Con quelle cerchie un po' così. La solitudine di Google+

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Me ne torno casa con le cerchie vuote e le pive nel sacco. Riemergo al mondo dopo settimane monocromatiche trascorse nel candido bianco di Google+. Ogni tanto, però, butto un occhio perché vista l'aria che tira possibile che lo chiudano al termine di questo post.

Wired.it ha raccontato la vicenda di Steve Yegge, punta di diamante di BigG, che proprio sul suo account di Google+ s'è lasciato sfuggire come giudichi sostanzialmente questo social network un'immane minchiata.

Google+ è l’esempio del nostro totale fallimento nel comprendere l’importanza delle piattaforme, dai piani alti del potere agli ultimi anelli della catena lavorativa. Nessuno di noi è stato in grado di capirlo. La regola d’oro delle piattaforme è che «Eat your own dog food» (un modo di dire delle società che significa usare i propri prodotti, ndr.). In questo senso, la piattaforma di Google+ è un tentativo patetico”. E ancora: “ Google+ è un progetto pensato senza lungimiranza, nato sull’errata convinzione che Facebook ha successo perché è un grande prodotto. Ma questo non è vero. Facebook ha successo perché si è saputo costruire attorno tutta una costellazione di prodotti”.

A dir la verità era un posto riservato alla "cerchia", termine dal retrogusto massonico con cui si indicano le varie categoirie in cui puoi dividere i tuoi contatti su Google+, dei dipendenti interni. Lui, invece, per errore l'ha postato all'universo mondo. Scusandosi prontamente il giorno dopo.
Ora, il fatto che uno dei cervelloni di Google sbagli a postare uno status su un social network che loro stessi hanno creato è un po' come vedere Carlo Cracco che brucia una frittata. Per carità, può succedere a chiunque, però kekkaiser.

Al di là di questo, però, non è che la mia esperienza a G+ sia degna di nota. M'iscrivo con curiosità e alla fine mi ritrovo circondato da un bianco paradisiaco che campeggia ovunque. Automaticamente mi gratto, non si sa mai. Il funzionamento sembra piuttosto simile a Facebook a parte la possibilità di vedere video insieme ad amici della cerchia. E poi c'è la cerchia, appunto. Vaghi per l'homepage e alla fine ti ritrovi di fronte a dei cerchi, roba claustrofobica e pure un po' inquetante. 
Li devi riempire con persone che conosci. "Ma dove cazzo stanno però?" ti domandi. Mica tutti gli amici hanno G+. Cerchi, scavi, domandi e alla fine ti ritrovi con sole tre testine in un cerchio. Altri sono vuoti mentre gli zebedèi cominciano a riempirsi e decidi che forse è meglio abbandonare il bianco per tornare al colore. 

Giudizio finale (potete farci quel che volete): potrebbe avere pure delle potenzialità ma non credo, a meno di un miracolo, che possa ripetere il successo di Facebook il cui merito principale è stato anche quello di avvicinare al concetto di social network persone di una fascia d'età che generalmente con il web avevano poca dimestichezza. E non è così scontato che si passi velocemente da un social all'altro. 

Ma io non sono Yegge. Quindi... 
  
lunedì 17 ottobre 2011


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