Il minotauro di Benjamin Tammuz

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“Negli ultimi tempi, ho pensato di nuovo ai tre cerchi della musica. Nel primo cerchio posso aprirmi un varco nell'attimo in cui leggo uno spartito, fischiettandolo appena o provando qualcosa al pianoforte. Ne ho la percezione e già sono dentro il primo cerchio. Il secondo cerchio lo varco quando ascolto con attenzione la musica, o quando la suono più o meno correttamente. Ora è la volta del terzo cerchio. Cos'è in realtà la musica? E' un discorso. Ma il compositore non parla con parole, ma con simboli; come un muto che parla a gesti e spera che lo capiscano. Non è sicuro. Vuole che lo capiscano, ma sa che i segnali giungono solo a chi sa decifrarli”.

“Il minotauro” di Benjamin Tammuz ha il merito di avermi fatto conoscere un nuovo modo di presentare, costruire e raccontare una spy-story. L'intrigo, il giallo è quasi un sottofondo di una storia d'amore surreale fatta solo ed esclusivamente di lettere inviate da un agente segreto ad una giovane ragazza. Storie diverse, mondi così lontani tra loro che grazie a Tammuz si mescolano in un intrigo amoroso costellato anche di omicidi. Come detto il mistero sembra quasi messo in secondo piano ma c'è, è tangibile, in ogni riga fino all'epilogo conclusivo che non delude il lettore.
Conoscevo Tammuz di fama ma questo è stato il primo libro che ho letto.
Non credo sarà l'ultimo.  


giovedì 2 febbraio 2012


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