Nella puntata di Exit andata in onda ieri sera su La7 s’è parlato di Clima. In particolare si è parlato dei negazionisti con il senatore Domenico Nania, del PdL, Vice Presidente del Senato e firmatario della mozione che mette in dubbio la teoria del riscaldamento globale. Qui trovate il video degli interventi che consiglio caldamente di guardare.

Detto ciò, se l’emergenza climatica non esiste allora...

Cicciolina è vergine

La cocaina è un diuretico

Il cane fluorescente creato a Seul è un esperimento intelligente

Silvio Berlusconi è fedele

Veronica Lario pure

La crisi economica è superata

In Italia si rispettano le regole

Nilla Pizzi può fare la Velina

Ahmadinejad è tollerante

Israele bombarda solo zone militari

Michele Santoro è sempre un giornalista equilibrato

Emilio fede è un giornalista

Ecc... ecc...

All'università nazionale di Seul, in Corea del Sud, hanno creato il primo cane fluorescente. E' una beagle femmina di nome Ruppy. Sicuramente la scienza mondiale e la natura intera sentivano l'esigenza di creare un cane che s'illumina di notte. In Corea evidentemente non hanno niente di meglio da fare che distruggere la vita di un povero cane. Complimenti, begli scienziati...

Siamo una paese strano, con premier e moglie strani, una stampa strana e un popolo altrettanto strano. Per la seconda volta le prime pagine dei più importanti quotidiani italiani sono, e lo saranno per i prossimi giorni, tappezzate dai bisticci di due coniugi. Ora, le critiche di Veronica Lario saranno pure condivisibili ma il fatto che per esprimerle abbia sentito la necessità di chiamare l’Ansa francamente lascia perplessi. Una telefonatina no? Con lo You&Me c’erano anche i minuti gratis…

La reazione del mondo dell’informazione italiano dimostra ulteriormente la perversa predilezione per l’aspetto gossipparo del politico. Una sorta di realiy show, una “Casa Berlusconi”, dalla quale si evince anche che Silvio s’è perso tutti i diciottesimi compleanno dei figli. Male, non si fa…

Non che la notizia non sia rilevante o giornalisticamente gustosa, ma da qui ad aprirci in continuazione ce ne corre.

Quanto alle Veline nelle liste elettorali ci si stupisce del nulla. La politica usa personaggi dello spettacolo da sempre. Vi siete dimenticati Gabriella Carlucci? Elisabetta Gardini? Iva Zanicchi nell’Europarlamento? Milly D’Abbraccio candidata con i Socialisti a Roma (il precedente erotico c’era stato con Cicciolina…)? Vladimir Luxuria? Luca Barbareschi? Mara Carfagna? Ombretta Colli? E tanti altri. S’era parlato pure di Fabrizio Corona con Fiamma Tricolore… Il fatto di provenire dal mondo dello spettacolo, in questo non ha torto Berlusconi, non deve essere necessariamente una discriminante. Ci sono stati (tanti, ma proprio tanti…) esempi di enormi bluff ma anche di persone rivelatesi all’altezza della situazione.

Certo è che se è vero “che – come ha detto il premier – alcune hanno anche due lauree” fa pensare il fatto che una eventuale candidatura politica giunga d’improvviso, dopo aver sventolato le tette in tv senza che queste persone, magari davvero preparate, abbiano avuto l’opportunità di dimostrare sul campo quanto valgono. Anzi, se valgono o no…

Quanto alla politica che sceglie i volti famosi per colmare clamorose lacune di contenuti non spetta a me sottolinearlo.

D’altronde rimaniamo questo: il paese delle veline e dei velini, di chi li vota, di chi li presenta e degli impiccioni…

La stampa estera, intanto, ci piglia per i fondelli. Poco male, ci siamo abituati.


Riporto dal sito www.antimafiaduemila.com e non mi sembra che qualche organo d'informazione ne abbia parlato. E se lo hanno fatto non con la stessa visibilità di quando scoppio il caso in questione...




Notizia del 28 aprile




“Non ho ancora avuto modo di leggere il provvedimento ma è l’ulteriore conferma dell’assoluta correttezza del mio operato e nel contempo della attività di ostacolo e di interferenza alle mie inchieste che mi hanno costretto a lasciare la magistratura”.




Così il Dott. Luigi De Magistris, magistrato e candidato alle prossime Europee, ha commentato ad ANTIMAFIADuemila la notizia del suo proscioglimento dalle accuse mosse contro di lui dagli indagati dell’inchiesta Toghe Lucane. La notizia dell’archiviazione, resa nota dall’ufficio stampa dell’Italia dei Valori, è di pochi minuti fa. “Con il provvedimento emesso dal gip di Salerno Maria Teresa Belmone – si legge nella nota – è stata provata l'assoluta correttezza e gli ostacoli posti alle inchieste dell'ex pm Luigi de Magistris. Il gip di Salerno Maria Teresa Belmonte ha accolto le richieste di archiviazione presentate dalla procura di Salerno in riferimento alle accuse che erano state mosse a Luigi de Magistris, all' epoca sostituto procuratore di Catanzaro, nell'ambito del procedimento 'Toghe lucane'. Le indagini hanno anche dimostrato le gravi interferenze subite dal pm nel condurre le sue inchieste".
Massimo D'Alema spegne 60 candeline e su You Tube spunta un "documentario" sulla sua vita realizzato da un fantomatico KGB...






Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro alla Camera sul mondo della Rete nel nostro paese. Un incontro in cui si discutevano le varie soluzioni da adottare, più o meno sciagurate. Bene, l'onorevole Carlucci, notoriamente persona pacata e dalla spiccata predisposizione al dialogo democratico..., ha risposto così all'appunto di Gilioli...



Al di là dello spiacevole sproloquio dell'onorevole è nato un blog sulla proposta di legge Vita - Vimercati. Potete dire la vostra. Fatelo.

Grazie a Raffaella ho coronato il sogno di vedere la mia immagine in una curva da stadio. Nello "striscione" in fila: Alessio Vallerga, io e Pierluigi Cascianelli. Insomma i tre pseudoconduttori di Doctor Sport...

Ogni giovedì la trasmissione NoveUndici, che va in onda tutti i giorni dalle 9 alle 11 su Idea Radio (www.idearadio.net), parla di blog. I conduttori della trasmissione sono Claudia Ungaro e Tindari Barbera. Il "blogger" sarei io...

In questa puntata: Vivere Ecologico, Ecoblog, Eco alfabeta, Parole Verdi, Huffington Post, Drudge Report.

Ieri si sono festeggiati i cento anni dalla nascita di un "certo" Indro Montanelli. Sulla sua vita se ne raccontano, e ne ha raccontate lui stesso, di ogni quindi non voglio aggiungere altro anche perché non potrei aggiungere altro. L'unico particolare che vorrei sottolineare è lo strano caso del "ricordo unico". In questi giorni siamo stati bombardati da Roberto Gervaso apparso praticamente ovunque per raccontare il suo (e non solo) maestro. Bene.

Si è ricordato anche di come Gervaso abbia contribuito, in parte, alla stesura della Storia d'Italia una delle opere più importanti di Montanelli. Ari-bene. Solo che, chissà perché, ci si è dimenticati di sottolineare che Montanelli si distaccò dal suo pupillo allorché vennero resi noti alcuni nomi dei componenti della Loggia P2. Lista in cui risultava proprio l'uomo in papillon. Fatto sta che le successive collaborazioni del maestro nella stesura della Storia d'Italia avvennero con Mario Cervi.

Un'ultima cosa. Si ricama molto anche sulla storia tra Montanelli e Berlusconi. La versione dei fatti la fornisce proprio il grande giornalista in questo video.










di ANDREA BENEDETTI MICHELANGELI
Non solo “malasanità”. In Italia esiste anche la “stranasanità”, ma forse è più giusto chiamarla “sanità casuale”. Nel senso che può essere ottima, pessima o così così. Non di rado, infatti, risolvere felicemente problemi di salute dipende dalla struttura in cui si finisce e soprattutto dal medico cui ci si affida. Questo perché anche per patologie ormai molto diffuse non sembrano esistere protocolli standard. E così succede che le diagnosi, e le conseguenti cure, varino da un ospedale all’altro e da un professionista all’altro. Risultato: se si capita in mani non dico sbagliate ma perlomeno superficiali, si rischiano interventi comunque molto invasivi; viceversa se si ha la fortuna (per via di conoscenze dirette o indirette, indicazioni di qualcuno, semplici “sentito dire”) di imbattersi in dottori più prudenti, può accadere di cavarsela con un po’ di paura, qualche cerotto e un grosso sospiro di sollievo.

Un caso specifico per esemplificare ciò che intendo dire, ovviamente omettendo i nomi di persone, nosocomi e cliniche coinvolti.

Tutto comincia un giorno di dicembre, quando un’attiva signora 50enne, nel pieno delle sue forze e della sua voglia di fare, ritira il referto di una mammografia di controllo, esame che esegue periodicamente a scopo di prevenzione. Stavolta il risultato è allarmante: il radiologo parla, e non in modo tranquillizzante, di due noduli alla mammella sinistra. Uno la signora se lo porta dietro fin dall’adolescenza, l’altro sembra essere spuntato di recente e aver assunto forme già importanti. Il referto conclude consigliando un’ecografia come completamento diagnostico. Esame che la donna ovviamente si affretta a eseguire e che rende il quadro ancor più preoccupante. Tanto che il radiologo non usa giri di parole con la paziente: “Fossi in lei non ci dormirei sopra”.

E infatti da quel momento le notti della donna diventano piuttosto agitate. Comprensibilmente. La signora va dal suo ginecologo di fiducia che le indica un chirurgo del seno noto in zona: “Mi hanno detto che è bravo”, le riferisce. Appuntamento allo studio privato preso rapidamente. Il medico, gentilissimo, qualche giorno più tardi visita la 50enne, individua i noduli e poi “legge” le radiografie. Alla fine il suo responso non sembra lasciare grandi dubbi. “Signora, per me al 90% è un carcinoma – sentenzia -. Ma stia tranquilla. A questo stadio della malattia le garantisco la guarigione assoluta. Ora programmiamo l’intervento nella mia struttura (pubblica, ndr) che avverrà in day hospital. Le faccio una “quadrantectomia”, togliendo solo la parte del seno malata. Prima, magari, per sicurezza facciamo anche la ricerca del linfonodo sentinella, in modo da escludere che la malattia abbia già provocato ulteriori danni e per regolarci sulla terapia post-operazione”. Arrivederci, esborso di cento euro e richiesta della segretaria: “Vuole la ricevuta?”. “Sì”, la risposta.

La signora esce impaurita pur se non disperata. In fondo il chirurgo le ha assicurato una guarigione completa, anche se il percorso da affrontare non si prospetta semplice. Lei però non si accontenta di un solo parere e su consiglio di un’amica decide di consultare un giovane chirurgo di una casa di cura privata, figlio d’arte e con ottima fama. L’appuntamento anche in questo caso viene accordato a breve termine. Diverso ma non tranquillizzante il suo giudizio: “Non si capisce bene la natura dei noduli – afferma gurdando “mammo” ed “eco” - si potrebbero fare indagini più approfondite, magari una risonanza magnetica. Solo che costa. Lei ha un’assicurazione privata?”. “No”, la replica. Allora il medico alza il telefono e chiede il costo della rmn nella sua struttura: 460 euro. Tempo della visita 15 minuti circa, parcella 150 euro, ricevuta fornita solo dopo esplicita richiesta della paziente.

La 50enne se ne va con l’impressione che il giovane chirurgo “vada soprattutto a soldi” e un po’ più di confusione nella testa. Riflette qualche giorno e decide di seguire la strada tracciata dal primo chirurgo. E all’antivigilia di Natale viene chiamata per la preospedalizzazione in vista dell’intervento da effettuare subito dopo le festevità. E in quella circostanza i dubbi in lei aumentano. Il personale è gentilissimo, ma la struttura semi-abbandonata. In più non la convince il protocollo propostole dal chirurgo, molto sicuro di sé (“Io qui opero in day hospital 400 donne l’anno, stia tranquilla”) e determinato ad andare avanti senza ulteriori accertamenti.

Così, su insistenza di un’altra amica, decide per un terzo consulto. “Purché sia l’ultimo”, la catechizza il marito, un po’ spazientito, alla notizia. La signora riesce a ottenere l’appuntamento allo studio privato di una chirurga-senologa per il pomeriggio stesso e il quadro all’improvviso cambia. La dottoressa “legge” la mammografia e l’ecografia più recenti e anche quelle degli anni precedenti (che la donna aveva sempre portato con sé) e pur senza dare certezze commenta: “A me sembrano fibroadenomi (cioè noduli benigni, ndr). Comunque vanno tolti”. La chirurga aggiunge che per arrivare all’intervento con più notizie possibili è necessario eseguire una risonanza e anche un ago aspirato, che verranno programmati in tempi brevi nella struttura pubblica in cui lavora. Tempo della visita 40 minuti, costo 100 euro, ricevuta fornita senza richiesta con tanto di marca da bollo!

La signora è un po’ più sollevata, ma non ancora serena. Seguono i citati esami che confermano la “non malignità” dei due nodulini. L’intervento non è più urgente e slitta di qualche settimana, poi viene effettuato con degenza di 24 ore in una struttura (pubblica, va ribadito) con comfort alberghiero di ottimo livello. La volitiva chirurga si sbilancia: “Al 99’9% sono fibroadenomi, ma per scrupolo aspettiamo l’esito dell’esame istologico”. Che per fortuna è negativo. L’incubo della signora 50enne è finito. Ma probabilmente non sarebbe mai dovuto cominciare.
E' diventato lo sport nazionale: le elezioni e soprattutto il taroccamento dei manifesti elettorali. Questo blog non si è mai tirato indietro e visto l'andazzo con le Europee ho iniziato a sbizzarrirmi...


Questo è quello originale del Pd...



Questo è il mio. Me l'hanno servita su un vassoio d'argento...


Guarda un po' le coincidenze. Nello stesso periodo in cui si dà il via al vertice Onu sul razzismo (al quale Italia e Usa non parteciperanno) nel nostro Bel(?)Paese ci troviamo a discutere di razzismo negli stadi. Sai che novità.

“Non esistono negri italiani”. Questo è solo uno dei cori rifilati dai tifosi (?) della Juventus all'interista Balotelli. Balotelli non sarà certo il giocatore più simpatico sulla faccia della Terra, ma se uno ti sta sui maroni (non si offenda il ministro per carità) ci sta indipendentemente dal colore della sua pelle. Anche perché non si capisce il motivo per cui un giocatore di colore non potrebbe giocare nella nostra nazionale. Il passaporto italiano ce l'ha, parla milanese, e poi tutto questo casino non si è sentito per Camoranesi o per l'ipotesi Amauri. Il problema è che gli stadi sono divenuti ricettacoli di gruppo estremisti (ci sono pure quelli di sinistra, non vi preoccupate) che di fatto tengono sotto scacco le società, che in fin dei conti non fanno più di tanto per arginarli, o peggio ancora delle intere città. Basti ricordare Catania e Roma.

Sulla sensibilità di un calcio che non si ferma nemmeno di fronte a 300 vittime del terremoto in Abruzzo c'è ben poco da dire, solo che stavolta è arrivata la decisione di far giocare la Juventus a porte chiuse. Una risposta, flebile, a quello che anche Gianni Mura chiedeva, ovvero il coraggio di punire.

Ciò non toglie che il lavoro deve essere fatto anche dalle stesse società. La Juventus (e da tifoso bianconero duole dirlo) potrà anche aver presentato delle scuse ufficiali a Balotelli ma nessuno dei giocatori, né dei dirigenti torinesi si è sentito in dovere di voltarsi verso quei pirla e dirgli di farla finita. Probabilmente non sarebbe servito a molto, ma almeno una parvenza di decenza ogni tanto non guasterebbe.

Nuova puntata di Tolleranza Zoro. Sarebbe dovuta andare in onda a "Parla con me" giovedì, poi venerdì, invece è saltata per "esigenze di scaletta"...


Due puntate della rubrica su NoveUndici (www.idearadio.net). Nella prima, del 2 aprile, si parla della reazione di Facebook al terremoto in Abruzzo e di You Reporter.



Nella seconda, del 16 aprile, si racconta la vicenda di Anna e del blog Byo Blu.


di ANDREA BENEDETTI MICHELANGELI*

Due premesse.
La prima: non ho visto la puntata di "Annozero" del 9 aprile sul terremoto. La seconda: non sono un estimatore di Michele Santoro. Detto questo, le polemiche che si sono scatenate intorno alla trasmissione, ma soprattutto le "punizioni" adottate dalla Rai in seguito alla tacite richieste dei politici (da Berlusconi e Fini in primis, ma anche da esponenti del Pd) fanno rabbrividire. L'Italia è sempre più nella morsa del pensiero unico. Guai criticare chi comanda, guai approfondire, guai uscire dal coro.

Ripeto, non ho visto "Annozero" e non posso quindi giudicare se la puntata fosse basata su tesi preconcette. Ma se anche fosse? A Santoro non si può davvero rimproverare l'opportunismo, almeno nella confezione dei suoi programmi (semmai ci sarebbe da dire qualcosa sul suo percorso di giornalista Rai-Mediaset-Rai e sull'elezione da parlamentare europeo rinnegata dopo un anno). Chi lo guarda sa come la pensa, sa che gli piace andare a stanare le cose storte (quello che tutti i buoni giornalisti, e ormai ce ne sono sempre di meno, dovrebbero fare), sa che può in alcuni casi eccedere proprio per il gusto di denunciare. E allora? Si può non sintonizzarsi sulla sua trasmissione. In alternativa si può canale e si troveranno subito un tg, un Vespa e tanti altri pronti a magnificare l'efficientismo del Presidente del consiglio, della Protezione civile e via discorrendo. Di più: si può restare a guardare Santoro e non essere d'accordo con lui, criticarlo, insultarlo, tirare una ciabatta contro il video scambiandolo per l'arbitro che ha fischiato un rigore contro la propria squadra del cuore. Ma censurarlo no! Possibile che non ci si renda conto che si va contro i propri interessi di cittadino se si approva tale misura?


Una provocazione: se per assurdo in Italia si fosse tutti d'accordo sull'eccezionalità del lavoro svolto dalla Protezione civile in Abruzzo, i giornalisti dovrebbero andare a cercare almeno una persona che la pensa diversamente.
Se non ledessi i principi fondanti dell'informazione (l'autenticità, sia pure attraverso la soggettività di ciascun cronista, di ciò che si racconta e delle opinioni che vengono riportate), azzarderei che se un oppositore non ci fosse lo si dovrebbe inventare. Una provocazione, appunto. Ma pensarla in modo diverso, discutere, accapigliarsi perfino, è, deve essere, il sale della democrazia. Se manca, vuol dire che quella democrazia è malata. Di più: si avvia a non essere più una democrazia. E quella italiana è a questo stadio, se non già oltre.


Un accenno, infine, sull'espulsione di Vauro dal programma.
Ancora peggio del richiamo a Santoro, ancora più preoccupante. Il vignettista, per definizione, deve graffiare i potenti, deve far ridere, ma anche far riflettere. Allora se fanno ridere (e lo fanno) le vignette sul Rutelli pigro sotto le coperte, non vedo perché non dovrebbero far riflettere quelle aspre sul terremoto. Una o più di una sono state di cattivo gusto? Addirittura offensive? Può darsi, può capitare. Ma fa parte del gioco. Al massimo (e non mi sembra questo il caso, perché mi sembra che ancora una volta Vauro si riferisse al malcostume del paese, non certo ai singoli colpiti dalla tragedia) gli si può chiedere di scusarsi. Mandarlo via significa solo cogliere la palla al balzo per eliminare una persona che dà fastidio. Dà fastidio perché fa riflettere. E quando accade questo, la democrazia non è gravemente malata: è moribonda.



* Andrea Benedetti Michelangeli è un giornalista professionista del Messaggero.




Quello che vedete qui sopra è un audiovisivo con le fotografie che ho scattato nel viaggio in Abruzzo (consiglio di visualizzarlo cliccando il pulsante HQ). Le singole immagini le pubblicherò a giorni nel mio foto blog. Qui di seguito, infine, la terza ed ultima parte del resoconto con la tappa a Onna.

Arrivare a Onna vuol dire attraversare un passaggio a livello con dei binari muti. Una linea involontaria tra quello che è e ciò che non è più.
Per accedere al paese, o meglio a quel che ne rimane, dobbiamo passare all’interno di un giardino di un’abitazione. Di fronte a noi si para un campo verde immenso pieno zeppo di auto, furgoncini, mezzi con i lampeggianti, gente in divisa o con un microfono in mano.

Mi volto alla mia sinistra e la vedo. Onna. Un paese che non esiste più. A prima vista sembra quasi di trovarsi in un sito archeologico, con un mucchio di persone intente ad osservare dei resti antichi. Invece no. Quei resti fino a una settimana fa erano case integre, luoghi di incontro, posti vivi. In quel mare di macerie sono affondate circa cinquanta persone su un totale di 250 abitanti. Il paese più colpito. Ci avviciniamo a quella che una volta doveva essere una delle vie principali. C’è un nastro bianco e rosso e una guardia forestale che ci blocca. “Fotografate da qui, più in là è pericoloso”. Quel che resta impresso in mezzo a quell’ammasso confuso e grigio sono le gocce di colore che spuntano qua e là. Un tappeto, una sciarpa, un babbo natale. “Levatevi”, intima la guardia anche perché dietro sentiamo un rombo. E’ la ruspa che da lì a breve inizierà a buttare giù le case mentre poco più avanti un signore viene scortato dai vigili del fuoco per andare a recuperare qualche pezzo di vita rimasto sepolto.

Cerchiamo di seguire con l’obiettivo il braccio meccanico. “Spostatevi! Sennò vi crolla il muro addosso!” Ci spostiamo e arriviamo davanti ad un recinto in cui sono parcheggiate delle auto. Anzi, dei cumuli informi di lamiera.

Proseguiamo il cammino e si arriva all’altro pezzo del paese. Le case sono vuote, su una finestra c’è un lenzuolo bianco legato. “L’hanno usato per fuggire dal balcone” mi dice un collega. Il tempo è carico di pioggia. E’ arrabbiato e vedendo questo paese distrutto non si può biasimarlo.


Addentrarsi in una tendopoli per chi non ha vissuto la tragedia del terremoto, la perdita della casa o peggio ancora di una persona cara, è un’esperienza difficile da descrivere. L’istinto ti porta alla compassione per queste persone, alla comprensione di un dolore che tu, però, non sei in grado di capire. Poi la razionalità prende il sopravvento e realizzi che della tua compassione lì dentro, giustamente, non sanno cosa farsene. Quello che respiro dentro al campo di Prata D’Ansidonia come in quello di Arischia è stanchezza e dignità. I danni psicologici che può arrecare un terremoto sono immensi. “Quasi tutti soffrono di disturbi post-traumatici da stress – mi spiega Cinzia, la psicologa del campo di Prata – i disturbi sono insonnia, depressione e ansia. Ad ogni scossa, anche la minima, torna viva la paura anche perché il terremoto arriva all’improvviso e dunque vivono in uno stato d’allerta costante”. E i bambini? “Giocano simulando la ricostruzione – continua Cinzia – ricostruiscono il gruppo oppure come succede qui accudiscono un cagnolino costruendogli una cuccia. Cercano di ristabilire il “bello” attorno a loro ma sono coscienti di quanto accaduto”.

La forza e la predisposizione abruzzese a rimboccarsi subito le maniche la capisci anche ascoltando il racconto del sindaco di Prata D’Ansidonia, Francesco Di Marco. “Noi fortunatamente non abbiamo avuto perdite o feriti – spiega – e gli aiuti sono arrivati in tempi rapidi. Lunedì sera c’erano già i volontari qui. Però nel frattempo ci siamo organizzati, ad esempio le donne hanno dato vita ad una cucina comune”. Cucina che tutt’ora sfama il campo intero. Qui non ci sono solo i volontari della Protezione Civile, c’è l’Arci e addirittura un gruppo di ragazzi di Radio Rock. C’è tutto tranne le docce ma in serata arriverà un container.

Non tutti i campi sono così fortunati. “Ci sono i paesini di montagna dove ancora le tende non ci sono, oppure hanno un bagno per 200 persone, o ancora non ci sono abbastanza stufe per riscaldare – mi racconta Luca, sfollato al campo di Arischia – noi in confronto qui stiamo in hotel a 5 stelle”. Un signore lì vicino parla del numero dei morti. “Io, per carità, non lo so se il numero (300 circa, ndc) è vero oppure no, però nei seminterrati all’Aquila c’erano tanti immigrati clandestini e non lo so se ce l’hanno fatta. Li avranno contati quelli?”. Ecco: li avranno contati?

C’è tanto da fare ancora e probabilmente tanti interventi si potrebbero effettuare meglio ma i timori regnano sovrani, anche tra chi ha la casa ancora in piedi. “Casa mia – mi confida uno dei carabinieri che ci ha scortato – ha retto bene alla scossa grande di lunedì scorso. Il problema sono tutte le altre che sono arrivate dopo: si stanno formato crepe ovunque”. Ma la paura è un’altra. “Qui vicino c’è la diga di Campotosto – aggiunge Luca – speriamo che regga perché ci manca solo che i superstiti del terremoto muoiano affogati”.

Di nuovo in macchina. Direzione: Onna.

IL VIAGGIO - Si parte con il buio, ore 4.45, destinazione Prata D'Ansidonia. La colonna mobile che prende il via da Civitavecchia è composta da due camion, un furgone, un pick up e due auto. In tutto venti persone. Siedo in uno dei camion. Il viaggio scorre via tra una chiacchiera e la radio fino all'arrivo in Abruzzo, nei pressi de L'Aquila. Te ne rendi conto perché sulla strada sfrecciano quasi tutte auto con i lampeggianti accesi, camion che portano impressi i marchi delle città da cui provengono gli aiuti: cibo, vestiti, ecc... Soprattutto te ne accorgi dalle prime rovine che inizi a vedere ai lati delle vie, oppure sbirciando dentro a qualche paese in lontananza. A ogni ponte (qualcuno alto anche centinaia di metri), ogni traforo senti dentro quella piccola sensazione di paura che pensavi di aver rimosso. “Se non sono crollati con la prima scossa – ti dicono – vuol dire che sono resistenti”. Sarà, ma in caso di terremoto sono gli ultimi posti dove vorresti trovarti.

L'arrivo a l'Aquila, ore 8.30 circa, è inquietante. Nonostante la lontananza dal centro storico, quello più colpito, capisci subito la dimensione del danno da una cosa: la città è deserta. Case vuote, in un silenzio quasi irreale, in giro solo vigili del fuoco e forze dell'ordine. Ad un tratto diversi allarmi di macchine iniziano a suonare, lì per lì pensiamo ad una fortuita coincidenza. Invece no: è un scossa d'assestamento. Abbandoniamo l'Aquila per dirigerci verso Prata D'Ansidonia, un paese di poco meno di 600 anime a 30 km dal capoluogo abruzzese, lì sono presenti i volontari di Civitavecchia divisi tra Protezione Civile e Arci. Ci scorta una pattuglia di carabinieri e durante il
tragitto lo scenario è sempre simile: città fantasma, abitazioni danneggiate. Per raggiungere il paese attraversiamo una stradina di montagna in cui ci “accoglie” un masso di almeno tre quintali caduto dalla parete rocciosa alla nostra destra. Altro posto da evitare durante una scossa di terremoto. Finalmente l'arrivo a Prata D'Ansidonia intorno alle 9.15.

Questo paese è stato, fortunatamente, tra i meno colpiti. Sono tutti sfollati, è vero, ma non ci
sono stati feriti o morti anche se le perdite di cari o conoscenti non sono mancate. Le case però non sono agibili e tutti vivono nella tendopoli allestita nella piazza. Mentre si scaricano gli aiuti passeggiando nel campo è possibile scorgere la paura ma anche la forza tipicamente abruzzese. Una donna scherza – ma con gli occhi lucidi – dicendo che non ci sono detersivi per pulire i pavimenti della tenda... L'emblema di questo campo è Vincenza De Simone (in foto col fazzoletto viola in testa), 89 anni e “due palle così” come mi dice un volontario. Nonostante il terremoto nei primi giorni non ha voluto lasciare casa ed è stata portata via quasi con la forza dai volontari della Protezione Civile. “Adesso però – racconta Vincenza – sto bene in tenda, la notte fa freddo ma almeno abbiamo un posto dove dormire. Lo sa – mi dice – non ci crede nessuno che ho 89 anni, me ne danno di meno. Tutti si fanno le foto con me e mi vogliono bene. Sono ragazzi straordinari, ci stanno aiutando tanto. Spero di tornare a casa mia ma, è crollata una parete e vedremo un po' cosa succederà in futuro”. Già il futuro. Lo sconforto è totale in molti degli abitanti del campo, la paura regna sovrana perché le scosse di terremoto non ti lasciano mai. Il sollievo giunge dalle valanghe di aiuti che arrivano da tutta Italia. Si è addirittura ad un punto in cui non c'è più posto e in molti campi si mandano via i camion perché altrimenti c'è rischio che il cibo si rovini. “E' straordinario – dicono i volontari – l'importante è che nelle prossime settimane queste persone non finiscano nel dimenticatoio”. I volti dei bambini non si dimenticano, nonostante tutto cercano il gioco, il sorriso e non gli sembra vero di vedere le uova di Pasqua anche se “quest'anno – spiega amaramente la figlia di Vincenza – Pasqua non esiste”.

Lasciamo Prata D'Ansidonia per dirigerci verso altri campi e dopo circa un'ora arriviamo a Arischia alle 13. Arischia è un campo di calcio trasformato in tendopoli. E' grande, al suo interno trovano alloggio circa 1000 persone, forse anche di più. L'atmosfera è diversa dal primo villaggio. Qui ci sono tante persone che hanno perso figli, parenti, amici. L'atmosfera è grigia con le nubi che hanno occupato il cielo. Ci fermiamo per lasciare materiale per neonati e per pranzare. Ci offrono il pasto che si consuma dentro uno stand con tavoli lunghissimi. Mi siedo con il mio piatto di pasta tra le mani. Vicino a me c'è un gruppo di persone che parla, una donna è rossa in volto, ha gli occhi lucidi e racconta di come abbiano ritrovato il corpo di suo nipote (20 anni) nelle macerie della Casa dello Studente. E' straziante.

Zaino in spalla, però, si riparte. C'è da tornare a Prata D'Ansidonia, passando per Onna (di cui parlerò nei prossimi post) dove i volontari lavorano da giorni senza sosta. Nel campo vicino, a Tussio, c'è bisogno di vestiti per una bambina di venti giorni perché nella notte hanno rubato tutti gli
aiuti del villaggio. Vestiti consegnati, nel mentre un anziano, occhi blu e cappello in testa, ci racconta di come nei primi giorni mancasse il latte in polvere per i neonati. “Adesso – prosegue scherzando – con tutti questi aiuti ne abbiamo almeno 30 litri bisognerà che facciano altri due figli sennò tocca buttarlo...”.

Anche questo vuol dire essere abruzzese: forza d'animo e “due palle così”.


Sarebbe stato troppo lungo racchiude un giorno intero di incontri, di emozioni, di fotografie ecc... Dividerò tutto in puntate con interviste e il viaggio a Onna.


"Nella vita, come nell'arte, è difficile dire qualche cosa che sia altrettanto efficace del silenzio"
Ludwig Wittgenstein
In questi giorni sta raccontando la sua storia sul blog. Si tratta di Miss Kappa, alias Anna, che aggiorna come può il blog spiegando in prima persona cosa si prova. Qui sotto pubblico il suo ultimo post.

Di Miss Kappa

Eccomi, amici. E' la vostra campeggiatrice che vi parla. Carina come esperienza, ti fa tornare giovane. Divertente vivere fra le macerie. Da' quel tocco di originalità. E poi ogni tanto, spesso, si balla. Senza muovere le gambe. Non fai neanche fatica. E la colonna sonora sono le urla ed i pianti degli altri campeggiatori. Le facce attonite e terrificate di alcuni sono l'inusuale coreografia.E poi non hai neanche l'incubo di pensare che, finito il campeggio, dovrai tornare alla routine casalinga. Niente letti da rifare, lavatrici da avviare, piatti da lavare. Nessun pensiero. Abbiamo eliminato il problema alla radice. Radice compresa. Ovviamente l'ottimismo nasce dalla consapevolezza che la vacanza in campeggio sarà molto lunga. Lunghissima. Vacanza di anni. E vi sembra poco non avere più un lavoro? Finalmente liberi. Potremo dormire fino a mattina inoltrata. E il pomeriggio si potranno fare passeggiate fra i campi. Campi di sfollati, naturalmente.

Sono in una casa , ho per qualche ora un tetto sulla testa. Ma voglio uscire. Mi terrorizza pensare che il tetto potrebbe crollarmi addosso. Anche se sono a cento chilometri dall'epicentro del terremoto. Ma si balla anche qui. Qui si balla un lento. Fra i miei monti si balla il rock. Domani mio marito ed io torneremo lì.
A presto. Grazie per la vostra solidarietà.

P.S.Il mio cellulare è un vecchissimo telefono che mi fu dato con la raccolta punti della Vodafone. Non so cosa posso fare con quello. E non saprei dove mettere le mani.

Avere un archivio è sempre importante, sarà per questo che il quotidiano belga Le Soir ha inventato una fotogallery con tutte le frasi e conseguenti gaffes del Premier Silvio Berlusconi... Si intitola "Les Berlusconneries"...
Perché palazzi costruiti di recente sono crollati come castelli di carte? Perché è crollato l'ospedale? Perché è crollata la Casa dello Studente? Perché non si dice chiaramente che in Abruzzo con le regole di costruzione antisismiche ci si sono puliti le chiappe? Perché non si dice che pure le altre zona d'Italia a rischio non sono messe meglio? Perché con terremoti molto più forti di quello d'Abruzzo, negli Usa o in Giappone, la gente non muore o le case non crollano?




E soprattutto, perché il Tg1 continua a vantarsi dei dati Auditel?

Il numero delle vittime cresce e trovo difficile commentare. Anzi, il mio commento non servirebbe a nulla.

In tutto questo ci si può appigliare ai barlumi di felicità sparsi qua e là, con le vittime recuperate a distanza di decine di ore come Marta che potete vedere qui sotto.



Ora, su Gianpaolo Giuliani si è detto di tutto. Questo servizio di Striscia la Notizia riassume le dichiarazioni e la storia, quindi può essere d'aiuto.



Update 18.15: QUI trovate tutte le informazioni per inviare aiuti alle vittime del terremoto.


Le parole non servono, serve aiuto, solidarietà e risposte. Una risposta, soprattutto, a questa domanda: perché
i fenomeni segnalati dal geofisico Giampaolo Giuliani, sono stati ignorati?


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IL MESSAGGERO
Ogni giovedì la trasmissione NoveUndici, che va in onda tutti i giorni dalle 9 alle 11 su Idea Radio (www.idearadio.net), parla di blog. I conduttori della trasmissione sono Claudia Ungaro e Tindari Barbera. Il "blogger" sono io...

In questa puntata: Yoani Sanchez, Festival del Giornalismo, Web al femminile.


In un post di qualche giorno fa ho parlato degli stravolgimenti che Facebook ha portato nei rapporti di coppia, soprattutto nel momento della rottura. Bene Manuel D'Amore ha realizzato una canzone con tanto di video che definire esilarante è eufemistico. Godetevelo...



Ci mancava solo la Regina Elisabetta. Come se non bastassero i tanti (?) attacchi komunisti (??) e faziosi della stampa (???) e degli oppositori (?????), adesso a Silviuccio lo riprovera pure Sua Maestà che gli ricorda di essere in un contesto internazionale e non a una partita del Milan...



E' notizia di oggi che anche il Chicago Sun Times è praticamente sull'orlo del fallimento. Un'altra voce che rischia di chiudere o comunque di ridimensionarsi. La ricetta unica per risolvere i problemi di tutti, probabilmente, non c'è ma dall'intervista che Mario Calabresi ha realizzato con il 72enne Seymour Hersh, si possono trarre degli spunti interessanti. D'altronde Hersh ha solo vinto il Pulitzer...



L'intervista integrale, che vi invito caldamente a leggere, la trovate qui. Riporto solo un pezzo che mi sembra interessante evidenziare...




"L'idea che i giornali ci possano salvare è morta con le armi di distruzione di massa che George Bush sosteneva avesse Saddam. Abbiamo deluso la gente: non siamo riusciti a scoprire cosa stesse facendo Bush e così abbiamo perso credibilità e peso. Se ci sarà una rivoluzione sociale in America farà bene a non contare sulla stampa. Anzi non sapremo neanche che è in corso per almeno sei mesi. Siamo molto più burocratici e convenzionali di quello che i lettori credono".




E tanto per rimanere in tema di persone che non la mandano a dire, ve la ricordate Yoani Sanchez? Si, proprio la blogger cubana che sfida da tempo Fidel Castro. Nei giorni scorsi si è tenuta a L'Avana una manifestazione artistica alla Biennale organizzata da Tania Bruguera. Yoani ha preso la parola infiammando la platea. Il video ha fatto il giro del mondo e della blogosfera. Eccolo. Qui, invece, il suo racconto.






Mario Chiesa è tornato in carcere. Di nuovo, dopo Tangentopoli. Il motivo è lo stesso ma stavolta c'è di mezzo l'immondizia. L'ultima volta lo arrestarono mentre cercava di gettare 30 milioni nel cesso.

Riporto, tanto per chiarezza, uno stralcio dell'articolo di Giorgio Bocca apparso oggi su Repubblica.
"Come accade spesso ai pregiudicati Mario Chiesa è ricaduto nel "vizietto" perché questo era il suo mestiere, il solo lavoro che potesse o sapesse fare. La politica come mafia non spara, ma i suoi automatismi sono ferrei, non c'è nulla che le vittime possano fare per sfuggirle".