In Parlamento non c'è privacy

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Su Repubblica.it Francesco Merlo parla del tentativo di vietare i teleobiettivi in aula al Parlamento. 

"Ma non esiste privacy in politica. Gli uomini pubblici non hanno vita privata, meno che mai in un'aula parlamentare dove non c'è nulla di segreto e di intimo, neppure uno sbadiglio, un pisolino o un traccheggio epistolare. E un biglietto è un biglietto. Solo se lo proibisci ai fotografi diventa pizzino. Quel foglietto di Letta era tutto sommato innocente. Perché lo stanno degradando a pizzino?

Monti, per esempio, che l'ha messo a favore di obiettivo, non è vero che si è comportato ingenuamente, ma normalmente. Non ci si muove in Parlamento come in un covo. Se lo avesse fatto avrebbe rivelato le intenzioni pizzinesche che evidentemente non aveva.

Trattative, mediazioni, lungaggini, calcoli e interessi politici: l'idea di coprirli li rende odiosi, e toglie loro il carattere di fragilità umana che qualche volta hanno, perché è vero che alla Camera ci si stanca, si perde la pazienza, ci si rilassa, e qualche volta si sbaglia. Ma perché dovremmo fidarci di qualcuno che non vuole farci vedere quello che sta facendo, e che addirittura si vergogna di se stesso e delle proprie fragilità?"

Sottoscrivo ogni parola. Il Parlamento è un luogo pubblico, in cui personaggi che hanno scelto di svolgere un ruolo pubblico (il parlamentare), parlano pubblicamente di cose pubbliche. Finiamola, una volta per tutte, con questo atteggiamento di una pochezza disarmante.  


martedì 22 novembre 2011


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