di ALESSIO VALLERGA
Si può fare. Vincere in Scozia, come capitato nel 2007, è un’impresa possibile per l’Italia, che domani alle 16 (diretta su La7) si troverà di fronte il XV degli Highlander. Per entrambe le formazioni è forse l’unica occasione per evitare il tanto temuto Cucchiaio di Legno, visto che sono un gradino sotto rispetto alle altre quattro concorrenti del 6 Nazioni. Gli Azzurri recuperano due pedine fondamentali ovvero Andrea Marcato e Marco Bortolami. Il primo sarà stato schierato da Nick Mallett ad estremo mentre l’ex capitano riprende posto in seconda linea. Rientri importanti nella partita che può salvare l’intero 6 Nazioni 2009. La mediana rimane la stessa che ha affrontato l’Irlanda senza demeritare, composta da Griffen e Mc Lean, il pack garantisce la solidità di sempre corredato dal ritorno di Ghiraldini. “Con Marcato e Mc Lean abbiamo tante soluzioni che possono mettere in difficoltà gli scozzesi, puntiamo a farcela” la speranza del ct azzurro, che confida nei piedi di apertura ed estremo. Per non buttare all’aria quanto di buono c’è nell’italico ovale tocca vincere. Ma se è vero il detto “Mai mettere uno scozzese con le spalle al muro” allora non siamo messi bene. Perché i Blue Navy stanno proprio a pezzi, fors’anche peggio di noi. Hanno dalla loro il pubblico e hanno ancora addosso le ustioni che gli abbiamo inferto due anni fa (tre mete nei primi cinque minuti). Non ci faranno lo stesso regalo, pertanto ci vorrà qualcos’altro. Metterla sulla battaglia campale favorisce loro, meglio l’astuzia e i piedi e chissà che Murrayfield non ci sia propizio.
Italia: 15 Andrea Marcato, 14 Mirco Bergamasco, 13 Gonzalo Canale, 12 Gonzalo Garcia, 11 Matteo Pratichetti, 10 Luke McLean, 9 Paul Griffen, 8 Sergio Parisse, 7 Mauro Bergamasco, 6 Alessandro Zanni, 5 Marco Bortolami, 4 Santiago Dellape', 3 Martin Castrogiovanni, 2 Leonardo Ghiraldini, 1 Salvatore Perugini A disp: 16 Fabio Ongaro, 17 Carlos Nieto, 18 Carlo Antonio Del Fava, 19 Josh Sole, 20 Pablo Canavosio, 21 Andrea Bacchetti, 22 Giulio Rubini.


Francia – Galles. In realtà la terza giornata del 6 Nazioni comincia stasera con questa partita, che La 7 mostrerà in differita forse a mezzanotte. Meno male che dall’anno prossimo tutta la manifestazione passerà su Sky, così pagheremo certo ma per avere un servizio all’altezza dell’Evento. Tornando a noi, quest’ultima è la partita che deciderà l’intero Torneo. Se a Parigi i Galletti batteranno i gallesi (impedendogli lo Slam) ci sarà tanto da divertirsi. Possono spuntarla, anche se la decisione di Lievremont di metter l’ala Baby all’apertura al posto di Beauxis, con il po po di scelte che hanno nel ruolo (Trin’duc, Elissalde e Michalak ad esempio, Skrela è sperimentato meglio di no) lascia perplessi. Però sono gli unici a poter contrastare i Dragoni, la più australe delle squadre boreali. Divertimento assicurato.

Irlanda – Inghilterra. I Verdi, zitti zitti, sono in testa alla classifica e possono legittimamente cullare sogni di vittoria o di Slam. Specie se oggi i francesi dovessero battere il Galles, potrebbero trovarsi in ottima posizione. Ma c’è da far fuori i Sudditi di Sua Maestà, che non hanno molto da perdere. La Rosa è un cantiere aperto e può contrastare gli irlandesi ma alla lunga l’esperienza dei padroni di casa avrà la meglio. Quella di Dublino sarà una partita d’altri tempi.

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Qui sotto trovate il video dell'anteprima che si è tenuta al Fnac di Torino.

Sarkò e Silvio hanno deciso: ci becchiamo pure il nucleare. Se per caso qualcuno vuole aprire una centrale elettrica che va a diossina può venire in Italia. Tanto ormai...

di ANDREA BENEDETTI MICHELANGELI

Marco Carta, Povia e Sal da Vinci (parente povero di Leonardo?). Se l'Italia è conosciuta nel mondo anche per essere un popolo di artisti, dai risultati di questo "sfavillante" Festival di Sanremo, almeno per quel che riguarda la musica leggera non lo si può proprio sostenere. E ha ancora meno senso celebrare la kermesse come una delle migliori edizioni festivaliere degli ultimi anni. Se è vero che lo spettacolo, complessivamente, può essere stato di qualità, la classifica finale della gara smentisce clamorosamente tale giudizio. Qualcuno potrebbe obiettare: questo è il giudizio degli italiani. Troppo semplice.


Che l'Italia, da qualche decennio a questa parte e vieppiù da quando Berlusconi è salito al potere, sia un Paese in preoccupante declino culturale e che la televisione ne sia l'avanguardia, è un fatto credo inconfutabile. E quindi che una fetta, anche larga, di fruitori quotidiani di musica senza grandi esigenze possa impazzire per un ragazzino uscito dal laboratorio di Amici (!), o per una canzone (canzone?) provocatoria come quella di Povia, o ancora per un brano della più melensa e sciatta tradizione napoletana, è un'immagine reale degli italiani. Ed è altrettanto vero che Sanremo, essendo per definizione uno spettacolo nazionalpopolare, debba rivolgersi a un pubblico di "bocca buona". Ma se questo era l'obiettivo, tanto valeva risparmiare energie e denaro. E lo stesso Bonolis, ottimo professionista, dovrebbe smetterla di fare il furbo, di mescolare generi musicali, di invitare artisti di valore assoluto, italiani e non, se poi il risultato finale deve premiare la canzoncina qualsiasi. Anzi, peggio, perché i brani di quest'anno sono di una bruttezza e una banalità (quelli di Carta e Sal da Vinci) rare e anche talemente semplicistici da scadere nella pericolosità (quello di Povia).


Che senso ha un'operazione del genere? Nessuno pretende da Sanremo la cultura musicale con la "C" maiuscola, ma almeno un minimo di intento educativo alla manifestazione si potrebbe abbinare. E allora, gara o no, cercare di portare ancora più artisti italiani sul palco e far decidere il vincitore a delle giurie di esperti (per le nuove proposte ad esempio accade e qualche cosa di dignitoso infatti emerge) piuttosto che da giurie popolari attratte dal fenomeno del momento o peggio manovrate da qualche casa discografica interessata.


Capisco che con questo metodo si coinvolgono più spettatori, che i cantanti del momento o anche quelli di seconda fascia, magari con "pezzi" che facciano discutere, attraggano pubblico "facile", ma allora la si smetta di contrabbandare il Festival per una trasmissione di qualità, di un contenitore culturale di musica. Se non altro per non prendere in giro quei pochi che ancora si avvicinano alla kermesse per ascoltare davvero della buona musica e che dal Festival della canzone italiana si aspetterebbero anche qualche indicazione nuova.

Ho caricato un po' di scatti che ho fatto... Se vi interessa cliccate qui.
Mentre medito sul caso Mills, per il momento faccio parlare Crozza. Certi particolari li esprime sicuramente meglio di me.




“Succede” dicono. “Prima o poi succede e pensa quando sarà tua figlia a dirtelo!!!”. Per adesso però mi tocca con mia nipote di cinque anni. E certe cose me le dice mentre guido…



- Lo sai zio che all’asilo ho conosciuto tanti bambini?

- Davvero? Wow sono contento!

- Si ci divertiamo, giochiamo, coloriamo

- Beati voi… io sempre a lavorare! Eh Eh!

- C’è pure Giorgio.

- Ah si… (penso: sarà un amico)

- Lo sai che ha detto che sono la più bella di tutta la classe?

- (COOOSAAA?!) Ah. Davvero? Gentile…

- Si e poi è tanto simpatico. Stiamo sempre insieme.

- (Vabbè, mo se stamo ad allargà) Se ti diverti…

- Già! E lo sai che è successo l’altro giorno?

- (NON LO VOGLIO SAPERE NON LO VOGLIO SAPERE…) Cosa…?

- Mi ha dato un bacino sulla guancia.

- (NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!) Mmm…

- E io mi sono dovuta accucciare perché è più basso di me

- (PURE TAPPO!!!!!) Ma che gentile…

- E’ più piccolo: ha tre anni.

- (PURE PIU’ GIOVANE?!?! AARGHHH! PORCA °*+§%&$”£$?) Vabbé, siamo arrivati all’asilo bella di zio. Salutami GIORGIO… (MA ARIPORC %$&=^*°ç§ç°)


S'è dimesso Walter... a qualcuno mancherà, ma anche no.



di ALESSIO VALLERGA


Senza tanti giri di parole, abbiamo beccato sonoramente dall’Irlanda (38-9). Disfatta? Non proprio. Depressione? Sicuramente. Ma l’Italia di 32.000 del Flaminio, esaurito da una settimana, qualcosa di buono lascia. Sono più gli aspetti negativi ma gli Azzurri hanno perlomeno dato segnali di risveglio dopo gli schiaffi di Twickenham. Il primo tempo è stato ottimo fino al 39’58”: placcaggi, difesa, ripartenze. Irlandesi in sofferenza penalizzati dal vento e Italia non pimpante ma presente. Andrea Masi, al 1’ prende il giallo per un placcaggio assassino al collo e ci va bene perché poteva starci pure il rosso. Paul Griffen guida la mischia decentemente e i risultati si vedono. Due punizioni a favore e il piede di Luke Mc Lean (buona gara la sua, da esordiente all’apertura) ci porta sul 6-0. La minima imprecisione nel 6 Nazioni costa punti, sette nell’occasione. Intercetto di Tommy Bowe su Gonzalo Canale e 7-6 per i Verdi. Gli Azzurri non si scompongono e con un altro piazzato sorpassano. Possibile persino il 12-7 ma stavolta Mc Lean sbaglia. E dopo un assedio del Trifoglio nei nostri 5 metri, respinto con placcaggi fantastici e capacità di soffrire, Luke Fitzgerald trova il buco a 2 secondi dalla sirena. E qui si spegne la luce: al rientro in campo, Ronan O’Gara comincia a martellarci di calci di spostamento che ci costringono sulla difensiva. Non risaliamo il campo e l’Irlanda fa emergere le lacune italiane anche in mischia e in touche. Segna David Fallace e O’Gara, trasforma e piazza una successiva punizione. Negli ultimi cinque minuti la squadra cede psicologicamente, concedendo due mete facili facili agli irlandesi che ancora con Wallace e con Brian O’Driscoll vanno in mezzo ai pali. Ora per fortuna ci riposiamo due settimane, sperando di riordinare le idee, in vista della trasferta scozzese. Dove (forse) possiamo sperare di prendere punti.


Francia-Scozia. I Galletti hanno vinto 22-13 contro gli Highlander e se non fossero stati tanto distratti avrebbero potuto ottenere uno scarto ben più ampio. Non vinceranno il 6 Nazioni (a meno di battere il Galles) ma sono i soliti interpreti spocchiosi e un po’ folli di questo sport. La Scozia sta messa male assai e se non batte l’Italia nel prossimo turno rischia il Cucchiaio di Legno e l’ignominia perenne dei suoi appassionati, già abbondantemente sotto botta.


Galles-Inghilterra 23-15.
Forse la più bella partita vista finora. Tanto piede e coraggio da vendere da entrambe le parti, tanto che per scegliere il Man of the Match basterebbe prendere un bussolotto e metterci dentro una decina di nomi: chi prendi prendi, se lo merita. Inglesi a rincorrere con due uomini in meno ma capaci di segnare una meta favolosa con Paul Sackey che riequilibra i punti (9-8). L’impressione è che però anche nel 2009 i Dragoni abbiano qualcosa in più e non a caso segno con Leigh Halfpenny (MezzoSoldo mica tanto visto che segna e se serve piazza pure…). Risponde Delon Armitage ma fino alla fine i Rossi controllano e i Bianchi della Rosa non riescono a passare.

Decisivo il prossimo turno: se il Galles passa a Parigi farà il secondo grande Slam consecutivo.
Come di consueto ecco il programma del Sei Nazioni scritto da Alessio.
di ALESSIO VALLERGA
Azzurri contro Verdi, freschezza contro esperienza, sfacciataggine e disciplina. Domani alle 15.30 su La7 (e pur su www.idearadio.net con la mia voce, se mai interessasse) c’è Italia-Irlanda, per la seconda giornata del 6 Nazioni 2009. Due modi di fare rugby differenti, quello italiano e quello irlandese. Tanto in comune come nazioni (sia noi che loro siamo repubbliche relativamente giovani, con un passato di dominazioni subite) ma rugbisticamente c’è un abisso. Il Trifoglio fa scuola ovale già dalle medie, selezionando e indirizzando verso i club di punta i talenti che nascono. Lo Scudetto sta iniziando ora e per recuperare il divario ci vuole tempo. Se non altro, ci tengono particolarmente in considerazione, visto che hanno fatto i salti mortali per invitarci alla Celtic League, il torneo internazionale per club riservato a irlandesi, gallesi e scozzesi. Gli italiani di celtico hanno ben poco ma in tempi di business ci turiamo il naso e andiamo. Seriamente: ci danno l’opportunità di far arrivare il nostro movimento al livello medio delle squadre britanniche e per fortuna la Federugby, pur dovendo fare i conti con le coltellate che si rifilano in Lega, ha imposto due squadre italiane, che saranno selezioni dei migliori italiani più qualche straniero di buon livello. Prenderemo schiaffi a non finire specie all’inizio, ma da qualche parte dovremo pur cominciare. I vantaggi? Economici sicuramente. E anche tecnici: i giocatori si abituano ad affrontare gli stessi avversari nelle Coppe e nel 6 Nazioni. E la visibilità, garantita dalla tv anche se a pagamento.
Tornando all’attualità: si riparte dalla batosta di Twickenham, in cui Mallett ha fatto all-in avendo in mano le fetecchie (BergaMauro mediano di mischia) e per la quale si è già pubblicamente cosparso il capo di cenere. Si torna ad un’Italia quadrata, con i giocatori al proprio posto. Il centro Garcia esce, al suo posto BergaMirco con Pratichetti ala; Bortolami è infortunato e lo sostituisce Reato; la vera novità sta nella mediana: Griffen mediano di mischia e McLean apertura, che copre la voragine scoperta da Marcato. Il primo è stato rispolverato per l’occasione, visto che l’ultima partita l’ha giocata al Mondiale francese del 2007. Il secondo è quasi all’esordio, e come esperienza internazionale sta messo maluccio. La valutazione di Mallett è stata la seguente: ho un’apertura capace ma inesperta. Se gli metto vicino il mediano di mischia che conosce (entrambi giocano a Viadana) forse si sente più sicuro. Il piede c’è, il fisico pure, speriamo ci sia la testa. In tal caso, possiamo sperare. Anche se di fronte avrà un tipetto mica da ridere: Ronan O’Gara, 32 anni, faccia da perenne liceale inglese e la leggenda della monetina che lo segue. Una volta scommise della birra con amico: ti centro la monetina lasciata sull’erba con un calcio da 100 metri. È ancora ubriaco. Ma è pure leggero, nel senso che “sente” i placcaggi. Se finisce nelle grinfie di BergaMauro, che dopo Londra non ha più sangue nelle vene ma veleno, sono dolori per l’irlandese, in tutti i sensi. Quindi più di ogni altra cosa, ci vorrà testa. Gli irlandesi vengono dal successo con la Francia e non è risultato scontato: non erano favoriti e faticano a inserire forze fresche. Hanno imbeccato la giocata sì, spinti da Croke Park. I francesi non hanno abbattuto il muro, ma non falliscono tanto facilmente. È capitato, ma se si rigioca, dubito che i Bleu perdano nuovamente. Notizia positiva: Flaminio esaurito. Coreografia bicolore, 5.000 irlandesi, ma la spinta del pubblico servirà come non mai. Perché mai come questa volta, incredibile a dirsi, possiamo farcela. Motivazioni, riscatto a parte non mancano: non battiamo i Verdi da una decina d’anni e sentiamo l’ombra il Cucchiaio di Legno avvicinarsi.


Francia-Scozia. Diciamo subito che il risultato è chiuso. I Galletti non saranno scampo agli Highlander, che sono in crisi più di noi. Capitan Paterson è fuori e pur avendo tutti giocatori di caratura internazionale, non riescono ad esprimersi a certi livelli. Mancano un paio di stelle nei ruoli-chiave e finché non le trovano sono destinati alla sofferenza, sport preferito dagli scozzesi. Ci metteranno l’anima, i punti se li prenderà la Francia.

Galles-Inghilterra. Prendete 15 Dragoni e buttateli su un campo da rugby: faranno faville. Ecco la storia del Galles attuale, un concentrato di tecnica, astuzia e capacità che fra le sue fila annovera l’ala Shane Williams, miglior giocatore del mondo nel 2008 e un manipolo di gente che trasforma la palla ovale in note musicali. Difficile che i Sudditi di Sua Maestà vìolino il Millenium ma ci proveranno, mettendo in campo ordine e cervello. Forse non basteranno, contro gli All Blacks dell’Emisfero Nord.

E' il massimo riconoscimento che un fotoreporter vorrebbe ottenere nella sua carriera. Si tratta del World Press Photo. Repubblica ha linkato 24 scatti ma per vederle tutte andate qui.

di ALESSIO VALLERGA

Sono passate 10 edizioni dal 5 febbraio del 2000. Grazie alle imprese epiche degli Azzurri di George Coste e capitan Giovannelli, l’Italia quel giorno ha esordito nel torneo più antico del mondo, il Sei Nazioni di rugby. Dieci anni in cui di sganassoni ne abbiamo presi tanti e spesso pure sonori. Ma l’insegnamento che il movimento (inteso come Federugby, giocatori e appassionati) ne ha tratto è stato grande, come d’altronde insegna questo sport. Nel mondo in cui soldi, investimenti, spot e risultati immediati contano più delle lezioni di vita da impartire ai bambini, l’Italrugby ha saputo costruire mattone su mattone quella che oggi è una casetta con giardino ma che nel futuro potrebbe diventare una tenuta. Ci sono voluti fatica, impegno, delusioni cocenti.


Dopo 10 edizioni eccoci qui, 7 febbraio 2009 a guardare negli occhi gli inglesi, quelli stessi inglesi che hanno alzato l’ultima barricata per non farci entrare nel salotto buono dell’ovale. Chissà, forse già nel ’99 temevano che saremmo cresciuti, fatto sta che oggi conto l’Italia nessuna delle altre cinque è più tanto contenta di giocarci. Ne sanno qualcosa Scozia e Galles, le uniche che abbiamo battuto finora. Tre anni fa pareggiamo al Millennium di Cardiff e fu festa, due anni or sono espugnammo Murrayfield, al punto che a Roma si assistette a deliri inimmaginabili e a Edimburgo cadde una depressione tale che la nebbia autunnale di quelle latitudini sembrava il sole dei Caraibi. Le altrui passeggiate sono finite, così come questi sorrisi pietosi del tipo: “Vabbé, dopo la quinta meta mettiamo dentro le riserve, almeno vi limitiamo i danni”. Eh no, adesso ci vogliono le ruspe, mica gli scalpelli: gli Azzurri vanno affrontati con rispetto perché se lo sono conquistato sul campo a forza di polpette al fango e placcaggi al sangue.


Gli irlandesi, con cui abbiamo molte più cose in comune di quanto non si immagini, se ne sono accorti al punto di dirci: “Vi vogliamo nella nostra lega”. Ed eccole due squadre, che forse si chiameranno Lupi e Dogi, che dall’anno prossimo affronteranno le “franchigie” scozzesi, gallesi e irlandesi. Stiamo ancora litigando sul come, dove, quando e perché, come da nostri amati costumi, se non altro però il presidente federale Dondi ha preso la decisione d’imperio e in qualche modo ci presenteremo all’invito.


Tornando all’attualità, il tecnico della Rosa Martin Johnson, un tizio qualunque che nel 2003 ha alzato la Webb Ellis Cup ossia la Coppa del Mondo del rugby, ha spedito l’apertura italo-inglese del futuro Danny Cipriani fra le riserve, per sostituirlo con il più esperto Andy Good. Per non parlare del 35enne Julian White, strappato alle sue amate pecore per la Maglia Bianca, che non veste da due anni. Insomma dire che ci temono forse è troppo, ma ci rispettano senz’altro e fanno bene. Perché l’Italia di Nick Mallett (record di vittorie consecutive sulla panchina del Sudafrica) si sta plasmando e abituando a quelle nuove regole rimasteci un po’ indigeste.


Abbiamo una mischia capace di arare acri di erba e avversari e una linea di tre quarti potente ma forse non troppo incisiva. Ci manca il mediano di mischia, il cervello che indirizza le tonnellate di muscoli. In quel ruolo il tecnico ci ha messo Mauro Bergamasco, uno che se stesse prendendo meta placcherebbe pure il Padreterno e che, sotto la saggia guida di Alessandro Troncon, sta facendo progressi incredibili. La realtà è che, come nel più classico italico-pensier, ci tocca alzare le barricate, per limitare i danni. Il coach anglo-sudafricano s è accorto subito della funzionalità del catenaccio, per questo preferisce colpire più di scudo che di frecce.


Difficile che vinceremo, sicuro non si faranno prigionieri. Come 10 anni fa, ci tocca l’esordio del Sei Nazioni. La BBC ci farà le pulci, le gambe ci tremeranno entrando nella cattedrale di Twickenham sia con i tacchetti sia attraverso gli schermi tv. Ma da 10 anni a questa parte (forse) qualcosa è cambiato.


Ci pensavo già da tempo. L'idea ronzava nel cervello ed infine è diventata realtà. Considerata la bellezza dello sport in questione, il rugby, e la passione che aumenta partita dopo partita negli italiani ecco che Il Rompiblog non poteva non cimentarsi con il racconto del "Sei Nazioni" al via oggi. Questo affascinante torneo sarà raccontato da un mio collega, Alessio Vallerga, "rugbyologo" d'eccezione. Attraverso le sue cronache vivremo le avventure dell'Italia, spesso in presa diretta considerato che segue anche le trasferte, e non solo. Dunque appassionati di rugby e non, preparatevi!

Intanto questo è il calendario del 6 Nazioni 2009.



Sabato, 7 Febbraio
Inghilterra - Italia - 16:00
Irlanda - Francia - 18:00


Domenica, 8 Febbraio

Scozia - Galles - 16.00


Sabato, 14 Febbraio

Francia - Scozia - 16:00
Galles - Inghilterra - 18:30


Domenica 15 Febbraio
Italia - Irlanda - 15:30


Venerdì, 27 Febbraio
Francia - Galles - 21:00


Sabato, 28 Febbraio
Scozia - Italia - 16:00
Irlanda - Inghilterra - 18:30


Sabato, 14 Marzo
Italia - Galles - 16:00
Scozia - Irlanda - 18:00


Domenica 15 Marzo
Inghilterra - Francia - 16:00


Sabato, 21 Marzo
Italia - Francia - 14:15
Inghilterra - Scozia - 16:30
Galles - Irlanda - 18:30


Come saprete le partite saranno trasmesse in diretta da La7.
Oggi mi sento ottimista. Che vi devo dire... Pensando e ripensando mi torna in mente una canzone dei Verve, Bitter Sweet Symphony, che per chi come me era adolescente al momento dell’uscita non può non ricordarla con immenso piacere. E poi, chi non ha mai voluto camminare sul marciapiede prendendo a spallate tutti???





Ieri è successo qualcosa di orribile. Nella mia città. E' successo che un uomo, un poliziotto per giunta, abbia ucciso con un fucile a pompa Diouf Behari Chehar, un venditore ambulante senegalese. I particolari li trovate qui.
Non voglio addentrarmi troppo nella storia, già chiara di per sè. Voglio solo evidenziare alcuni commenti.
Uno è quello del vicequestore di Civitavecchia apparso sul Messaggero. "L’ispettore - spiega il dirigente e vice questore, dottor Sergio Quarantelli - ha sentito del trambusto sotto casa. Sembra ci fosse una rissa fra i tre senegalesi e l’agente è intervenuto per sedarla. Il fucile a pompa l’aveva con lui. Si è sentito minacciato e ha sparato. Fucile detenuto regolarmente".
Ammesso, e non concesso, che vi fosse davvero in atto una rissa, vi risulta che sia normale che un poliziotto cerchi di bloccarla sparando ad un uomo disarmato (perché era disarmato) ad altezza d'uomo con un fucile a pompa per la caccia grossa?
Su questo è interessante ciò che ha detto l'Associazione dei Funzionari di Polizia (e non dunque un nucleo di pacifisti, komunisti, frikkettoni...) subito dopo l'accaduto. Riporto sempre dal Messaggero.
Quanto accaduto dimostra "l'indispensabilita' che tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine, fino ai militari di carriera, passino verifiche psicofisiche periodiche". Lo chiede il segretario nazionale dell'Associazione funzionari di Polizia, Enzo Letizia. "Dopo essere stati sottoposti ad un rigoroso accertamento psico attitudinale, di 5 giorni, per l'assunzione nelle forze dell'ordine, non c'è più alcuna verifica dei requisiti per svolgere le funzioni di polizia col possesso di un'arma. È venuto il momento di introdurre il controllo periodico psico-fisico degli operatori". Letizia chiede che "anche per tutti i privati detentori di armi, vengano effettuati veri controlli psico-fisici, con accurati test di proiezione della personalità, sia all'atto dell'acquisto dell'arma che dopo, con periodicità fissa" poichè "oggi il rilascio delle licenze di porto o detenzione di armi, è basato sostanzialmente su un'autocertificazione al medico di famiglia. Solo così si può interrompere una lunga scia di sangue dovuta a squilibrati con un'arma in mano".