In Liguria succede di tutto, ma la pallanuoto gioca

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Striscione dei tifosi del Bogliasco

Mentre a Genova si scavava, si soccorrevano i feriti, si piangevano i sei morti, il mondo dello sport decideva di sospendere ogni attività. Per rispetto e per motivi di sicurezza. La pallanuoto no. Una scelta ancora più grave quella presa dalla Federnuoto perché, per chi non conoscesse bene questo sport, la serie A1 maschile è praticamente popolata per la maggior parte da squadre liguri. Non solo, proprio tra venerdì e sabato si è giocata la settima giornata di andata con cinque partite su sei che si sono disputate in Liguria. 
Venerdì c'è stata Savona - Posillipo. Sabato: Pro Recco - Ortigia, Bogliasco - Civitavecchia, Camogli - Catania, Nervi - Brescia. Quest'ultima si sarebbe dovuta giocare proprio a Genova ma perché rinviarla? Perché decidere che davanti alla sofferenza non ci si può buttare in piscina con uno splippino cercando di far gol? La Fin, invece, ha pensato bene di spostare l'incontro a Camogli. Facile no?
D'altronde "the show must go on" anche se, ad essere puntigliosi, viene da chiedersi di quale show si stia parlando dato che il 90% degli italiani la pallanuoto se la ricorda solo se il Settebello o il Setterosa vincono qualcosa. In più, guardando i tabellini si scopre che le cinque partite in totale sono state viste da 950 persone.
Allora il motivo è un altro, ovvero che ormai le società avevano prenotato l'hotel per dormire o l'aereo per volare in Liguria, quindi avrebbero perso soldi e non passandosela benissimo a livello economico non se lo potevano permettere. E a chi ha perso una persona cara a Genova, a qualche chilometro di distanza nessuno c'ha pensato? A chi ha la casa distrutta, a chi non ha più magari un'auto, un negozio o è ferito? A questo nessuno c'ha pensato, si è giocato e si è fatto un ipocrita minuto di silenzio tanto per stare apposto con la coscenza. 
Solo che in molti, giocatori, tifosi e dirigenti, ufficialmente o a denti stretti hanno ammesso che non avrebbero voluto giocare, che si sarebbe dovuto evitare. 
C'è pure qualche cuore tenero come il ds del Brescia che ha dato ragione alla Fin affermando come:
"Si sia comportata in modo estremamente responsabile fermo restando che prima della partita è stato osservato il minuto di silenzio.
Posso inoltre personalmente testimoniare che mentre eravamo in viaggio ricevevo continue comunicazioni allarmanti riguardanti la situazione a Genova.
Noi siamo arrivati regolarmente a Genova dove praticamente abbiamo scoperto che i gravi fatti avvenuti erano circoscritti alla zona dove si trova la piscina Sciorba. Infatti nella mattinata di sabato con la squadra siamo stati addirittura a passeggio in un centro commerciale".
Ma c'è pure chi, come il presidente del Bogliasco Gavazzi, si scusa:
"Voglio chiedere scusa alla mia città, ai genovesi, per avere permesso di giocare, malgrado aver manifestato dissenso. Sono prevalse ancora una volta le logiche burocratiche e le preoccupazioni per eventuali provvedimenti, ovviamente ingiusti. Questa volta avremmo dovuto fermarci. Mi sento di scusarmi con chi ha perso la vita, la casa, l’auto, l’attività, il lavoro, tutti i loro beni. Abbiamo giocato a dispetto dei valori umani, del sentimento di solidarietà e di rispetto per chi sta tutt’ora soffrendo le conseguenze di questo evento catastrofico. Ribadisco che sarebbe stato un atto dovuto mandare giovani pieni di energia e salute a dare una mano a chi, a pochi chilometri di distanza, era in forte difficoltà e chiedeva disperatamente aiuto. Inorridisco a leggere talune dichiarazioni di addetti ai lavori che non perdono l’occasione per essere protagonisti negativi. La Rari Nantes Bogliasco non intende pubblicizzare ciò che è stato fatto e ciò che si farà, non si possono trasformare atti dovuti in propaganda”.
Ma tanto che importa? I soldi di hotel e voli sono salvi. Solo che si è persa un'occasione per dimostrare che lo sport è, prima di tutto, rispetto. Non si doveva giocare ma si è giocato. E ci si deve solo vergognare in silenzio.
lunedì 7 novembre 2011


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