosi governanti. Durante il Congresso di Berlino, il paese ottenne un riconoscimento internazionale della sua indipendenza, a seguito della crisi dell'Est (1875 - 1878). Il 28 agosto 1910, il principe Nicola Petrović Njegoš di Montenegro si autoproclamò re, fondando il Regno del Montenegro. Nel 1918 il Montenegro perse la sua indipendenza ed entrò a far parte del Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni. I montenegrini rimasti fedeli al re Nicola si ribellarono nel 1919, per poi essere vinti dall'esercito del nuovo Stato nel 1924. Nel 1941 durante l' occupazione italiana fu creato un nuovo Regno di Montenegro sotto il protettorato italiano. Dal 1945 fece parte della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia, come Repubblica Federata.


Unione con la Serbia

Nel referendum del 1992 con il 95,96% dei voti, la popolazione montenegrina decise di rimanere nella Federazione Jugoslava in cui era rimasta solo con la Serbia, sebbene l'affluenza alle urne fosse stata del 66% a causa del boicottaggio dell'etnia musulmana, delle minoranze cattoliche e degli indipendentisti. Questi sostenevano che la votazione fosse stata organizzata in condizioni non democratiche.

Nel 1996, il governo di Milo Đukanović attenuò il legame tra Montenegro e Serbia. Le tensioni tra i due stati erano ancora critiche nonostante il cambio di politica di Belgrado. Il Montenegro formò la propria linea politica economica ed introdusse il marco tedesco come moneta corrente, come proposto al tempo dal ministro dell'economia. Il dinaro serbo non era usato nel Montenegro tranne che da turisti. Attualmente sta utilizzando l'euro, sebbene non faccia parte dell'Eurozona. Nel 2002, la Serbia ed il Montenegro arrivarono ad un nuovo accordo riguardante la cooperazione. Nel 2003, la Federazione Jugoslava venne ridefinita come "Serbia e Montenegro".


Indipendenza

Lo status del Montenegro e, in particolare, la fine dell'unione con la Serbia sono stati decisi dal referendum sull'indipendenza del Montenegro del 21 maggio 2006, cui ha partecipato la percentuale del 86,5% del corpo elettorale, cioè 419.240 votanti, a seguito del quale il 55,5% degli stessi, pari a 230.661 voti, si è espresso a favore dell'indipendenza del paese: si tratta dunque di una percentuale di poco superiore alla soglia del 55% concordata con l'Unione Europea per rendere valido il referendum; in valore assoluto la soglia minima necessaria è stata superata per soli 2300 voti. Di conseguenza, il Parlamento del Montenegro ha intrapreso le procedure legali per dichiarare l'indipendenza. L'iter si è chiuso il 3 giugno 2006 con la dichiarazione d'indipendenza, seguita, quindi confermata il giorno successivo da un analogo atto da parte della Serbia.

Le autorità del Montenegro hanno subito intavolato delle trattative con la Serbia per risolvere i problemi legati alla separazione. La Serbia, gli Stati membri dell'Unione Europea ed i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno immediatamente fatto capire che avrebbero riconosciuto l'indipendenza del Montenegro, rimuovendo gli ostacoli sulla strada della nascita del più recente stato sovrano del mondo. Il primo stato ad aver riconosciuto l'indipendenza del Montenegro è stata l'Islanda, l'8 giugno 2006.

Il 22 giugno 2006 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU avallò all'unanimità la richiesta di adesione presentata dal Governo montenegrino, conseguentemente il 28 giugno 2006 con un'apposita risoluzione dell'Assemblea Generale, il Montenegro è stato ufficialmente accolto in seno al consesso mondiale delle nazioni, divenendo così il 192° membro effettivo dell'ONU.


Geografia

Il Montenegro è una regione montuosa costituita da alte montagne lungo i confini con il Kosovo e l'Albania, da un segmento del carso situato ad ovest della penisola balcanica e da una stretta costa pianeggiante di solo 4 chilometri. La pianura si ferma a nord, dove i fiumi di Lovcen e Orjen confluiscono nelle bocche di Cattaro. *Cattaro

La vasta regione del carso montenegrino è situata ad una altitudine media di 1.000 metri sopra il livello del mare, raggiungendo sul monte Orjen i 1894 metri, che è il più alto massiccio della catena. Il punto più basso della regione carsica è la valle del fiume Zeta situata a circa 500 mt. sul livello del mare.

Le montagne del Montenegro si includono tra i più aspri territori europei, che si elevano in media a più di 2.000 metri. Uno delle cime più famose è il Bobotov Kuk appartenente alla catena del Durmitor, che raggiunge un'altezza di 2.522 metri. Le montagne montenegrine furono soggette a profonde erosioni durante l'ultimo periodo di era glaciale.

Etnie e religioni

Composizione etnica secondo il censimento del 2003:

Più del 74% dei montenegrini sono cristiani ortodossi. I 110.000 di religione islamica costituiscono il 17,74% della popolazione, e sono divisi in due etnie principali: albanese e musulmani slavi (che possono autodefinirsi Bošnjaci, cioè bosgnacchi oppure "musulmani di nazionalità", Muslimani). Gli albanesi sono un gruppo separato, parlano la loro lingua (15% circa albanesi o di origine albanese nel Montenegro) e vivono maggiormente nel sud-est, specialmente a Dulcigno, dove formano la maggioranza della popolazione. I bosgnacchi si situano maggiormente nel nord-est. Infine tra le minoranze possiamo trovare dalmati croati (cattolici), che abitano soprattutto lungo le coste, particolarmente intorno alle Bocche di Cattaro. Gli zingari censiti in Jugoslavia sono soprattutto Rom e Sinti.

Nelle Bocche di Cattaro (soprattutto nel capoluogo ed a Perasto) e nella Riviera di Budua esiste pure una piccola comunità dalmata italofona, ormai molto ridotta, denominata ufficialmente Comunità Nazionale Italiana del Montenegro (attuale presidente: Dalibor Antonioli), che in base all'ultimo censimento dovrebbe contare circa 500 persone.


Informazioni

Nome completo: Repubblica del Montenegro

Nome ufficiale: Republika Crna Gora

Lingua ufficiale: Montenegrino

Capitale: Podgorica

Governo: Repubblica

Presidente: Filip Vujanović

Primo Ministro: Željko Šturanović

Popolazione Totale (2007): 598.000 ab.

Valuta: Euro

Non è un argomento nuovo, e questo si sa. Il livello di demenza che ha raggiunto la televisione italiana probabilmente non trova eguali nel resto d’Europa. E, tanto per fare un esempio, basta ripercorrere un pomeriggio qualsiasi su Canale 5.


Ore 14.45 – 16.15. UOMINI E DONNE.


Tre tizi, seduti su una specie di troni, parlano con il pubblico e con un’altra dozzina di tizi seduti ai lati che, da quanto si capisce, sono lì per corteggiare la tizia al centro. Gli animi si scaldano e litigano anche se è difficile comprendere i motivi dell’alterco visto il turbinio di dialetti, l’uso di un Italiano protozoioco e soprattutto l’inutilità della discussione. Qualcuno piange e se ne va.


Ore 16.15 – 17.50. AMICI DI MARIA DE FILIPPI.

Quattro/cinque ragazzi, rinchiusi in due diverse case e vestiti in due colori (una parte di blu e l’altra di bianco) parlano a turno in un confessionale di una non meglio identificata “finale“ e dei meriti che uno o l’altro hanno o no. Litigano a distanza e sparano cattiverie l’un l’altro. Qualcuno piange ma non può andarsene perché sennò e squalificato.


Ore 18.05 – 18.50. GRANDE FRATELLO 8

Una decina (forse pure meno) di persone sono chiude dentro una casa. Mangiano, bevono, ruttano, scorreggiano, fumano, trombano. Litigano e si dicono cattiverie reciprocamente. Qualcuno piange e non se ne va perché è rinchiuso.

La sbornia elettorale impazza, ormai da mesi, sul web e a pochi giorni dal voto mi è arrivato per e-mail un manifesto a dir poco geniale. Oltretutto, considerato che con i Socialisti si è candidata anche l’ex pornodiva Milly D’Abbraccio non è che sia poi così assurdo… Godetevelo.





Può il bianco diventare nero? Può qualcosa che è imprescindibilmente legata al mondo dell’illegalità tramutarsi, di colpo, in un percorso meritorio da prendere ad esempio. Può, insomma, un mafioso diventare un chirichetto?

In un paese normale no. Ma in Italia, terra di Santi, Poeti, Navigatori e Ribaltafrittate si. Così ecco che Marcello Dell’Utri ieri su Klauscondicio, programma in onda su youtube, ne spare nel giro di tre minuti due grosse come una casa.


Partiamo dall’ultima che riguarda la Resistenza. «I libri di storia – ha detto -, ancora oggi condizionati dalla retorica della Resistenza, saranno revisionati, se dovessimo vincere le elezioni. Questo è un tema del quale ci occuperemo con particolare attenzione».


Certo, perché il problema degli italiani non è arrivare a fine mese, oppure trovare qualcuno che di dia un mutuo con il cococo. E’ sentirsi dire che i Fascisti erano bambini incompresi e maltrattati dai Partigiani. Mah.


Ma, tenetevi forte, il bello deve ancora venire per prima di questo ulteriore sfondone, Dell’Utri ne aveva servito un altro di ben altra caratura sul mafioso Vittorio Mangano, conosciuto da molti come lo stalliere di Arcore.


«Il fattore Vittorio Mangano, condannato in primo grado all'ergastolo, è morto per causa mia - ha dichiarato Dell'Utri -. Mangano era ammalato di cancro quando è entrato in carcere ed è stato ripetutamente invitato a fare dichiarazioni contro di me e Berlusconi. Se lo avesse fatto, lo avrebbero scarcerato con lauti premi e si sarebbe salvato. E' un eroe, a modo suo».


Un eroe? Ma davvero?! Allora leggetevelo bene chi era questo eroe.


VITTORIO MANGANO


(Palermo, 18 agosto 1940Palermo, 23 luglio 2000) è stato un criminale italiano legato a Cosa Nostra, conosciuto - attraverso le cronache giornalistiche che hanno seguito gli iter processuali che lo hanno visto coinvolto - con il soprannome di lo stalliere di Arcore.


Fu indicato al maxiprocesso di Palermo, sia da Tommaso Buscetta che da Totò Contorno, come uomo d'onore appartenente a Cosa Nostra, della famiglia di Pippo Calò, il capo della famiglia di Porta Nuova (della quale aveva fatto parte lo stesso Buscetta).


Fu stalliere (con funzioni di amministratore) nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi, nella quale visse tra il 1973 e il 1975. Era stato proposto per quell'incarico da Marcello Dell'Utri.[1] Il 28 novembre 1986 un attentato dimamitardo alla villa milanese creò danni alla cancellata esterna e Berlusconi parlando al telefono con dell'Utri accusò Mangano.


Il nome di Mangano viene citato dal Procuratore della Repubblica Paolo Borsellino in una sua intervista, rilasciata il 19 maggio 1992 (ai giornalisti Jean Pierre Moscardo e Fabrizio Calvi), riguardante i rapporti tra mafia, affari e politica, due mesi prima di essere ucciso nell'attentato di via d'Amelio. Borsellino affermò nell'intervista che Mangano era "uno di quei personaggi che ecco erano i ponti, le teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel Nord Italia".[2] [3]


Il 19 luglio 2000 Mangano fu condannato all'ergastolo per il duplice omicidio di Giuseppe Pecoraro e Giovambattista Romano, quest'ultimo vittima della "lupara bianca" nel gennaio del 1995. Di questo secondo omicidio Mangano sarebbe stato l'esecutore materiale.[4] Verrà inoltre sospettato di aver rapito il principe Luigi D'Angerio dopo una cena alla villa di Silvio Berlusconi, il 7 dicembre 1974.


Il pentito Salvatore Cancemi divulgò la notizia che la compagnia Fininvest di Berlusconi, attraverso Marcello Dell'Utri e Mangano, pagò a Cosa Nostra 200 millioni di lire (100.000 euro) annualmente e in base agli accordi presi con Cancemi,[5][citazione necessaria] in cambio di una legislazione che avrebbe favorito Cosa Nostra, in particolare l'articolo 41 bis che regolamenta le prigioni.[citazione necessaria] Invece non solo il 41 bis venne rinnovato durante l'ultimo governo Berlusconi, ma reso definitivo.


Mangano, malato di tumore, morì pochi giorni dopo la sentenza, il 23 luglio 2000, in carcere, dov'era già da cinque anni per reati per cui era stato precedentemente condannato (traffico di stupefacenti, estorsione).[6]


Chiudo con una domanda a Marcello Dell’Utri: se Mangano è stato, a modo suo, un eroe, tutte le persone che lui e i suoi compari della mafia hanno ammazzato ingiustamente come li possiamo definire?


E Roma fece la stupida. Sconfitta amara per l’Empoli lunedì sera in quel della Chiesetta. I “blue” sono stati superati dalla Roma per 6-3 al termine di una partita decisamente intensa e ricca di capovolgimenti di fronte. Purtroppo, ancora una volta, i toscani di mister Spataro si sono ritrovati vittime dei propri errori sotto porta, nonostante i tre centri di un ritrovato Celestini. Dopo un buon primo tempo, l’Empoli non è riuscito a pareggiare i conti e soprattutto a concretizzare le innumerevoli palle gol lasciando, di fatto, spazio ai giallorossi per prendersi i tre punti.


LE PAGELLE


Costantini 6: in porta non è stato proprio sicuro ma quando c’è stato da sfornare un sano e sportivo “entratone” per bilanciare qualche “calcetto” di troppo della Roma non ha lesinato nulla. Soprattutto alla caviglia dell’avversario... Salomonico.

Ragone 6,5: per la mole di gioco che crea meriterebbe maggiore fortuna in zona gol. Anche lui sbaglia almeno due occasioni clamorose e un assist su tre contro uno. Ansiogeno.

Serangeli 6: un po’ meno sicuro delle precedenti partite, forse perché giocava contro la sua “Magica”, ma il compito lo ha portato comunque a casa. Rugantino.

Tomassini 6: gara dai due volti per lui. Primo tempo pimpante e autore di quattro pregevoli azioni. Secondo tempo un po’ in ombra. Double face.

Celestini 7-: dopo giorni e giorni di astinenza l’esterno torna finalmente al gol piazzando un’incoraggiante tripletta che ha voluto dedicare al portiere della Roma. «Senza di lui – ha detto – non ci sarei riuscito...». Figliuol prodigo.

Bianco 6,5: il capitano non si smentisce mai. Sempre preciso in difesa e attento nel proporsi in avanti. Sfiora per due volte il gol, peccando forse di cattiveria. Tenerone.

Spataro 6,5: due tempi di livello per il tecnico – giocatore soprattutto in rifinitura. Bellissima la sua azione, con relativo assist, sul primo gol empolese. Metronomo.


Tratto dal sito di FotoGrafia Festival

Dal 4 aprile al 25 maggio settima edizione di FotoGrafia-Festival Internazionale di Roma promosso dal Comune di Roma, prodotto da Zoneattive, con la direzione artistica di Marco Delogu.

Il tema scelto per questa edizione è “Vedere la normalità. La fotografia racconta il quotidiano” che- secondo Marco Delogu- vuole rappresentare “come la fotografia sia per noi lo strumento migliore per la descrizione della vita di tutti i giorni: un ragionamento che parte anche da un voler raccontare la normalità in contrasto con la straordinarietà”.
Il Festival di quest’anno trova il suo nucleo forte al Palazzo delle Esposizioni, che ospiterà le mostre più importanti del Festival, tutte nuove produzioni presentate in anteprima- oltre ad una ricca programmazione di eventi, proiezioni, letture di portfolio, presentazioni e incontri con protagonisti del mondo dell'arte italiana e internazionale. L’altra novità è il Macello IV al Mattatoio di Testaccio, spazio gestito da Zoneattive legato alla sperimentazione. Inoltre il Museo di Roma in Trastevere, dedicato al fotogiornalismo e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna.

Al Palazzo delle Esposizioni trova spazio un gruppo di giovani fotografi: Paolo Woods con un viaggio/inchiesta che insegue la caccia grossa del neo-colonialismo industriale della tigre d’oriente nelle nuove terre di conquista africane; Leonie Purchas mostra l’approfondimento del suo lavoro di condivisione della vita quotidiana con i nuclei familiari, indagando sulla propria famiglia; Lucia Nimcova, vincitrice delprimo Premio Internazionale FotoGrafia Baume & Mercier, presenta il lavoro che ha realizzato proprio grazie al Premio, che descrive l’utopistico sistema comunista attraverso la storia della sua città natale Humenne, in linea con il tema scelto ‘Una storia del mio mondo’. Inoltre verrà presentata la nuova produzione di Gabriele Basilico, quest’anno protagonista della Commissione su Roma- FotoGrafia alcatel Lucent,progettoche caratterizza il Festival ogni anno,con un lavoro sul fiume Tevere, a cui si lega la collettiva “Roma” che affianca più fotografi fra cui Graciela Iturbide, Tim Davis, David Farrell, Pieter Hugo, Raffaela Mariniello, Milton Gendel, Miguel Rio Branco, Paolo Ventura, Shi Gu Roi, Claudia Jaguribe e Hiroyuki Masuyama.

Al Museo di Roma in Trastevere sarà presentata la tragedia politica della Birmania da Orit Drori, con la mostra BURMA(Between Us Remember Me Always), mentre Daniele Dainelli con la mostra Tokio in eclisse si concentra sulla sua personale visione della metropoli giapponese. Inoltra la collettiva Solo in Italia, di Francesco Cocco, Lorenzo Cicconi Massi, Daniele Dainelli e Massimo Siragusa, per raccontare quattro diversi momenti del nostro paese. In occasione del 40° anniversario della nascita della comunità di Sant’Egidio, il Festival dedica un ampio spazio al lavoro della comunità con i reportage di Riccardo Venturi, PRIMERO DIOS ! e di Giuliano Matteucci, Abitare Conakry, realizzati rispettivamente a El Salvador e nella Guinea Conakry.

Alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna un’importante mostra sulla fotografia di David Perlov (che prevede anche una serie di proiezioni dei suoi film più importanti al Palazzo delle Esposizioni) e Passanti di Rossella Bellusci.

Al Macello IV uno spaccato delle tendenze emergenti con in programma il 5 aprile un grande evento per festeggiare l’apertura del Festival presentando molte delle proposte caricate, nei mesi passati, su www.fotografiafestival.it.

Presso la galleria dell'IILA la mostra dal titolo Día a día. Premio IILA-FotoGrafia con i migliori lavori presentati per il premio.

Il lavoro sul territorio laziale promosso dalla Regione Lazio è partito quest’ anno da un workshop, condotto da Olivo Barbieri e David Farrell, a cui hanno partecipato 12 ragazzi,che darà vita alla mostra Il cammino della via Francigena presso lo spazio espositivo GIL.

Sempre più ricco quest’anno il programma del Circuito del Festival che coinvolge gallerie d’arte, Istituti di Cultura, Accademie, scuole, bar, librerie.

A partire dal 3 aprile, i tre giorni di inaugurazione del Festival, vedranno una densa serie di appuntamenti tra cui le Lezioni Romane (Martin Parr, Giovanna Calvenzi, Tim Davis), Il Primo Premio FotoGrafia-Libro, la presentazione del progetto vincitore per il Premio Internazionale FotoGrafia Baume & Mercier e molti altri incontri ed eventi.


E non finisce qui perchè oggi e domani, alla Fiera di Roma, si terrà il Photoshow!


Links

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Prima Bologna. Poi Ancona e Pesaro. Nel giro di tre giorni Giuliano Ferrara si è beccato uova e vaffa dappertutto scatenando un autentico putiferio sulle piazze vere e su quelle mediatiche. Ovviamente gli altri candidati premier si sono subito prodigati nell’esprimere solidarietà, a parte la Palermi di Sinistra Arcobaleno che ha detto: «hanno fatto bene…». Ferrara, poverino, ha accolto benevolmente la solidarietà di compagni, camerati e maanchisti affermando di non voler porgere l’altra guancia. Anche perché, considerando le reazioni nelle piazze, di guance non ne basterebbero 150…


Quello che però lascia perplessi è che si voglia far passare la contestazione come un fattore isolato, un’iniziativa di venti giovanotti dei centri sociali scesi in piazza per far casino. Non è così. Magari quelli ci saranno pure stati, ma dalle immagini si vedono chiaramente donne con bambini, anziani, persone normali che nulla hanno a che vedere con i centri sociali a testimonianza di come la fantomatica battaglia contro la 194 abbia colpito non solo l’interesse di chi non vuole l’aborto.


Si preannunciano altre uova…


Oggi ero in redazione, come ogni giorno, ed è arrivata una notizia. Due incidenti al cantiere per la riconversione a carbone della centrale Enel di Torre Valdaliga Nord. Niente di grave, per fortuna. Stavolta. Perchè gli incidenti sul lavoro in quel posto sono all’ordine del giorno. Altri operai hanno rischiato grosso e uno, Michele Cozzolino, ha perso la vita. E pensare che nel progetto si è fatta anche una stima delle vittime ipotetiche, sette, dunque in questo paese dell’assurdo i progettisti possono anche ritenersi soddisfatti.


Però non finisce qui. Perché nel resto d’Italia ogni giorno arriva il bollettino di guerra. Thyssenkrupp, porto di Genova, cantieri edili, addirittura una stuntman che muore inscenando un incidente per una fiction sulle morti bianche. Il peggio è che si tratta nella maggior parte dei casi di precari (oltretutto) costretti magari a lavorare a ritmi serrati per terminare prima il progetto. E chi se ne frega se le misure di sicurezza non ci sono, se cadono. Se muoiono.


Dopo, sempre e solo dopo, la politica si sveglia (per 24 ore, non di più) e parla di cordogli, di interventi drastici, di vicinanza ai lavoratori. Poi, il giorno dopo, tutti tornano a mangiare mortadella in Parlamento, a “dichiarare” di fronte alle telecamere. Nessun provvedimento serio, nessuna legge, nessuno schifoso, maledetto, abbozzo di legge.


Intanto nell’Italia vera, quella che lavora, che rischia, che va a fare la spesa, che paga le bollette, che ha la pensione di 3 euro, tutti restano abbandonati a se stessi.

A tale proposito, ecco un monologo eloquente di Ascanio Celestini.



Un Empoli stellare espugna il San Siro – Chiesetta. Grande vittoria, lunedì, del team toscano contro i nerazzurri dell'Inter (anche se nerazzurri non erano) per 5-3. Partita decisamente tirata anche se i “blue” di Mister Spataro riescono subito a mettere le cose in chiaro nei primi minuti con un 2-0 (Bianco, Spataro) che lascia quei simpaticoni degli avversari spiazzati. Sul gol interista arriva come un falco pellegrino della Bassa Sassonia capitan Bianco che alla faccia di chi lo chiama Bonomelli o Camomillo dimostra di essere ipersveglio segnando il 3-1 dell’Empoli.


I milanesi (anzi uno) la buttano sulla protesta ed ovviamente l’arbitro decide di fischiare tutto con i toscani che ad un certo punto del match non possono più nemmeno starnutire... Così arriva il pareggio, 3-3, ma Salvati spolvera la sargamella su punizione tanto cara a Costantini per il 4-3. Scatta l’assedio anche se ad ogni attacco nerazzurro, l’Empoli risponde per le rime anche grazie al portiere Trinetti davvero in grande spolvero. Bastano due contropiedi ai “blue” per chiudere l’incontro.

Ed ora, giovedì, scatta l’Europeo a via Leopoli dove non si è ben capito quale nazionale dovremmo essere. Si mormora l’Olanda ma probabilmente per somiglianze calcistiche saremo il Montenegro...


LE PAGELLE

Trinetti 7: Sempre pronto sulle conclusioni degli avversari. Non si fa mai sorprendere e salva il risultato in più di un’occasione. Spiderman.

Salvati 7: il gol su punizione basta per giustificare il voto. Se poi ci aggiungete anche la solita prestazione difensiva magistrale... Crepamani.

Bianco 7,5: un capitano! C’è solo un capitano! Le urla dei tifosi lo hanno acclamato a fine gara. Due gol, gioco frizzante e grande sacrificio. Furetto.

Tomassini 6,5: di botte ne prende tante, ma tra un calcio sulla caviglia e un pestone riesce a trovare degli spunti interessanti. Martire.

Celestini 6: i tempi dei due/tre gol a partita sembrano essere ormai solo un lontano ricordo per lui. Due tempi di quantità anche al centro della difesa. Amarcord.

Di Sabatino 6,5: tira molto più del solito ed infatti meriterebbe più fortuna in zona gol. Per lui arriva una rete facile facile a porta vuota, ma importante perché chiude la partita. Closed.

Spataro 7: bravo nel gestire i cambi, deciso negli interventi e pericoloso in attacco. Due tempi da protagonista per l’uno – e- trino Spataro vero e proprio factotum. Figaro.


Per la cronaca nella partita precedente contro la Sampdoria abbiamo perso.