Parole, parole, parole, parole, parole, parole. Non si sente altro. E intanto Matteo Bagnaresi non c’è più.

Per l’ennesima volta l’Italia si ritrova a piangere la vita di qualcuno morto a causa di una partita di pallone. Matteo, 28 anni tifoso del Parma, è morto poco prima delle tredici nell’area di servizio Crocetta di Asti sulla Torino - Piacenza mentre si dirigeva con i suoi amici nel capoluogo piemontese per seguire Juventus – Parma.

Parole, indiscrezioni, forse e chissà si stanno susseguendo ininterrottamente sui campi, sui siti, in tv e in radio.

NOTIZIE CERTE
- Matteo Bagnaresi è stato investito da un pulmino di tifosi della Juventus;
- Nonostante i soccorsi, il giovane è morto sull’eliambulanza che lo stava trasportando d’urgenza all’Ospedale di Asti.
- Juventus – Parma è stata rinviata, mentre sugli altri campi si osserva un minuto di silenzio. - Bagnaresi è morto nella stessa giornata di campionato in cui (all’andata) perse la vita Gabriele Sandri.

NOTIZIE DA VERIFICARE
- Secondo una prima ricostruzione tutto sarebbe nato da un contatto tra le due tifoserie. Quella del Parma, più numerosa, si sarebbe avvicinata al pulmino (da nove posti) bianconero con qualche sfotto. Non si è ancora capito se c’è stato anche qualche colpo al mezzo.
- L’autista avrebbe investito il giovane incidentalmente, ma sulla vicenda ci sono due versioni. Prima: se ne è accorto ed è sceso per soccorrerlo. Seconda: non se ne è accorto ed è stato fermato dalla Stradale qualche chilometro più avanti.

Intanto si continua a giocare e da domani si continuerà a non fare niente. Fino alla prossima vittima.


«I mezzi d’informazione, in teoria, dovrebbero essere i cani da guardia del potere. In Italia, però, sono più cani da riporto...». Ecco, questa definizione del livello dell’informazione nel nostro Paese fornita da Marco Travaglio rende perfettamente l’idea e forse non sarebbe necessario andare oltre.


Però, visto che ci siamo...


In questi giorni si sta assistendo alle vicissitudini di Alitalia. Situazione che sta oscurando la campagna elettorale anche se, a dirla tutta, c’è ben poco da oscurare considerando che si tratta di una delle campagne più noiose dal dopoguerra ad oggi.


Allora che fare? Ovvio, ci si butta a capofitto. Ed allora ecco che Berlusconi, in pieno stile “ghe pensi mì”, spara tutte le cartucce a disposizione e dice: ho pronta la cordata. Sui membri della cordata c’è un po’ di confusione visto che fino ad ora ogni annuncio è stato smentito. Emblematico quello dei giorni scorsi quando il Cavaliere ha tirato in ballo la Mediobanca e l’Eni dicendo di aver già sistemato tutto. Peccato che nel giro di qualche ora i due colossi abbiamo diramato due comunicati stampa in cui si diceva sinteticamente: non sappiamo di cosa stia parlando (Mediobanca) e non ci pensiamo per niente (Eni).


Ora, in un Paese normale questa sarebbe stata interpretata da tutti come una di quelle figure di m... destinate a riecheggiare in un lungo e in largo. Roba da far impazzire i giornali. Invece no. Berlusconi con calma olimpica ha acceso il solito disco dal titolo “sono stato male interpretato” dando la colpa ai giornalisti che «hanno attinto le penne nel rosso della sinistra».


Allora: a parte il fatto che due colossi del calibro dell’Eni e di Mediobanca non si mettono a smentire vociucole di corridoio o notizie de il Manifesto o Liberazione, ma se parlano lo fanno a ragion veduta; ciò non toglie che da giorni Berlusconi sta mettendo in mezzo a questa cordata chiunque, amici e figli compresi senza però tirar fuori nulla di concreto.


Resta il fatto che in Italia un atteggiamento del genere non desta alcuna preoccupazione né sui giornali, né tra gli elettori.


Tanto per comprendere la scala di valori presenti nel resto d’Europa (e intendo quasi tutta Europa...) cito due esempi: il primo riguarda la Spagna, il secondo la Francia.


Madrid, 11 marzo 2004. Tre stazioni ferroviarie della capitale iberica vengono colpite da dieci esplosioni. Si tratta di un attentato terroristico che causa circa 200 morti e migliaia di feriti tra i pendolari che si trovavano in zona visto che si trattava dell’ora di punta. Un giorno nero. In Spagna ci sono le elezioni. Da una parte c’è il conservatore Aznar (presidente uscente) ultrafavorito; dall’altra c’è tale Zapatero socialista destinato all’ecatombe. Passano le ore e ad un tratto Aznar afferma, di fronte alla stampa, di sapere con certezza chi siano i mandanti dell’attentato terroristico. «Si tratta dell’Eta ne abbiamo le prove» dice sicuro. Peccato che poco dopo Al Quaeda rivendicherà l’azione. Aznar torna davanti ai giornalisti e chiede scusa (cosa in Italia impensabile). Morale: Zapatero vince di brutto e Aznar non fa più nemmeno l’amministratore di condominio.


Francia, 25 febbraio 2005. Si dimette il Ministro dell’Economia Hervè Gaymard. Il politico viene pizzicato da Le Canard Enchaînè (giornale satirico) che lo sbugiarda spiegando come il ministro e la famiglia vivano in un appartamento di 600 metri quadri nella zona più ricca di Parigi per un affitto di 14.000 euro pagati dai contribuenti. Fin qui tutto normale visto che – dicono dal Governo – la legge lo prevede. Peccato però che poco dopo si viene a sapere (sempre dai giornali) che Gaymard (il quale da tempo aveva dato vita ad un battaglia contro gli sprechi pubblici) ha altri sei appartamenti (tre in provincia e tre a Parigi) e che oltretutto ha speso 150.000 euro (soldi pubblici ovviamente) per adeguare la sua casa alle esigenze della sua famiglia. Morale della favola: Gaymard non fa più nemmeno il rappresentate dei genitori a scuola e si è beccato pure la strigliata del presidente del suo partito, l’Ump, Nicolas Sarkozy.

Proprio come in Italia insomma.


Le conseguenze del riscaldamento globale si erano già viste causando grandi discussioni e preoccupazione da una parte e totale menefreghismo dall’altra.


E oggi, in barba agli scettici, il mondo si è dovuto fermare per assistere ad un evento spettacolare quanto inquietante ed indicativo di cosa stia succedendo alla Terra.


Un Iceberg della grandezza di 415 chilometri quadrati (ovvero sette volte Manhattan) si è staccato dal continente antartico, precisamente dall'area dello Wilkins Ice Shelf. Quel che è peggio è che gli scienziati del National Snow and Ice Data Center di Boulder, che da tempo monitoravano il posto, avevano si previsto il collasso dell’area, ma non prima di quindici anni.


Ciò significa che il nostro pianeta si sta surriscaldando in modo esponenziale. Colpa nostra e colpa dei governi che invece di investire in fonti alternative, invece di investire nella ricerca se ne lavano ampiamente le mani. Anzi. Se c’è bisogno di energia si sparano “bellissime” centrali a carbone, si piazzano inceneritori ed impianti di pirolìsi parlando di eco – balle senza però minimamente decretare criteri seri di stoccaggio dei rifiuti e soprattutto di controllo. Invece si puntare su fonti che leniscano i danni che stiamo arrecando al Pianeta, sentiamo parlare di Centrali Nucleari.


E intanto l’iceberg si avvicina.

Da tempo non si vedevano tutti e tre insieme in televisione e qualche giorno fa, la Rai, ha proposto in prima serata “Non esiste più la mezza stagione” spettacolo – amarcord del Trio Lopez, Solenghi e Marchesini.


Un excursus esilarante e meraviglioso delle perle di comicità realizzate dai tre attori. Uno su tutti: i Promessi Sposi. Ma è stata anche l’occasione per rivedere all’opera Anna Marchesini che, a differenza di Solenghi e Lopez, da tempo era assente dal piccolo schermo.

Ed allora ho voluto ricercare uno dei suoi cavalli di battaglia: la sessuologa. Godetevela.



Gli Europei di nuoto che si sono appena conclusi ad Eindhoven hanno regalato forti emozioni agli appassionati di sport acquatici ma anche a tutti gli sportivi in generale. Nonostante le assenze (per ovvie ragioni continentali…) dei mostri statunitensi e australiani, in Olanda (per la precisione al Philips Stadion) si è assistito a gare entusiasmanti con gli azzurri del ct Alberto Castagnetti vincitori di 13 medaglie (4 ori, 4 argenti e 5 bronzi).

La vera stella azzurra è stata Federica Pellegrini, esclusa (in modo decisamente opinabile) nei 200 stile libero per una falsa partenza inesistente (la prova tv c’era, ma nel nuoto vale meno dell’impressione di un giudice…), la nuotatrice veneta si è rifatta con tutti gli interessi nei 400 stile libero. Una gara strepitosa, fatta d’intelligenza, di rabbia, di voglia di vincere. Ed infatti ha vinto la medaglia d’oro, regalando però anche un record del mondo con il crono di 4’01”53.




Ma l’Olanda ha visto il fiorire anche di Alain Bernard, francese che nel giro di quattro giorni ha vinto l’oro sia nei 50 che nei 100 stile libero piazzando due record del mondo (21”50 nei 50sl, 47”50 nei 100 sl). Un exploit clamoroso, talmente tanto clamoroso da suscitare non poche perplessità in
merito alla regolarità della sua crescita. Una crescita muscolare notevole, arrivata nel giro di poco tempo (troppo poco secondo alcuni). Questo è innegabile.


Ora starà alla medicina sportiva valutare se le prestazioni di Bernard sono frutto di “miracolose vitamine” (come ha detto Filippo Magnini in un’intervista) oppure di un sano lavoro in acqua e in palestra. Il transalpino ha ammesso di prendere solo il Ventolin per l’asma… C’è anche chi ha attribuito i miglioramenti al costume di nuova generazione. Sarà, ma gli addetti ai lavori più che il costume hanno notato la duplicazione della massa muscolare del campione francese. Filippo Magnini (bronzo a Eindhoven), ora, ha un fortissimo rivale su cui improntare la rincorsa in vista di Pechino. Ammesso che non finiscano le vitamine…

Links di approfondimento
www.nuoto.it
www.federnuoto.it
www.federicapellegrini.com
www.filippomagnini.it

Su Giuliano Ferrara se ne sono dette, e se ne stanno dicendo, di tutti i colori. Chi è pro, chi è contro la sua crociata sull’aborto. Una crociata con cui lui vuole arrivare in senato, visto che ha presentato una lista. Un gran polverone, insomma, che lascia non poche perplessità ma che scatena anche (e sarebbe strano il contrario…) la satira. E in tutto questo enorme calderone ecco un’autentica perla, nata dalle penna di Stefano Disegni.


Sono gialli, irriverenti, politicamente scorretti e proprio per questo irresistibili. Parliamo ovviamente dei Simpson i personaggi che ormai da 18 anni imperversano sugli schermi di tutto il mondo legando insieme con uno spesso filo di cinismo generazione e generazioni di teleutenti.

Per dei personaggi così graffianti e caratterialmente difficili da rendere non potevano non volerci dei grandi doppiatori, che prima di tutto sono bravissimi attori. In tanti, tra i personaggi famosi, si sono alternati di fronte al microfono per prestare la propria voce.

Ma le voci dei protagonisti sono quelle che restano nella testa e soprattutto nel cuore dei fans e degli appassionati dei Simpson a partire dall’Homer di Tonino Accolla (foto) fino alla Marge di Liù Bosisio (la riconoscete? La prima Pina di Fantozzi).

Ed allora, ecco una piccola sorpresa che Il Rompiblog vuole regalare ai propri lettori con delle interviste ad alcune voci dei Simpson realizzate dal sito www.thesimpson.it (dove potete trovare tutta la storia del cartoon, i personaggi, curiosità ecc…). Godetevele.


Ilaria Stagni/Bart


Monica Word/Lisa


Fabrizio Mazzotta/Krusty


Teo Bellia/Boe


Davide Lepore/Milhouse


E dopo anni di storie a puntate nei mesi scorsi è finalmente arrivato il primo film “The Simpson” che ha riscosso un successo planetario sia nei cinema che nelle videoteche dove risulta essere uno dei più gettonati. Qui di seguito una Top 20 delle scene più esilaranti del movie.


Altri link interessanti

www.simpsonet.com

www.simpsonsmovie.com

www.simpsonsitalia.it

www.thesimpsons.com

La Storia è veramente buffa. Certe volte sembra quasi divertirsi nel prenderci in giro, nello sfornare coincidenze (molto spesso amare) che fanno pensare.

Così, partendo da questo punto ecco che appare “normale” che nel giorno in cui si festeggiano i 50 anni dalla nascita del simbolo della Pace, ci si ritrovi a leggere di un piccolo paese, il Tibet, che ad un tratto dice “basta” alla dominazione cinese e decide di esprimere il suo disappunto.

Ed ancor più sconcertate è il fatto che governo cinese cerchi di mettere a tacere una repressione le cui immagini stanno facendo il giro del mondo nonostante i tentativi maldestri di censura. Almeno nel resto del pianeta immagini e resoconti continuano ad arrivare anche se gli ultimi giornalisti sono stati “gentilmente” fatti sloggiare.

Tutto ciò di fronte agli occhi della politica internazionale che fino a questo momento si è tanto “sgomenta” e “sconcertata” senza però fare un cavolo di niente salvo gli Stati Uniti che hanno assicurato che il presidente George Bush andrà alle Olimpiadi di Pechino. Meno male: eravamo preoccupati... Finalmente qualcuno che dà le giuste priorità.

Intanto a Lhasa, e non solo, si continua a picchiare i civili, i monaci (ma come c....o di fa a prendere a manganellate un monaco disarmato?), donne, anziani ecc... perpetrando una dittatura (perché questo è, e i modi lo confermano) senza attenuanti.

Vergogna.






Questa fotografia, scattata dal sottoscritto quest’estate a La Valletta, è stata selezionata dal concorso “La finestra di fronte” indetto da La Repubblica in collaborazione con il Festival Internazionale FotoGrafia di Roma. L’immagine, scattata con reflex analogica su diapositiva, ritrae una serie di “Bow Windows” dei balconi tipici maltesi. Secondo la tradizione araba, infatti, le donne non potevano far vedere il proprio viso né tanto meno potevano uscire di casa. Così si iniziarono a costruire questi balconi sporgenti che consentivano alle donne di vedere ciò che accadeva in strada senza essere viste. Per vedere la foto su www.repubblica.it cliccare qui.

Poveretti... Mentre nel mondo tutti sono concentrati su quanto sta succedendo in Cina, oppure sulle sorti Alitalia, nel nostro Paese si consuma un vero e proprio genocidio: quello dei politici.

Mentre tutti noi stiamo lì nei nostri uffici, sulle nostre impalcature senza il benché minimo accorgimento di sicurezza, mentre noi ci lamentiamo per i contratti cococo rinnovabili a fascicoli settimanali i nostri parlamentari se la passano davvero male.



Guardate la classifica (fonte Repubblica.it) dei leader di partito eletti alla Camera (redditi 2006):

Berlusconi 139.245.570

Santanchè 237.665

Bertinotti 233.195

Nucara 223.412

Prodi 217.221

Casini 176.009

Di Pietro 175.137

Pecoraro 173.999

D'Alema 166.989

Rutelli 159.527

Maroni 150.158

Fini 147.814

Cesa 132.540

Diliberto 128.464

Boselli 126.254

Giordano 124.802

Fassino 124.292


Che vergogna! Con quelle modiche cifre come si fa ad andare avanti? Come è minimamente pensabile riuscire ad arrivare alla fine del mese?


Anche lo sfigato di Prodi non se la passa tanto bene, mentre il Berluska in un modo o nell’altro la carretta la tira avanti. Curioso, poi, vedere al secondo e terzo posto la camerata Santanchè e il compagno Bertinotti...


E chiudiamo con la classifica del governo (redditi 2006)

1) Padoa Schioppa 552.211

2) Amato 414.220

3) Mastella 312.378

4) Lanzillotta 306.408

5) Scotti 274.257

6) De Castro 255.191

7) Parisi 229.876

8) Nicolais 228.333

9) Prodi 217.221

10) Fioroni 190.347

11) Mussi 184.963

12) Gentiloni 178.496

13) Bonino 176.434

14) Di Pietro 175.137

15) Bianchi 174.564

16) Pecoraro Scanio 173.999

17) D'Alema 166.989

18) Bersani 160.854

19) Santagata 160.165

20) Melandri 160.084

21) Pollastrini 159.835

22) Rutelli 159.527

23) Bindi 157.285

24) Chiti 156.557

25) Damiano 147.134

26) Ferrero 127.001

27) Turco 119.150


Che i ruoli politici ed istituzionali possano, e debbano, avere degli stipendi congrui all'importanza della carica è indubbio. Nel nostro Paese, però, ciò che è un diritto diventa un privilegio. E di conseguenza uno spreco.

C’era chi aveva portato il Tango, chi faceva le penne cor muturino e chi arrostiva braciole e salsicce sulla brace.

Tutto questo è il riassunto di Chievo – Empoli visto lunedì sera alla Chiesetta. Un match senza storia con i veneti vittoriosi per 10-2 (5-1 il primo tempo) senza nemmeno faticare troppo.

Basti pensare che due soli minuti si era già sul 3-0 con gli empolesi di mister Spataro in piena crisi di cojonella da Pasquetta. Una prova comunque semi onorevole se si pensa che gli ultimi quattro gol il Chievo li ha segnati negli ultimi minuti con i toscani tutti in avanti e già impegnati a scartare le uova... Gol azzurri di Ragone e Celestini.

LE PAGELLE

Celestini 5: a parte il gol (nemmeno tanto brutto) praticamente passeggia in mezzo al campo senza meta. Qualche spunto interessante ma niente di più. Ghost.
Serangeli 6: è l’unico che non si fa prendere dalla ridarella contagiosa in casa empolese. In difesa fa quel che può ma ha degli errori sulla coscienza. Vaccinato.
Vallerga 5,5: a parte un contrasto che fa fare un volo in aria di 2 metri a un avversario, la sua prestazione è tutta corsa ma poca sostanza al momento della conclusione. Fumoso.
Bianco 6: entra sempre con concentrazione e non perde mai la calma. Bonomelli.
Ragone 6,5: gol molto bello e conclusioni insidiose che mettono in difficoltà il portiere avversario. Penalizzato dalla sterilità in fase di costruzione della squadra. Peperino.
Salvati 6: anche se i primi due gol incassati hanno la sua firma non si può certo definire la sua prestazione insufficiente. Anche nei momenti oscuri si mette in luce. Neon.
Tomassini 5,5: troppo bloccato sulle gambe per riuscire a sorprendere in velocità la difesa avversaria. Potrebbe coprire di più la palla ma si lascia anticipare. Ancorato.
Petrarolo 6: “curre curre guaglio!” cantavano i 99 Posse e lui non lesina rincorse soprattutto in copertura. O’ Pendulino.

Novantadue scatti. Novantadue opere d’arte create dall’occhio creativo di un fotografo. Si presenta così la mostra organizzata da National Geographic Italia in onore dei 10 anni della rivista nel nostro paese e dei 120 nel mondo.

Un viaggio attraverso i quattro elementi (aria, acqua, fuoco e terra) realizzato da 39 autori di fama mondiale. Tanto per citarne alcuni: Michael Nichols, Paul Nicklen, SteveMcCurry, Carsten Peter, Steve Winter, Frans Lanting, Robert Clark, Michael Yamashita, Chris Johns e anche Jodi Cobb, Maria Stenzel, Reza.


Un mega reportage che racconta in modo vivace, passionale e avvolgente le relatà e soprattutto i cambiamenti che stanno caratterizzando la Terra.


Impressionati gli scatti che parlano (perchè di parola si tratta) dell’acqua: dalla sua abbondanza quasi fastidiosa, alla sua cronica carenza frutto di un uso scriteriato dell’arbitrarietà umana.


Questa mostra dimostra come un obiettivo e un agglomerato di pixel possano raccontare il mondo ed imprimergli una personalità, una vita propria. Una vita da salvaguardare.


Per chi volesse visitare la mostra è possibile farlo presso il Palazzo delle Esposizioni a Roma (entrata su via Milano) tutti i giorni dalle 10 alle 20 e il sabato dalle 10 alle 22,30 fino al 30 marzo. Se volete vedere la galleria fotografica cliccate qui. Ma vi assicuro che dal vivo è tutta un’altra cosa.

Il cucchiaio di legno tenetevelo voi, l’Italia chiude il 6 Nazioni al penultimo posto e incassa la prima vittoria al termine di una partita che ha stabilito il record di angina pectoris contemporanee...

Un drop improvviso. Da 25 metri. Mancano 50” alla fine, Italia – Scozia sono sul 20 – 20 dopo che Paterson ha pareggiato i conti con l’ennesimo calcio di punizione. Ogni mischia è un sussulto, ogni scontro è un semi infarto.


All’improvviso il cielo diventa azzurro e 35.000 persone si ritrovano all’unisono con il naso all’insù, ad osservare una palla ovale che vola nel cielo. Nessuno respira: c’è pericolo deviare la traiettoria. Entra... non entra... entra ti prego... entra........ ENTRATA!!!! ENTRATA!!!! 23 – 20 !!!!

Un’orgia di applausi, di urla e di gioia per una vittoria inseguita ed agguantata all’ultimo momento grazie a Andrea Marcato, un giovane estremo che per un sabato ci fa dimenticare gli inciuci, gli scandali, le elezioni taroccate e ci fa sentire orgogliosi di essere italiani.


Nick Mallett piange, come biasimarlo...

Onore alla Scozia, ma per stavolta si torna a casa a mani vuote.


Le bugie – dice un vecchio adagio popolare – hanno le gambe corte. Soprattutto quando le racconta un Governo dalla mitraglietta facile.

Nell’anno in cui la Cina cerca di darsi una ripulita per farsi trovare linda e pinta allo scoccare delle Olimpiadi di Pechino 2008 ecco emergere il lato più nero di un paese travolto dalla crescita economica ma dalle perenni zone d’ombra.


E così ecco che in questi giorni la Cina offre il suo volto peggiore. Quello violento, dittatoriale. Vittime del momento, gli abitanti del Tibet con la capitale Lhasa insorta nei confronti di quella che non è stata un’annessione ma un’occupazione violenta in piena regola che dura ormai da 50 anni.


Per sapere cosa realmente sta succedendo non ci si può certo affidare alla tv nazionale cinese tutta intenta a far vedere come i cittadini ed i monaci cattivi si prodighino in atti di violenza nei confronti delle vetrine dei negozi.


Sul fatto che ci siano centinaia di morti e feriti, che persone disarmate vengano ammazzate sul posto e che altre addirittura vengano arse vive niente. Nemmeno una riga. Nemmeno una maledettissima riga. Per conoscere i fatti c’è bisogno di affidarsi ai blog, alle radio semiclandestine e ai pochi inviati (tra cui quello di Repubblica) che riescono a parlare eludendo la censura del governo cinese.


Ancora una volta è la rete che corre in aiuto della verità dei fatti. Meno male.



Qui di seguito, per chi volesse approfondirla o per chi non la conoscesse affatto, riporto la storia del Tibet (dall’occupazione della Cina ad oggi) tratta da Wikipedia.


Il tibet storico aveva una superficie quasi doppia rispetto a quella della regione autonoma locale. Con 3,8 milioni di chilometri quadrati di superficie, quanto l'Europa occidentale, il Tibet storico occupa un terzo della Repubblica popolare Cinese, ma i suoi sei milioni di abitanti sono appena lo 0,5 per cento dei cinesi. Questa immensa regione di montagne e altipiani ha sempre attirato gli appetiti dei vicini per la sua posizione strategica (fra Cina e India), perché controlla riserve d'acqua vitali per tutto il continente (lo Yangze, il Fiume Giallo, il Mekong, l'Indo, il Brahmaputra nascono qui), e giacimenti di minerali preziosi dall'oro all'uranio.

Le mire coloniali della Cina sul Tibet sono una costante nella storia, che non varia con i regimi politici: l'indipendenza del Tibet, i cui abitanti sono affini ai birmani e non parlano, pertanto, il cinese, e la cui capitale Lhasa non condivide affatto la storia delle altre città della Cina, non venne accettata dalla Cina repubblicana, che dopo il 1911 prese il posto della dinastia mancese (1644 - 1911), l'ultima delle dinastie imperiali. Il fondatore della repubblica nazionalista di Cina, Sun Yat Sen (1866 - 1925) non solo non ammise la secessione della Mongolia, del Tibet e del Tannu Tuva, ma si propose di riconquistare tutti i territori storicamente appartenuti alla Cina, vale a dire la Corea, il Viet Nam settentrionale, l'isola si Sakhalin, i territori settentrionali di India e Pakistan (l'India venne costretta a rinunciare ai monti Kun Lun ed alle Soda Plains nel 1962, ed il Pakistan ai contrafforti himalayani nel 1963), il Nepal, il Sikkim, il Bhutan, la regione del Wakkan (Afghanistan), la regione russa dei fiumi Ussuri ed Amur, le regioni settentrionali della Birmania e del Laos (i territori Shan), nonchè quelle orientali del Tagikistan, dell'Uzbekistan, del Turkmenistan, del Kazakhistan e del Kirghizistan. Il 13° Dalai Lama, predecessore dell'attuale, nel 1931 lanciò un ammonimento: "Dobbiamo essere pronti a difenderci altrimenti le nostre tradizioni spirituali e culturali saranno sradicate. Perfino i nomi dei Dalai e Panchen Lama saranno cancellati. I monasteri verranno saccheggiati e distrutti, monaci e monache uccisi o scacciati, diventeremo schiavi dei nostri conquistatori, ridotti a vagabondare senza speranza come mendicanti".


Nel periodo tra il 1918 ed il 1949 il caos dominava la Cina, con una guerra civile sanguinosa tra i nazionalisti del Guomindang (allora al potere) ed i comunisti di Mao Ze Dong (1893 - 1976), in concomitanza con l'aggressione nipponica del 1931 - 1945. La vittoria di Mao, nel 1949, e la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese il 1° Ottobre di quell'anno, fecero tornare alla ribalta la questione dei "Territori separati dalla madrepatria". Durante il discorso del 1° Ottobre, Mao citò, appunto, uno ad uno i territori che sarebbero stati ricondotti alla Cina: l'isola di Hainan (occupata tra il Marzo ed il Maggio del 1950), l'isola di Taiwan, le isole Pescadores, Spratley, Quemoy, Matsu, la regione indiana dell'Aksai Chin (Ladakh, conquistato nella guerra del 1962), la regione indiana del North East Frontier Agency (N.E.F.A., regione dell'alto corso del fiume Brahmaputra) ed, appunto il Tibet.


Già il 1º Gennaio 1950 Radio Pechino annunciò per il Tibet l'imminente "liberazione dal giogo dell'imperialismo britannico" (la limitata influenza britannica in realtà era finita con la Seconda guerra mondiale e l'indipendenza dell'India, nel 1947). Manipolati dagli emissari di Mao, il Dalai Lama e il Panchen Lama, allora adolescenti, accettano di firmare messaggi in cui chiedevano l'intervento della Cina per proteggere il Tibet da non meglio specificate "potenze straniere nemiche".


La Guerra di Corea, scoppiata all'alba di Domenica 25 Giugno 1950, e l'intervento americano a sostegno della Corea del Sud attaccata dalla comunista Corea del Nord di Kim Il Sung (1912 - 1994), dette alla Cina l'occasione sperata per poter occupare il Tibet. Distolta dai fatti di Corea, l'opinione pubblica mondiale venne colta di sorpresa allorchè Il 7 Ottobre 1950 quarantamila soldati dell'Esercito di liberazione popolare attraversarono il corso superiore dello Yangtze e dilagarono in tutto il Tibet occidentale uccidendo ottomila dei suoi soldati e senza praticamente incontrare resistenze di sorta. Una settimana dopo, venne eletto l'attuale Dalai Lama, Tenzin Gyatso (1935 - vivente), capo del governo tibetano e XIV Dalai Lama.


Nel 1950 l'Esercito di Liberazione Popolare entrò in Tibet frantumando l'esercito tibetano, quasi esclusivamente cerimoniale ed impedendo, di fatto, al Dalai Lama di governare. Il Tibet, membro fondatore dell'ONU e non allineato con alcuna superpotenza, divenne una preda facile. L'Europa trattò l'invasione come una questione interna cinese (del resto, allora, la Repubblica Popolare Cinese non era diplomaticamente riconosciuta dagli Stati Uniti e dall'Europa Occidentale)e l'America già duramente impegnata contro le truppe cinesi (i cinesi accorsero in aiuto alla Corea del Nord appena due settimane dopo aver invaso il Tibet, il 19 Ottobre 1950) a difendere la Corea, non osò sfidare Mao. Sadar Vallabhai Patel (1875 - 1950), il Vice Primo Ministro dell' India di allora così si espresse "La recente e amara vicenda (l' invasione cinese del Tibet) ci dice anche che il comunismo non è uno scudo contro l' imperialismo e che i comunisti sono buoni o cattivi imperialisti come tutti. Le ambizioni cinesi sotto questo aspetto non riguardano solo i fianchi Himalayani dalla nostra parte ma includono anche importanti parti dell' Assam. Hanno anche ambizioni sul Burma". Anche il Dr. Rama Manohar Lohia (1910 - 1967), leader comunista indiano, dopo aver fortemente condannato la violazione, così si espresse, "Il Governo Cinese invadendo il Tibet ha portato offesa non solo contro il senso morale internazionale, ma anche contro gli interessi dell' India: il Tibet rappresenta il palmo della mano ed ora la Cina vuole pure le dita, ovvero Nepal, Bhutan, Sikkim ed i territori indiani ad riente ed ad occidente della Linea McMahon" .


Ma, proteste a parte, negli annali delle Nazioni Unite, a quella data, l'unico Paese che sollevò la questione fu il Salvador. Inizialmente le truppe d'occupazione seguirono istruzioni astute per accattivarsi la popolazione locale: non si abbandonarono a saccheggi e violenze, corteggiarono il consenso della nobiltà e del clero buddista.


Il 17 Novembre 1950 il XIV° Dalai Lama (l'attuale Dalai Lama in esilio) assunse i pieni poteri spirituali e temporali come Capo dello Stato, nonostante avesse appena compiuto il sedicesimo anno.


Il 23 Maggio 1951 una delegazione tibetana, che era andata a Pechino per discutere sull' invasione fu obbligata a firmare il cosiddetto "Accordo dei 17 punti" sulle misure per una pacifica liberazione del Tibet sotto minaccia di un aumento di azioni militari in Tibet. Dopo di allora la Cina usò questo documento per attuare il suo piano di trasformare il Tibet in una colonia cinese senza tenere alcun conto della forte resistenza da parte del popolo Tibetano.


Il trattato del 1951 venne firmato non come un vero e proprio trattato di pace, ma come diktat sotto la pressione cinese. Il Tibet doveva rinunciare, tra l'altro, ad una politica estera autonoma, a batter moneta, a stampare francobolli. Poiché alcune riforme del nuovo governo, tra le quali quella di una redistribuzione delle terre, sarebbero risultate impopolari, queste vennero proposte solo nelle regioni più periferiche del Kham orientale e nell'Amdo.


Nel 1954 il Dalai Lama e il Panchen Lama invitati a Pechino, vennero da Mao e dagli altri leaders comunisti sedotti, e solo alla fine del loro soggiorno questi ultimi gettarono la maschera accusando il buddismo di essere un "veleno". Tornati in patria i due giovani leader religiosi scoprirono che lontano da Lhasa, nelle provincie di Amdo e Kham, le milizie comuniste avevano già cominciato a svuotare i monasteri ed a perseguitare il clero buddista. Repressione e arresti di massa scatenarono nel 1955 le prime fiammate di insurrezione armata, a cui partecipano i monaci buddisti. A quel punto, gli Stati Uniti, che avevano già combattuto direttamente contro i cinesi in Corea prese l'iniziativa, e la CIA venne incaricata di addestrare la resistenza tibetana. L'aiuto verrà interrotto un quindicennio dopo da Richard Nixon (1913 - 1994) e da Henry Kissinger (1923 - vivente), nel 1971 dopo il disgelo con la Cina al fine di trovare una via d'uscita alla Guerra del Viet Nam.


Nel 1956 i cinesi scatenarono una delle sue offensive più sanguinose, con 150.000 soldati e bombardamenti a tappeto.


Qui, nel 1959, con il supporto della CIA, venne organizzata una rivolta che venne stroncata provocando decine di migliaia di morti. Approffittando dei dissidi in seno al Partito comun ista cinese in seguito alla fallimentare tragica esperienza del Grande balzo in avanti, il 10 Marzo 1959, il movimento di resistenza tibetano, ormai esteso a tutto il paese, culminò con una sollevazione nazionale contro i Cinesi che la repressero con forza spietata. Migliaia di uomini, donne e bambini vennero massacrati nelle strade di Lhasa e in altri luoghi. Il 17 Marzo 1959 il Dalai Lama abbandonò Lhasa per cercare asilo politico in India. Egli fu seguito da oltre 80.000 profughi Tibetani. Mai prima nella loro lunga storia tanti Tibetani sono stati costretti a lasciare lo loro patria in circostanze così difficili. Oggi ci sono circa 130.000 profughi Tibetani dispersi in tutto il mondo. La sollevazione si stima abbia comportato una strage di almeno 65.000 persone.


Tenzin Gyatso (XIV Dalai Lama) e altri funzionari del governo si esiliarono a Dharamsala in India, ma sparuti gruppi di resistenza continuarono la lotta in patria fino al 1969. Più volte Zhou Enlai (1898 - 1976) chiese all'India l'estradizione del Dalai Lama.


Nel 1965 venne creata la Regione Autonoma del Tibet, in pratica l'intero paese venne annesso alla Cina de facto, come annunciò l'allora presidente della Repubblica Popolare, Liu Shaoqi (1898 - 1969).


Il biennio 1966 - 1968 fu tragico per il Tibet. Durante la Grande rivoluzione culturale, i cinesi organizzarono campagne di vandalismo contro monasteri e siti simbolo della cultura tibetana. Dal 1950 venne distrutta la quasi totalità dei monasteri, oltre 6.000, di cui molti secolari. Circa 1.200.000 tibetani vennero uccisi. Si tratta comunque di stime in quanto non furono diffusi rapporti ufficiali e i tibetani non erano in grado di potere verificare con esattezza il numero. Anche gli arrestati furono molte migliaia. Anche ad oggi si contano tibetani, soprattutto monaci e monache, nelle carceri cinesi per reati politici legati alla richiesta di indipendenza.


La nuova resistenza ha inizio nel 1977 e dura tuttora, dopo due dure repressioni, rispettivamente nel 1980 e nel 1989. Nel 1978, 1979, 1981, 1984 e 1991 la stampa mondiale si occupò del problema irrisolto tibetano.


Il Governo tibetano in esilio denuncia la volontà del Governo Cinese di cancellare definitivamente la cultura del Tibet con la repressione, da una parte, e con una propaganda martellante sui mass media e per le strade. Inoltre le scuole non possono insegnare il tibetano oltre ad una certa età, mentre rimane il cinese la lingua ufficiale.


Anche il Dalai Lama, in esilio, ormai non richiede più l'indipendenza del Tibet, ma una vera autodeterminazione che possa preservare ciò che è rimasto della sua cultura e che possa garantire ai tibetani i diritti umani fondamentali.


Dopo la morte di Mao, continua la resistenza attiva e passiva dei tibetani. Il nuovo leader cinese, Deng Xiaoping (1904 - 1997, promuove a partire dal 1983 massicci trasferimenti di cinesi in Tibet ed il trasferimento forzato s'incrementa dopo il fallimento dei colloqui segreti tra il governo cinese ed il Dalai Lama nel 1987). Pechino si rifiuta di riconoscere il Dalai Lama soprattutto dopo il conferimento del premio Nobel per la pace al Dalai Lama stesso.


La morte del Panchen Lama nel 1994 aggrava la tensione: al nuovo Panchen Lama di nomina buddista, la Cina ne nomina uno di sua fiducia.


L' XI° Panchen Lama Gedun Choekyi Nyima e tutta la sua famiglia sono da poco scomparsi dalla scena e si ritiene siano sotto arresto domiciliare in Cina pochi giorni dopo che egli era stato riconosciuto dal Dalai Lama (14 Maggio 1995) come la reincarnazione del X° Panchem Lama; questo fatto venne seguito dall' arresto di Chatral Rinpoche, l' abate del monastero di Tashi Lhunpo - la sede dei Panchen Lama. Lo stato ha interferito direttamente con la libertà religiosa dei singoli ed ha imposto un Panchen Lama fasullo nel Novembre 1995.