Basta #4euroalpezzo. Basta minacce. Il 26 gennaio giornalisti precari in piazza

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“4 euro a pezzo e sotto scorta” Siamo tutti Giovanni Tizian!

Sit-in a piazza Montecitorio, 26 gennaio ore 14 - Insieme in piazza per dire NO allo sfruttamento, NO alle mafie

In piazza per esprimere solidarietà al collega Giovanni Tizian, giornalista precario sotto scorta per le inchieste sulle mafie al Nord, ma anche per “rompere” la solitudine di lavoratori “invisibili” e senza tutele, per chiedere l'immediata approvazione della proposta di legge sull'equo compenso per il lavoro giornalistico non dipendente, per sostenere una trattativa sul mercato del lavoro che cancelli il “precariato a vita” e la deregulation selvaggia di questi anni. Noi giornalisti senza contratto non siamo una “casta” come molti credono, né dei “privilegiati”, come ci ha definito un mese fa anche il Ministro del Lavoro, Elsa Fornero.

Accanto a Giovanni e gli altri colleghi…

Non si può essere pagati 4 euro ad articolo e, come sovrapprezzo, finire sotto scorta. Né si può vivere sotto minaccia, com’è capitato alla collega pugliese Rosaria Malcangi, vittima di un’intimidazione dinamitarda, o come capita in vari modi ad altri colleghi. Né si può farla finita come Pierpaolo Faggiano, suicida lo scorso giugno: a 41 anni veniva ancora pagato soltanto 6 euro a pezzo.

Retribuzioni indecorose

Da sud a nord il mercato dell’editoria si regge sullo sfruttamento. Il giornalismo italiano ha cambiato volto: gli autonomi e i precari sono 24 mila rispetto a 19 mila assunti. Contribuiamo per oltre il 50% alla realizzazione di quotidiani, periodici, radio, tv, online; le nostre firme sono sulle principali testate italiane. Eppure, lavoriamo in trincea, fuori dalle redazioni, pagati a pezzo con compensi quasi sempre irrisori, a volte di pochi euro e liquidati dopo mesi, o con Cococo spesso “capestro”, senza percepire nemmeno un fisso al mese.

Se chiediamo di essere pagati in tempi certi e decorosi, rischiamo di non lavorare più. Se la testata chiude o decide di non aver più bisogno della nostra collaborazione, siamo senza alcuna protezione né ammortizzatori sociali. Vietato ammalarsi o andare in ferie. Di rimborsi spese nemmeno a parlarne. La pensione? Un miraggio. Niente tutele contrattuali, previdenziali, assicurative.

I “paria” dell’informazione

Il precariato sottopagato non è più limitato al “periodo di prova”, cui segue un’assunzione: può invece durare una vita intera, privandoci di un presente dignitoso, rubandoci i sogni, le prospettive di un futuro e a volte anche la dignità personale, prima che professionale.

Subito la legge sull’equo compenso: no contributi a chi sfrutta

Un lavoro sempre precario, oltre a ledere la dignità personale, rende il giornalista più vulnerabile, in quanto più facilmente oggetto delle pressioni degli editori.

Chiediamo migliori condizioni di lavoro, anche attraverso regole certe, per poter garantire un’informazione di qualità ai cittadini.

Chiediamo al Parlamento una rapida approvazione della proposta di legge sull’equo compenso per il lavoro giornalistico “non dipendente”, che ha come riferimento l’art. 36 della Costituzione: in discussione alla Camera, prevede che il rispetto dei compensi minimi debba essere requisito necessario per l’accesso a qualsiasi contributo pubblico da parte delle aziende editoriali. Chiediamo regole certe in un mercato del lavoro sempre più selvaggio.

Un’informazione sotto ricatto è un gravissimo danno anche per i cittadini e la democrazia

Comitato promotore “GIORNALISTI SENZA TUTELE: ALTRO CHE CASTA” (freelance, autonomi e parasubordinati di Stampa Romana ed Errori di stampa)


Contatti mail: 26gennaio@gmail.com; freelance@stamparomana.it 
Hashtag su Twitter: #4euroalpezzo
lunedì 23 gennaio 2012


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