Domani al Vaticano c'è "Le notizie ad alta velocità". L'evento, organizzato dalla Asr e da Nuovo Trasporto Viaggiatori, si terrà presso l'Auditorium Augustinianum (via Paolo VI 25, al Vaticano) dalle 10 alle 13 e metterà a confronto Italia e Inghilterra nella complessa transizione all'informazione digitale. Coordinati da Piero Schiavazzi, direttore degli eventi Elea,  interverranno esponenti del mondo della nostra editoria e di quella britannica. Nell'occasione l'Asr presenterà la traduzione italiana del Rapporto 2012 del Reuters Institute e il corso di formazione per giornalisti che Asr e Sky Italia hanno organizzato per i colleghi di Skytg24.   

"L'Asr ha voluto questo appuntamento, per il quale ringrazio Ntv spa per la collaborazione, - ha detto Paolo Butturini, segretario dell’Asr - per offrire a cittadini e addetti ai lavori una pietra di paragone sullo stato dell'informazione e del suo futuro. L'Inghilterra è certamente una delle punte di diamante di questo processo e sarà interessante confrontarsi con Guardian, Bbc, Itv e Reuters Institute,  sapendo che poi dovremo trovare una nostra via sia imprenditoriale sia sindacale".

L’evento potrà essere seguito in diretta sul servizio Active di SkyTg24 e su Twitter seguendo @stamparomana oppure #stamparomana.

Ecco chi parlerà 
SALUTI INIZIALI
Antonello PerriconePresidente Nuovo Trasporto Viaggiatori
Mariella ZezzaAssessore Lavoro, Formazione e Istruzione Regione Lazio
INTRODUCE
Paolo ButturiniSegretario Associazione Stampa Romana
PARTECIPANTI
S.E. Mons.Claudio CelliPres. Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
Lucia AnnunziataDirettore Huffington Post Italia
Giulio AnselmiPresidente ANSA e FIEG
Luisa BaldiniReporter BBC
Luigi CarlettiConsulente formazione Asr
Vittorio Di TrapaniSegretario Usigrai
Mario GiordanoDirettore TgCom24
Luigi GubitosiDirettore Generale Rai
David LevyDirettore Reuters Institute
Julian MarchDirettore Area Digitale Itv
Nic NewmanDigital Strategist
Laura OliverThe Guardian
Allegra SalvadoriBlogger italo-inglese
Giuseppe SciarroneAmministratore Delegato di Nuovo Trasporto Viaggiatori
Gian Antonio StellaInviato de Il Corriere della Sera
Sarah VarettoDirettore SkyTg24
Andrea ZappiaAmministratore Delegato Sky Italia
MODERA
Piero Schiavazzidirettore eventi Elea



Qualcuno era choosy perché non capiva che se uno lavora non è detto che poi debba essere pagato 

Qualcuno era choosy perché non apprezza l'ebrezza di rincorrere il datore di lavoro per avere lo stipendio

Qualcuno era choosy perché nonostante anni di studio, lauree e master a fare il piastrellista a 2.000 (?) euro al mese proprio non ci pensa

Qualcuno era choosy perché non gli risultava che i piastrellisti prendessero 2.000 euro al mese...

Qualcuno era choosy perché faceva notare che se prendi 1.000 euro al mese e un affitto di un monolocale costa 600 euro o una stanza (in nero) costa 500 non è possibile vivere

Qualcuno era choosy perché pensava che un giorno avrebbe preso una pensione

Qualcuno era choosy perché la pensione? E che è?!

Qualcuna era choosy perché voleva avere dei figli

Qualcuna era choosy perché non aveva capito che se hai dei figli non ti rinnovano il contratto

Qualcuno era choosy perché pensava che se sei malato e non puoi muoverti forse dovresti restare a casa

Qualcuno era choosy perché “Malattia? Lo siento, no hablo tu idioma...”

Qualcuno era choosy perché credeva che “flessibilità” non equivalesse a “precariato ad aeternum”

Qualcuno era choosy perché era convinto che uno stage serva a te per imparare e all'azienda per trovare e formare nuove risorse

Qualcuno era choosy perché sosteneva che se uno usa gli stagisti per avere ogni sei mesi dipendenti a costo zero andrebbe fatto chiudere

Qualcuno era choosy perché “al call center ci lavoro pure ma come campo con 3,5 euro l'ora?”

Qualcuno era choosy perché non aveva ben chiaro che “Meritocrazia” non fa rima con “Italia”

Qualcuno era choosy perché non si è fatto eleggere in Regione

Qualcuno era choosy perché avrebbe potuto lasciare l'Italia

Qualcuno era choosy perché ancora oggi non capisce che paese sia un paese dove gli Under 40 devono espatriare per lavorare e poi pagare le tasse in un'altra nazione

Qualcuno era choosy perché poi si ricordava che tanto in Italia le tasse le pagano in pochi

Qualcuno era choosy perché “se non sei figlio di qualcuno da me che vuoi!?”

Qualcuno era choosy perché nonostante tutto si incazza sbattendo quotidianamente la testa contro un muro fatto di pressapochismo e ostilità. Contro una barriera di inettitudine che circonda una giungla senza regole che ci ostiniamo a chiamare paese civile. E non si rassegna proprio al fatto che non possa nemmeno permettersi di sognare un futuro.

Quindi, gentile Ministro Fornero non si preoccupi. Noi non siamo choosy. Se lo fossimo stati come elettori negli anni passati Lei ora non sarebbe al suo posto.

Ci voleva la Annunziata per farmi dare ragione a Gianni Alemanno. L'articolo pubblicato oggi dall'Huffington Post sul figlio del sindaco di Roma che pubblica foto su Facebook in cui fa il saluto romano merita un paio di commenti.
Non si pubblicano foto di minorenni. Sì, erano su Facebook che è un social network. Ma una cosa è pubblicare le foto, per quanto cretine, sul mio profilo. Altra cosa è appropriarsene e sbattere un minorenne in homepage oltretutto, come spiega pure Mantellini, senza citare la fonte o mettere il link.
L'usanza di prendere foto dai profili social è diventata propria di tutti giornali. Ma sui ragazzi, fino a prova contraria, ci sono delle regole (qualcuno se la ricorda la carta di Treviso?) che vanno rispettate. Anche se il ragazzo in questione non brilla per intelligenza.    

Comunicato di Stampa Romana
Approvare entro ottobre al Senato la proposta di legge sull’equo compenso giornalistico affinché possa essere, immediatamente dopo, varata in via definitiva dalla Camera e dunque prima della fine della legislatura.
E’ l’impegno preso dai parlamentari intervenuti questa mattina all’incontro organizzato dall’Associazione stampa romana per sollecitare la conclusione dell’iter legislativo.
I giornalisti hanno ribadito l’importanza di porre un freno allo sfruttamento e al ricatto cui sono quotidianamente sottoposti coloro che, privi di garanzie e tutele, rappresentano oltre la metà dei professionisti dell’informazione in Italia. Di tutte le età. Non si tratta infatti né di un problema generazionale, né di esclusivo interesse dei giornalisti. Un’informazione sotto ricatto è un gravissimo danno per i cittadini e la democrazia.
“L’equo compenso - ha spiegato il segretario dell’Associazione stampa romana, Paolo Butturini - è uno strumento per difendere i colleghi e per dare loro la possibilità di essere autonomi e rispondere solo ai cittadini. Una legge importante che andrà comunque accompagnata da una serie di norme contrattuali e di regole da contrattare con gli editori”.
Simile la posizione di Giovanni Rossi, segretario generale aggiunto della Federazione nazionale della stampa che ha sottolineato come “l’equo compenso sia un passo avanti nella battaglia del sindacato. L’obiettivo è anche la stabilizzazione dei colleghi che di fatto lavorano come dipendenti nelle aziende”.
Rossi ha poi ringraziato le personalità del mondo della scienza, dello spettacolo e della società civile che hanno aderito all’appello lanciato ai parlamentari dalla Commissione nazionale lavoro autonomo dell’Fnsi, trasformata in una raccolta di firme dall’Associazione articolo 21, il cui direttore, Stefano Corradino, è intervenuto all’iniziativa. Oltre 1.500 le firme raccolte in una settimana.
“Sono cautamente ottimista e vedo segnali positivi per l’approvazione del progetto di legge entro la fine del mese”, ha spiegato il senatore Vincenzo Vita (Pd) membro della Commissione Lavoro al Senato dove si sta discutendo l’equo compenso.
Un messaggio ai parlamentari è stato invece lanciato dal deputato Enzo Carra (Udc): “Faccio una proposta ai colleghi: impegnamoci a bloccare la riforma sull’editoria se non passa l’equo compenso”.
Presente il presidente della Fnsi, Roberto Natale, hanno illustrato le proposte sull’equo compenso Bruno Tucci, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Massimo Marciano, consigliere di amministrazione dell’Inpgi e membro della Commissione regionale lavoro autonomo e Moira Di Mario, responsabile del Coordinamento collaboratori atipici e precari di Asr.
A garantire il proprio impegno per la rapida approvazione della legge e anche il riesame dell’intera normativa italiana ed europea sul lavoro giornalistico, sono intervenuti, oltre a Vita e Carra, anche il deputato Andrea Sarubbi (Pd) e il parlamentare europeo David Sassoli (Pd). Hanno inviato messaggi di impegno e solidarietà, il senatore Stefano Pedica (Idv) e i deputati Maria Coscia (Pd), Antonio Rugghia (Pd) e Giuseppe Giulietti (gruppo misto).

Ricevo e pubblico dall'Associazione Stampa Romana:

"Fai tuo l'equo compenso" è l'appello che sarà lanciato ai parlamentari eletti nel Lazio e agli eurodeputati della stessa circoscrizione, nel corso dell'incontro  organizzato dalla Commissione regionale lavoro autonomo e dal Coordinamento lavoro autonomo, atipico e precario dell'Associazione stampa romana sul progetto di legge sull'equo compenso giornalistico in discussione al Senato. L'incontro si terrà lunedì prossimo, 1°ottobre, alle 12 nella sala "Efisio Serra" dell'Asr, in piazza della Torretta, 36 a Roma.

L'iniziativa si inserisce nella campagna di mobilitazione nazionale di tutti i precari e freelance a favore dell'approvazione della legge prima della scadenza della legislatura. Una mobilitazione di massa partita proprio da Roma il 31 luglio scorso con una affollata conferenza stampa al Senato sul progetto di legge, voluta fortemente dall'Asr in collaborazione con la Federazione nazionale della stampa e il movimento Errori di Stampa, proseguita a Napoli il 17 settembre in un incontro con i parlamentari campani  e che sta andando avanti in rete attraverso l'appello ai parlamentari lanciato dalla Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi che l'associazione Articolo 21 ha trasformato in una raccolta di firme ancora aperta. 

Le proposte dei giornalisti per la rapida approvazione del progetto di legge saranno illustrate da Paolo Butturini, segretario dell'Asr,  da Giovanni Rossi segretario generale aggiunto della Fnsi e Presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi, da Bruno Tucci, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Lazio, da Massimo Marciano, Consigliere di amministrazione Inpgi, da Moira Di Mario, responsabile Coordinamento lavoro autonomo, atipico e precario Asr e dal movimento Errori di Stampa. La difesa della democrazia e della libertà di stampa è anche tutela dei diritti dei giornalisti precari. 



In questi giorni l'attenzione di tutti è calamitata sulla vicenda Sallusti. C'è però un altro direttore che ha rassegnato le dimissioni (in diretta tv) anche se per motivazioni completamente diverse. Gaetano Gorgoni, direttore del Tg di Canale 8 è andato in onda annunciando agli spettatori che da quel momento non avrebbe più diretto la testata. Il motivo? “Sono stato costretto a farlo per difendere la mia dignità di giornalista per dire no alla precarizzazione della redazione”. 

I giornalisti non prendono lo stipendio da mesi e Gorgoni ha deciso di dire "basta" assumendosi le responsabilità che anche la Carta di Firenze prevede. 

Se altri facessero come lui si potrebbe aprire un spiraglio. Ma non lo faranno: non hanno le palle.  
foto: www.readers-bench.com

Ne parlo con un po' di ritardo e me ne scuso. Però anche quest'anno il Terracina Book Festival mi ha fatto divertire tanto (complimenti a Irene Chinappi, Massimo Lerose, Simone Di Biasio e Andrea Giannasi). Al centro del festival il giornalismo e c'è stato spazio anche per presentare "Paese che vai, giornalismo che trovi". Un'occasione di confronto anche con tanti colleghi che, come me, vivono la realtà non solo del giornalismo locale ma anche del precariato diffuso. 

Non solo, il Tbf12 ha aperto le porte al giornalismo a 360 gradi. Dai grandi (Fausto Pellegrini e Sandro Petrone per esempio), ai piccoli (cioè io) ma anche alle persone che si sono potute confrontare con un argomento come quello di un'informazione che molti vorrebbero diversa. 

Da tutti questo è nato il video realizzato dai ragazzi di Reader's Bench un blog letterario molto bello e portato avanti con passione e professionalità. Oltre a ringraziarli per le belle parole spese per "Paese che vai, giornalismo che trovi" riporto qui sotto una serie di interviste che hanno realizzato chiedendo ai giornalisti cosa sia per loro il giornalismo. Ci sono pure io in mezzo, ma se volete potete saltare direttamente ai professionisti seri ;-)



No, non parlerò dell'Huffington Post Italia. Il motivo è semplicissimo. Il sito diretto da Lucia Annunziata è solo l'ultimo esempio in ordine di tempo di un problema ben più grande e diffuso soprattutto nel mondo dell'informazione online.

Nel corso degli ultimi anni ho assistito al fioccare di testate sul web come se fossero funghi. Molte accomunate dalla stessa filosofia: scrivi per noi, non ti paghiamo ma ti diamo visibilità. Prendente un qualsiasi sito per la ricerca di lavoro e digitate "giornalista" vedrete comparire una sfilza di annunci. Quasi tutti però, dopo avervi prospettato "l'opportunità di lavorare in un contesto ambizioso e stimolante" al momento di parlare di soldi citano la seguente frase: "non è prevista retribuzione".

Ora, a parte il fatto che se vado su un sito di offerte di lavoro mi aspetto di trovare offerte che prevedano un pagamento per quello che dovrei svolgere, quello che mi ha lasciato di stucco è stato vedere come molti colleghi o ragazzi che desiderano intraprendere la carriera giornalistica accettino di scrivere gratis

Non sarò ipocrita, quasi tutti i giornalisti agli inizi prendevano poco o nulla. Però, c'è un però. Fermo restando che, di base, il lavoro andrebbe sempre pagato, una cosa è frequentare una redazione, avere la possibilità di imparare qualcosa da chi lavora lì da più tempo di te, metterti in mostra e poi riuscire a cominciare a guadagnare qualcosa dopo un periodo di prova.

Altra questione è, invece, startene a casa senza imparare nulla, scrivendo pezzi che qualcuno magari nemmeno riguarda e lavorare all'infinito per chi che usa quello che scrivi per riempire un sito, attirare visite e sperare di incassare qualche soldi di pubblicità. Soldi che terranno per loro. Ovviamente. 

Ecco, così non va. La questione della visibilità non regge più. Si, magari se scrivi sull'HuPo (tanto per fare un esempio eh...) hai più possibilità di attirare lettori in breve tempo ma se sei un giovane (io ho 30 anni mica 80, però...) che vuole scrivere non farlo gratis per chi se ne fregherà di quello che fai.

Viviamo nel 2012, sfrutta i social network e apri un blog. Sì, ci vorrà più tempo per farti notare. Sì, dovrai faticare il doppio. 

Ma se proprio devi lavorare da solo e crearti 'sta benedetta visibilità almeno lavora gratis per te stesso. E non smettere di cercare: visto mai qualcuno si svegli un giorno e decida di pagarti...        

Update 20.12. Riporto una parte dell'articolo di Carlo Gubitosa apparso su Lsdi.it

"Anche a me è capitato di scrivere gratis per questo maledetto prurito alle mani che mi perseguita da una ventina d’anni, e perché il piacere di pubblicare un editoriale su un quotidiano nazionale puo’ mettere in ombra il compenso che ne corrisponde. Ma poi ho cominciato a interrogarmi sulla responsabilità sociale delle mie azioni.

E sono arrivato alla conclusione che i ragionamenti come quello che fai tu, e che purtroppo ho fatto anche io in passato, hanno fatto crollare il valore della professione giornalistica negli ultimi 5 anni da 100 euro a pezzo (quanto prendevo io nel 2003 per scrivere articoli da freelance sul sito di un grande gruppo editoriale) a zero.
 
Questo dato non possiamo più permetterci di ignorarlo. Non mi illudo che si possa rispolverare la “lotta di classe” per farsi valere come categoria professionale, ma almeno si potrebbe concordare sul fatto che il lavoro gratuito che genera profitto per altri e’ cosa negativa che non danneggia solamente chi lo pratica. Si puo’ discutere sui due euro a pezzo che a volte scendono a pochi centesimi, e possiamo farlo misurando i rapporti di forza tra editori e giornalisti, che non sono mai stati cosi’ sbilanciati come in questa stagione del giornalismo.


Ieri il popolo spagnolo è sceso in piazza a Madrid per protestare contro le politiche del governo Rajoy. Il blog Desrealitat.org racconta come diversi giornalisti siano stati fermati dalla polizia subendo anche indimidazioni. Il tutto è contenuto nel video che riporto sopra. 

Raccontano sul blog:
"Varios miembros de prensa fuimos identificados, agredidos, amenazados y probablemente denunciados por los miembros de antidisturbios que se negaron a su vez a dar su número de identificación que ni siquiera portaban".   

È nato Huffington Post Italia. La versione italiana diretta da Lucia Annunziata ha aperto i battenti e lo ha fatto con Silvio Berlusconi sparato in homepage. Di commenti ce ne sono stati molti. 

Per esempio Pier Luca Santoro scrive:
"Arruolare folle di blogger che scrivono gratuitamente e/o utilizzare social network e SEO alle porte del 2013 non può davvero considerarsi innovativo o “rivoluzionario”, e che determinano il perchè nel nostro Paese non sarà il successo di altre nazioni finendo probabilmente per minare la già precaria salute economica delle testate all digital italiane". 
"nulla di particolarmente rivoluzionario anche perchè per buona parte il contenitore è il classico e rodato HuPo made in Usa e i contenuti sono italiani.
Si sente purtroppo poco tendente a niente la grandissima scuola digitale del gruppo Espresso – Repubblica partner editoriale dell’avventura.
Molti blogger presentati in prospettiva, una ventina di blogger operativi per buona parte del giro radical chic Vip ma intelligentemente presi di diversi orientamenti politici".

Nel mio piccolo mi sento di dire che Huffington Post Italia, almeno per ora, è protagonista di un fatto particolare: arrivare dopo chi ha preso spunto dal sito americano. Fondare un sito sull'apporto di blogger con l'aggiunta di giornalisti è stata la forza dell'Hupo negli Stati Uniti. Scelta talmente tanto azzeccata che nel nostro paese, tanto per fare un esempio, è stata presa come spunto dal Fatto Quotidiano. 

Ecco, l'Huffington Post arriva dopo chi ne ha preso spunto. Strana la vita eh?

E comunque in bocca al lupo a tutti. Anche se sulla storia che i blogger non vadano pagati continuo a non essere del tutto d'accordo. 

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"Questo piccolo giornale lo abbiamo fondato senza palazzinari alle spalle". Comincia così Luca Telese nell'editoriale di presentazione del primo numero di Pubblico da oggi in edicola dopo essersi presentato prima online. Il costo è di 1,50 Euro (non prendono fondi pubblici), formato piccolo e pratico con il logo che ricorda (forse volutamente) quello del francese Libération

La prima pagina cerca di far capire subito quale sarà l'andazzo di questo giornale come d'altronde è dichiarato anche in alto con la scritta "Dalla parte degli ultimi e dei primi". In apertura un ampio servizio sul dramma dei call center con l'Almaviva che sta licenziando a Roma per assumere in Calabria. Bella l'idea del disegno al posto della fotografia (ma attenzione ad usare il nero dell'occhiello su un disegno dai contorni neri: non si leggono alcune lettere...). Poi satira con un pezzo della Fornario. 

E poi all'interno intervista a Bersani, speciale sulla Fiat e Marchionne. Interessante lo spazio "Ordinary People: persone ordinarie che fanno cose straordinarie" dedicato alla storia di Tina Martinez, vedova dell'agente Antonio Mortinaro, morto nell'attentato di Capaci, che spiega come l'orto della memoria venga puntualmente dimenticato dalle istituzioni.

Si passa agli Esteri con un reportage da Il Cairo e un pezzo sulla racolta fondi fai-da-te di Obama. Si sfoglia ancora e ci si imbatte in due paginoni di Ascanio Celestini che racconta l'Italia di "chi dice no". Poi Sport con intervistona a Gigi Riva, cultura (piatto forte: le Pussy Riot) e via via fino all'ultimo articolo del giornale (24 pagine in tutto) con un ricordo di Garrincha firmato da Darwin Pastorin passando per la rubrica fotografica con l'immagine di un edicolante al giorno. "Sono loro gli eroi che ci permettono di arrivare fino a voi" dicono. Scelta paracula?

Telese chiude l'editoriale scrivendo "Abbiamo molta nostalgia del futuro". Racconta le storie delle persone che compongono la sua redazione "dall'età media di 35 anni" e assicura i lettori che Pubblico farà "parlare la lobby dei senza lobby". 

Onestamente non so quale potrà essere il futuro di questo giornale. C'è bisogno di tempo per capire quale sarà la reazione dei lettori una volta archiviata la sbornia d'entusiasmo iniziale. Mi sembra però completo. Il fatto che si tratti di un giornale con una redazione giovane mi fa piacere. Molti arrivano già da esperienze come Unità, Liberazione, Il Fatto, Il Riformista ecc... La sfida di Telese però sarà quella di scovare talenti ancora nell'ombra. Quello è il difficile.   

Domani inizia la terza edizione del Terracina Book Festival. Gli organizzatori (Irene Chinappi, Simone di Biasio, Andrea Giannasi e Massimo Lerose) hanno messo in piedi un gran bel programma tutto orientato sul giornalismo. Tra gli ospiti di punta ci saranno Daniele Mastrogiacomo (Repubblica), Sandro Petrone (Tg2) e Davide Rondoni (direttore del Centro di poesia contemporanea di Bologna)

E poi sì ci sono anche io. Domani sera alle 21 a parlare di "Paese che vai, giornalismo che trovi" e anche di informazione locale, di precariato ecc... con altri colleghi. Maria Corsetti giornalista di Tele Etere, emittente storica locale che ha smesso di trasmettere nel 2011,  su cui ha scritto un libro dal titolo “L’Avanzi”.  E poi ci saranno due giornalisti di Extra Tv, emittente regionale innovativa: Paolo Sarandrea (responsabile della redazione di Latina) e Alessandro Allocca. 

Qui il comunicato stampa:
Sarà dedicata al giornalismo la terza edizione del Terracina Book Festival. La manifestazione culturale organizzata da Prospettiva Editrice e dalla Ecco Fatto! a Terracina (Latina) torna dal 14 al 16 settembre 2012, con la partecipazione del Dipartimento di Comunicazione de La Sapienza, il patrocinio del Comune di Terracina e della Provincia di Latina.
Reporters, cronisti, inviati, redattori, narratori del passato e del presente che si esprimono attraverso i mezzi più disparati: il libro, la televisione, gli strumenti musicali, i pennelli, la carta stampata, internet, si alterneranno sull’antica skenè della piazza che si affaccia sul promontorio del Circeo, in un brulicare di letteratura, musica, giornalismo, poesia e arti visive.
Gli ingredienti, che hanno garantito il successo delle edizioni passate, non sono cambiati: autori provenienti dalle maggiori case editrici italiane, testate giornalistiche nazionali ed internazionali si mescoleranno ai talenti locali, anche attraverso i concorsi collegati al festival: “Poeti a duello” e “Si scrive Terracina”.

Qui, invece, potete trovare il programma completo. 

L'hashtag della manifestazione su Twitter è #tbf12

Infine uno dei tre spot che hanno vagato per YouTube 





La vicenda delle interviste a pagamento ai politici all'emittente7Gold non si ferma. Secondo quanto riportato dall'agenzia Tmnews, infatti, l’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna ha aperto un procedimento disciplinare nei confronti di quattro iscritti. “Lo ha deciso il consiglio – si legge nell'agenzia - che si è riunito oggi per discutere dell’istruttoria già avviato il 24 agosto. I quattro giornalisti saranno convocati nei prossimi giorni”.
Non solo, il presidente dell'Ordine Gerardo Bombonato ha anche precisato che:
L’unica forma di comunicazione politica a pagamento che le emittenti locali possono trasmettere è quella del messaggio autogestito, con la dicitura in sovraimpressione, e nella quale il giornalista nemmeno deve comparire. Tutto il resto non può che essere gratuito proprio per non minare i principi costituzionali del pluralismo democratico e del diritto a un’informazione corretta, secondo i principi base della nostra legge professionale (lealtà stampa-lettori) e dai codici di autoregolamentazione in tema di pubblicità e giornalismo”.
Intanto l'Ansa riporta le parole dell'editore di Sestarete & Rete 8 srl-7 Gold Emilia-Romagna secondo il quale i giornalisti sono assunti con contratto di lavoro Frt, qualifica “telereporter” e nessuno ha mai chiesto loro di fare i procacciatori d’affari per conto della concessionaria di pubblicità, né di realizzare interviste dietro corrispettivo da parte degli intervistati.

“Il signor Dario Pattacini (uno dei conduttori coinvolti nella vicenda, ndr), che nella scorsa stagione ha condotto la trasmissione ‘7 in Punto’ - si legge in una nota - ha sempre operato in totale autonomia e non ha mai fatto parte della redazione giornalistica di 7 Gold né ha mai contribuito in alcun modo alla realizzazione dei notiziari”. “Anche i vari esponenti politici intervistati su questo argomento dagli organi di stampa non hanno mai fatto riferimento a proposte di passaggi a pagamento all’interno dei nostri notiziari - aggiunge l’editore - Per questo motivo Sestarete & Rete8 srl, al fine di tutelare il prestigio della testata giornalistica si riserva di adire le vie legali contro chiunque tenti di equiparare il lavoro e la funzione della sua redazione ad attività di natura commerciale del tutto estranee alla professione giornalistica”.

L'Equipe taglia. Il quotidiano sportivo francese ha varato un progetto di ristrutturazione presentato ieri in assemblea. Si prevedono 46 uscite volontarie su 500 dipendenti. 

La notizia la riporta l'Ansa e si può leggere su Primaonline.it.
"La realizzazione del progetto dovrebbe concludersi tra fine 2012 e il primo semestre 2013. Nonostante l’anno si concluda in pareggio - ma in presenza di Europei di calcio e Olimpiadi, dove solo in due giorni è stata superata quota 300.000 copie vendute - la situazione è pesante da molto tempo al giornale. 

Fra il 2006 e il 2011 la diffusione del quotidiano del gruppo Amaury (lo stesso di Le Parisien) è crollata da 350.000 a 285.000 copie. Nel piano si prevede fra l’altro il taglio da bisettimanale a settimanale di France Football e il lancio di una nuova formula del quotidiano all’inizio del 2013. Unico settore in sviluppo quello televisivo, con il lancio della tv de L’Equipe in HD sul digitale terrestre il 12 dicembre".

Avevo qualche minuto libero e l'ho impiegato nel cazzeggio allo stato puro.


Ormai ci siamo quasi. L'Huffington Post Italia apre i battenti il 25 settembre. Ad annunciarlo è la stessa direttrice Lucia Annunziata nell'intervista che potete vedere qui sotto. "Ci concentreremo sulle 'hard news' - ha detto - di economica, politica e politica estera europea". 


Vittorio Pasteris pubblica lo "scambio epistolare" tra Beppe Grillo e il presidente dell'Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino. 

Vale la pena di leggerlo tutto ma qui riporto due spezzoni degli interventi che ritengo interessanti. 

Riguardo l'atteggiamento della stampa italiana sul Movimento 5 Stelle Grillo ha affermato: 
"La Radio Televisione Libera delle Mille Colline Italiana sta facendo a tempo pieno il suo sporco lavoro per garantire la continuità del Sistema alle prossime elezioni politiche. E’ necessario “tagliare la cima degli alberi alti” per mantenere l’attuale classe politica al potere. Un’informazione simile a quella del Rwanda nel 1994. Qui siamo più civili. Non usiamo il machete. Gli avversari si diffamano, si isolano, si mandano in esilio come Ingroia. Solo come extrema ratio si eliminano, ma è una soluzione che presenta un prezzo molto alto da pagare all’opinione pubblica. La Radio delle Mille Colline rwandese (RTLM) aveva un solo speaker, quella italiana ne ha un numero quasi infinito, non sono di destra o di sinistra, sono servi ed eseguono gli ordini. Spesso si accontentano di poco per i loro pezzi, 15, 20 euro al massimo. Una elemosina per vendersi l’anima. C’è chi fa carriera sull’Odio 5 Stelle, si specializza, si industria in comparsate televisive, tiene una rubrica sui giornali on line, pubblica libri per spiegare che è solo un’operazione commerciale, un tentativo di un guitto in cerca di visibilità, un esperimento basato sul nulla, un attentato alla democrazia".

Parole alle quali ha risposto Iacopino:
"Se Grillo ha nomi, e prove, di chi si “vende l’anima” tra i giornalisti li faccia. Vedrà che l’Odg saprà agire tutelando il diritto dei cittadini alla verità. Abbia rispetto per chi guadagna anche molto meno di 15, 20 euro ad articolo. Sono in migliaia che onorano questo dovere costituzionale ogni giorno. Nel silenzio di troppi, anche di Grillo che potrebbe denunciare le vergogne delle quali si rendono responsabili gli editori, ma invece preferisce “stare sugli spalti” come quanti restavano a guardare nel maxi processo".
foto Anna Masera

Lo ha annunciato ieri Massimo Gramellini nel suo Buongiorno. 

"Dalla settimana prossima La Stampa nascerà in un palazzo di vetro (...). Insomma, si cambia. Con quel misto di nostalgia e di entusiasmo che in fondo è la vita. Ieri questo stato d’animo si è ricomposto plasticamente in una serie di gesti speculari: mentre un gruppo di giornalisti andava col direttore nella sede nuova per scattare le prime foto della conquista, una collega romantica si aggirava fra le antiche stanze immortalando i luoghi e gli oggetti che stiamo per abbandonare".

Un trasloco che era stato annunciato già il giorno prima via Twitter da Anna Masera con tanto di hashtag (#nuova_stampa) e anche delle fotografie finite pure su Pinterest e Instagram.


via @gabrielemartini

Insomma, una trasloco diventato social e che apre le porte di un giornale ai lettori rendendoli partecipi di cosa succede al suo interno. Sono piccoli/grandi particolari (lo stesso fece il Fatto Quotidiano) che secondo me aiutano a rendere più "umano" il giornale sfruttando la rete come mezzo più veloce e completo. 

Sarò romantico io. Però da domani la Stampa ha una nuova casa. In bocca al lupo.



 

Ha fatto bene il giornalista di Piazzapulita a mandare in onda quell'intervista a Giovanni Favia? Se lo chiedono tutti dopo quanto visto ieri sera. Le reazioni alle parole del consigliere regionale del Movimento 5 Stelle a microfoni spenti (o meglio: lui pensava lo fossero) ha scatenato un fiume in piena. Tutti contro tutti. Lui contro Casaleggio. I grillini contro Piazzapulita. Giornalisti contro giornalisti ecc...

Se dicessi che un qualsiasi giornalista non ha la tentazione di fare una cosa del genere sarei un'ipocrita di dimensioni gigantesche.

Certo che ce l'ha. 

Resto, però, dell'opinione che un minimo di deontologia professionale ci debba essere. Tu giornalista hai il sacrosanto diritto/dovere di pormi delle domande e fare in modo di ottenere delle risposte. Io, però, in quanto intervistato ho il diritto di dire di no magari prendendomi poi la responsabilità di fronte all'opinione pubblica dato che le persone, giustamente, non vedono di buon occhio chi non risponde.

Il giochino di Piazzapulita, stavolta, non mi è piaciuto. 

Anche Favia, però, ha le sue responsabilità. Secondo me Ciro Pellegrino ha ragione.
"Ce n'è anche per Favia: il politico che non ebbe coraggio di mettersi contro lo spin doctor di Grillo. La sua pavidità è evidente nel momento in cui si esprime soltanto con la garanzia (presunta) delle telecamere spente.  L'opposizione interna è un ruolo nobile nella politica, nessuno gliel'ha mai detto, a Favia? Ecco, cosa spaventa  più di tutto: l'estrema approssimazione all'esercizio di un ruolo: Giovanni Favia che ha paura di mettersi contro Casaleggio, riuscirà mai a battersi per il bene comune contro ben altri poteri? Fossi un grillino, mi preoccuperei proprio di questo".

Carlo Taormina la spara grossa. Secondo l'avvocato ed ex deputato di Forza Italia Ilaria Alpi e l'operatore Miran Hrovatin non sono stati uccisi mentre stavano conducendo un'inchiesta bensì mentre si trovavano in un'altra città "per affari loro". 

Frasi pronunciate durante una puntata de "La Zanzara" in onda su Radio24. L'audio e altri spezzoni dello sproloquio sono stati pubblicati da Fanpage.

Mi sembra superfluo ogni altro commento.

Approvare la legge sull´equo compenso al Senato, così come ha già fatto la Camera, ma soprattutto approvarla immediatamente alla ripresa dei lavori della Commissione Lavoro a Palazzo Madama”. E’ l’invito a fare presto, a non indugiare ulteriormente, lanciato all’unanimità da Maurizio Bekar del Coordinamento giornalisti precari e freelance dell’Assostampa Friuli Venezia Giulia e coordinatore della Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi; da Dario Fidora, Coordinatore della Commissione lavoro autonomo dell’Assostampa Sicilia e membro della Commissiona nazionale lavoro autonomo; da Massimo Marciano del Consiglio di amministrazione dell’Inpgi e consigliere del Comitato amministratore della Gestione separata Inpgi e da Moira Di Mario, responsabile del Coordinamento precari, atipici e freelance dell’Associazione stampa romana. 

“L’iter della legge Moffa alla Commissione Lavoro del Senato pare molto più accidentato di quanto appaia dall´esterno del Palazzo  -  è quanto rilevano Bekar, Fidora, Marciano e Di Mario in un documento - dalla lettura dei resoconti ufficiali della Commissione, pubblicati sul sito del Senato, emergono infatti dubbi, cautele e distinguo da parte di più senatori. Ed anche proposte di emendarla ed “addolcirla”, soprattutto tenendo conto del contesto in cui opera la piccola editoria e quella locale. Appare contraddittorio –proseguono i giornalisti – anche l´atteggiamento del Governo che mentre alla Camera, per bocca del sottosegretario Peluffo, aveva espresso parere favorevole, alla Commissione Lavoro del Senato, invece, è già intervenuto tre volte per porre freni, distinguo e per preannunciare degli emendamenti”.
 
Tutti i senatori sono consci della grave situazione lavorativa in cui versa la maggioranza dei giornalisti freelance, pagati pochi euro, spesso con ritardi anche di un anno e senza alcuna tutela. Per questo Bekar, Fidora, Marciano e Di Mario sollecitano l’approvazione delle legge. “Chiudere la legislatura con questo atto di giustizia nei confronti dei lavoratori precari di un settore vitale per la democrazia come l´informazione – aggiungono i firmatari del documento – sarebbe il modo migliore per dimostrare che questo Parlamento intende congedarsi con un atto di reale innovazione nel settore del lavoro precario, nel rispetto di valori costituzionali di alto profilo quali la libertà dell´informazione e la dignità del lavoratore. Intanto, per quanto ci riguarda, è utile mantenersi costantemente informati sull´iter del disegno di legge e sulle posizioni che sul tema emergono in seno al Parlamento e al Governo – concludono – tenendosi pronti, al caso, a ogni forma di mobilitazione.

(Via Stampa Romana)


Dal 3 settembre prende il via il nuovo Tg4 post Emilio Fede. Logo nuovo, studio nuovo, sigla nuova e direttore Giovanni Toti. Il telegiornale sarà arricchito anche dall'edizione delle 14 dove, spiega la nota di Mediaset - troveranno "ancora più spazio politica e economia nazionale e internazionale, cronaca e attualità".

Quanto allo studio l'azienda spiega:
"Lo studio di Milano Due del Tg4 è stato rinnovato con una scenografia dai toni neutri. Rivisitate anche la sigla e le grafiche che accompagnano servizi e collegamenti per coordinare l’immagine del notiziario con quella della Rete. Da lunedì le edizioni del Tg4 saranno, quindi, quattro: alle 11.30, alle 14, alle 18.55 e l’appuntamento in seconda serata con le night news che chiudono gli spazi quotidiani dedicati alle news di Retequattro".

Astenersi da battute del tipo: "sarà sicuramente bello, non può esistere un tg peggiore di quello di Fede"


Ieri il consiglio comunale di Civitavecchia ha approvato un regolamento sulle ripreseaudio-video durante le sedute di lavoro dell'assise cittadina.


1) tutte le sedute saranno seguite in diretta streaming, ma sarà eliminata la chat live e le riprese dovranno interessare soltanto i consiglieri comunali (niente panoramiche sul pubblico);
2) tutti i mass media dovranno presentare una richiesta al presidente del consiglio per poter effettuare riprese video (l'autorizzazione avrà valore per un anno) e lo stesso dovranno fare blog e cittadini;
3) saranno vietate riprese (con cellulari o altro) non autorizzate e i controlli saranno svolti dai vigili urbani.

Da un lato si sono apportate ulteriori modifiche per quanto riguarda la diretta streaming del Comune (privacy del pubblico con inquadrature solo su consiglieri e assessori, comunicazione della registrazione della seduta e abolizione dei commenti a margine della pagina della diretta) che con uno sforzo si possono pure comprendere. Dall'altro però questo slancio di trasparenza viene attutito da una serie di provvedimenti che sembrano voler porre degli argini a fenomeni inarrestabili come quelli di smartphon e tablet, social network e siti di condivisione dei video (uno su tutti: You Tube).

Si parte dal presupposto che chi si candida ad una carica pubblica (sul concetto di “pubblico” si possono avere delucidazioni su dizionari, magari cartacei vista l'allergia di alcuni politici alla rete...) lo faccia di sua spontanea volontà e sia consapevole che, una volta eletto, ciò che dice e fa nelle sedute pubbliche di un consiglio comunale sia sotto gli occhi di tutti.

Quello che preoccupa la politica è l'uso distorto che un singolo personaggio armato di telefonino possa fare dei video che realizza e diffonde sulla rete. Quindi si taglia la testa al toro e si tappano gli obiettivi dei dispositivi che non hanno avuto l'autorizzazione (della validità di un anno). Quindi se per entrare all'aula consigliare di Civitavecchia nessuno ti chiede un documento perché, essendo un luogo pubblico, non ce n'è bisogno, allo stesso tempo non puoi riprendere nulla se non chiedi il permesso al Comune.

Sfuggono, evidentemente, alcuni particolari. Primo fra tutti la responsabilità personale che un utente ha nel pubblicare determinati contenuti video. Semmai si fosse passato del tempo su You Tube, tanto per fare un esempio, si sarebbe notato che esiste la possibilità di segnalare il video come inappropriato. Tanto per essere di pubblica utilità è quel pulsante con la bandierina che si trova sotto i video. Ogni social network o sito di condivisione di contenuti lo ha. In caso di segnalazione, dopo controllo da parte di chi gestisce il sito, il video se davvero offensivo sarà cancellato e si rischia anche la cancellazione del profilo.

Senza dimenticare, poi, che è possibile anche presentare una denuncia presso le forze dell'ordine. E non si mettano in ballo i profili “fake” (cioè falsi) perché le forze dell'ordine hanno tutti i mezzi per risalire alla reale identità a meno che non ci si imbatta in un hacker fenomenale di cui a Civitavecchia fino ad ora non abbiamo avuto tracce.

Se poi si vuol essere pignoli andrebbe fatto notare che il fenomeno dei fake e delle offese per la politica civitavecchiese si è scatenato sotto campagna elettorale spesso fomentato da personaggi vicini proprio agli schieramenti in lizza per il Pincio.

L'idea di fondo che trasmette tutto questo è che si cerchi maldestramente di porre dei limiti ad un fenomeno tecnologico-sociale che passa (ed è già passato) sopra tutto e tutti. Un po' come tentare di fermare un fiume in piena costruendo argini con gli stuzzicadenti. 
 
Ora il discorso da Civitavecchia si può allargare perché di tentativi di questo tipo se ne contano anche altrove. Se un politico, nel 2012, non capisce che volente o nolente la sua reputazione e la sua immagine passano inevitabilmente anche attraverso il mare magnum dei social network e della rete in generale forse, semplicemente, non dovrebbe fare il politico...  

Se si pensa che la soluzione sia quella di bloccare la possibilità di milioni (perché di questi numeri stiamo parlando a livello italiano) di utenti di fare ciò che vogliono con video che ritraggono personaggi pubblici, in luoghi pubblici durante manifestazioni pubbliche significa partire col piede sbagliato. 

Il politico del 2012 monitora la sua immagine sul web, risponde e, se si sente infamato, reagisce nelle sedi opportune. Se ritiene tutto questo troppo faticoso c'è sempre l'opzione di cambiare mestiere...

Scrive Liquida Magazine che il Four Barrel Coffee di San Francisco ha iniziato, non si è ben capito se in modo serio o con una strategia di marketing, una battaglia contro la condivisione delle foto dell'annuncio che vedete sopra su Instagram. 
Dopo le lamentele del vicinato, i padroni del locale del quartiere di Caledonia hanno esposto un avviso che invitava la clientela a rispettare una serie di regole basilari. Tra queste la richiesta di non disturbare i vicini “con discussioni fastidiose e tipiche degli hipster come ad esempio “chi ti sei portato a letto ieri sera“”. Come era prevedibile, la foto dell’avviso ha riscosso grande successo su Instagram. Il che ha costretto i gestori del Four Barrell ad aggiungere un punto alla lista delle buone pratiche, quello di non postare l’avviso stesso su Instagram appunto.
Ecco, io l'ho pubblicata sul blog. Quindi non possono dirmi nulla...


Scrivere di internet è pericoloso. Soprattutto se non hai una conoscenza base di ciò di cui stai parlando. E capita, così, che anche firme importanti come Umberto Eco o Pier Luigi Battista possano addentrarsi in elucubrazioni sui pericoli che corrono sul web col risultato di scrivere, semplicemente, delle bufale.

Partiamo da Umberto Eco. Sull'Espresso ha affrontato il problema dell'overdose di informazione che si può trovare navigando della rete. Overdose che impedisce ai giovani, secondo lui, di selezionare le informazioni corrette. Fin qui si potrebbe anche concordare. Il problema, però, come ha fattonotare anche Ciro Pellegrino è che Eco porta ad esempio Nonciclopedia. Sito che tutti, anche i sassi tranne Eco, conoscono come versione satirica di Wikipedia

 

Scrive Pellegrino:
"Ecco. Dico io, ma quando manda i pezzi nessuno glieli rilegge? No perché anche un bambino sa che Nonciclopedia è universalmente riconosciuto come un sito di satira, di paradossi, scherzi. Insomma, un sito che le spara grosse. (…) A questo punto delle due l’una: o ha buttato lì la prima cosa che trovava, senza prendersi la briga di controllare o semplicemente la tesi fa acqua da così tante parti da sembrare un colabrodo".

Altro scivolone clamoroso è stato quello di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera. Titolo dell'articolo: “Google spia i nostri agenti segreti, se la trasparenza non ha confini”. Sotto accusa Street View che – secondo Battista - “può agiatamente riprendere con le sue telecamere luoghi targhe di macchine e spostamenti all’interno di Forte Braschi sede di alcuni uffici dell’”Agenzia per le informazioni e la sicurezza esterna”.

Articolo smontato riga per riga da Massimo Mantellini che ha semplicemente fatto notare delle cose che tutti sanno.

“Street View come si puòfacilmente controllare non ha accesso a Forte Braschi, come a nessuna altra residenza privata, gli spostamenti di chiunque non possono essere seguiti (visto che le immagini sono fisse e vengono aggiornate ogni due o tre anni) le targhe delle auto parcheggiate e i volti dei passanti nelle strade limitrofe sono automaticamente oscurati da un software. Lo sanno tutti, tranne PG Battista e IlSecolo XIX”.
Su Internet si può scrivere di tutto, si può criticare e di materiale per farlo ne abbiamo fin troppo. Però per farlo bisogna prendersi la briga di conoscere il mondo di cui si sta parlando e controllare che le informazioni siano davvero esatte. In questi due casi sarebbero bastati dieci minuti per capire.