Ancora col posto fisso?

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Discuteremo per giorni, anche sui social network, di quello che Mario Monti ha detto ieri sera a Matrix. La frase "L'idea di un posto fisso per tutta la vita? Che monotonia!" la ritroveremo storpiata e ripetuta in tutte le salse. Il che è nella normalità. 

Quello che però andrebbe sottolineato, al di là delle polemiche buone solo per qualche parlamentare per finire in un tg della Rai, è che il Premier ha detto una banalità di dimensioni cosmiche.

Non credo di dire una stupidaggine quando dico che almeno il 90% degli italiani Under 35 (ma purtroppo anche una buona fetta degli Over) considera il posto fisso una chimera. L'idea di lavorare per 35 anni nello stesso posto è una particolarità che rende il nostro paese arretrato sotto questo punto di vista rispetto ad altre nazioni europee. 

Quello che, però, su cui Monti e tutti noi ci dovremmo soffermare è sulla deriva tutta italiana che ha preso il termine flessibilità nel lavoro. Una flessibilità nel lavoro che sarebbe giusta qualora gli stipendi consentissero di districarsi col costo della vita e di potersi mantenere. Flessibilità che sarebbe normale qualora anche le banche capissero questo sistema nel momento in cui vai a chiedere un mutuo per acquistare una casa. Il mondo del lavoro è flessibile qualora, perso il posto, una persona si trovi di fronte ad altre scelte lavorative. Sia chiaro: non sto parlando del mondo dei sogni dove se ti licenziano puoi scegliere tra altri dieci lavori uno più bello dell'altro, ma tra quello e il deserto che ti ritrovi davanti nel momento in cui perdi (o vuoi cambiare) il lavoro ce ne corre.  

Flessibilità in Italia è diventata subito sinonimo di precariato, lavoro mal pagato e, spesso purtroppo, lavoro gratis. Siamo stati bravissimi nell'essere italiani in questo, cioè nel prendere un sistema di regole e piegarle a nostro piacimento per un tornaconto egoista. 
Lo stage è diventato l'occasione per un'azienda di avere ogni sei mesi un ricambio senza fine di giovanotti e giovanotte non pagati (se non pochi spiccioli laddove succede) da far lavorare senza alcun tipo di possibilità di assunzione. 
I contratti a termine, soprattutto senza tutele con una previsione di pensione pari a zero, sono diventati un'arma di ricatto senza eguali perché le aziende sanno che tu, povero disgraziato, se perdi quel lavoro prima di trovarne altri dovrai passarne di tutti i colori. E non è detto che tu ci riesca. E non è detto che tu possa trovarne di altri. 

Quindi se vogliamo polemizzare sul nulla, sull'idea di un posto fisso che tantissimi giovani già da tempo non hanno più, facciamolo. Ma non porterà a nulla. Se si vuole davvero migliorare la condizione del mondo del lavoro italiano, impedendo che migliaia di under 40 lascino questo paese ogni anno per andare altrove tanto per fare un esempio, si comincino ad abbattere le fondamenta malate che hanno trasformato il termine flessibilità in precariato senza prospettiva.   
giovedì 2 febbraio 2012


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1 commento:

Iksel ha detto...

condivido tutto.