EUROPA 7 VS RETE 4: E IO PAGO!

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Se ne discute da anni ma in modo confuso. E non potrebbe essere altrimenti se si va ad analizzare il modo in cui la faccenda è stata trattata dagli organi di informazione, cioè poco e male. Si tratta della disputa tra Europa 7 e Rete 4 e della conseguente occupazione abusiva da parte della terza rete di Berlusconi ai danni di un’emittente che quella frequenza l’ha acquistata dopo regolare gara d’appalto vinta. Ma questo in Italia non basta ed allora ecco che inizia la lunga lotta di Europa 7 contro i mulini a vento. Nove anni tra tribunali e ricorsi finché la Corte Europea, lo scorso 31 gennaio, non ha scoperto l’acqua calda. Europa 7 ha vinto la gara, la frequenza è sua. In un paese normale ci si sarebbe aspettato il pandemonio. Macché, qui tutto tace. Non solo. Il centrosinistra prosegue nel fare esattamente quello che ha fatto fino ad ora, ovvero nulla.

Qui di seguito è riportata una cronistoria della disputa tra Europa7 e Rete4. Almeno per fare un po’ di chiarezza.

Nel luglio 1999, Europa 7 ottiene dallo Stato Italiano la concessione per una rete nazionale, ma il Governo D’Alema non le assegna le frequenze per iniziare a trasmettere, alla stessa data Retequattro non ottiene la concessione.
Dall’aprile 2000 al giugno 2001 il Governo Amato si disinteressa completamente della vicenda di Europa 7, permettendo in questo modo a Retequattro di continuare a trasmettere senza concessione.
Nel novembre del 2002 la Corte Costituzionale con la sentenza n. 466 stabilisce che Retequattro deve dismettere definitivamente le trasmissioni terrestri entro il 31 dicembre 2003.
Il 24 dicembre 2003 Silvio Berlusconi firma un decreto legge (“salva Retequattro”) per superare tale termine, il Presidente Ciampi firma il decreto nonostante quest’ultimo impedisca l’attuazione della sentenza della Corte Costituzionale.
Il Governo Berlusconi nell’aprile del 2004 approva la legge Gasparri, la quale infischiandosene della sentenza della Corte, consente a Retequattro di continuare a trasmettere nonostante non abbia la concessione, mentre Europa 7 viene esclusa ancora una volta.
Il Parlamento Europeo nel maggio del 2004 approva una risoluzione nella quale esprime preoccupazione che l’anomalia italiana si propaghi ad altri paesi dell’Unione, ed invita la Commissione Europea ad assumersi le sue responsabilità. Il Consiglio d’Europa composto da 45 Paesi, approva nel giugno del 2004 una risoluzione che deplora l’esclusione di un potenziale operatore televisivo, Europa 7, vincitore della gara pubblica per la diffusione televisiva sulle frequenze occupate da Retequattro del Gruppo Mediaset.
Il 19 luglio 2005 il Consiglio di Stato, con un dispositivo di ben 61 pagine, riconosce tutti i diritti e le ragioni di Europa 7 e invia alla Corte di Giustizia n. 10 quesiti nei quali ravvisa che la Gasparri e il decreto legge Berlusconi non rispettano le direttive Europee.

Il 19 luglio 2006 la Commissione Europea DG Concorrenza mette in mora l’Italia per la legge Gasparri, poiché non rispetta le direttive Europee.

Il 13 settembre 2006 il ministro Gentiloni risponde alla Commissione Europea DG Concorrenza riconoscendo il non rispetto delle direttive Europee della legge Gasparri e si impegna a correggerla.

Il 12 ottobre 2006 il Governo Prodi approva il disegno di legge Gentiloni che, non solo non risolve il problema Europa 7, ma non ne riconosce nemmeno i diritti e non rispetta la sentenza della Corte Costituzionale.

Il 30 novembre 2006 di fronte alla Corte di Giustizia Europea, il Governo Prodi, tramite l’avvocatura dello Stato, fa propria la posizione del Governo Berlusconi e difende addirittura la legge Gasparri.
Ben quattro Governi, quindi, non hanno voluto e non vogliono riconoscere ad Europa 7 il diritto a trasmettere.
Il 19 luglio 2007 di nuovo la Commissione Europea DG Concorrenza dichiara l’infrazione dell’Italia a causa della legge Gasparri e denuncia che quest’ultima ha avvantaggiato Retequattro a danno di Europa 7.
La Commissione dà un termine di due mesi al Governo Prodi per provvedere.
Il 31 gennaio 2008 la Corte di Giustizia Europea stabilisce che i regimi transitori susseguitisi con
la legge Maccanico, il decreto legge “salva Retequattro” e la legge Gasparri non rispettano le direttive europee e che, quindi, il lungo periodo transitorio di cui ha beneficiato Retequattro è illegittimo e, riconosce ad Europa 7 il diritto ad avere le frequenze per trasmettere. Cliccare qui per leggere il testo integrale della sentenza.

Quel che è peggio è che, oltretutto, la Corte Europea potrebbe obbligare lo Stato a risarcire economicamente Europa 7 per i danni subiti da questa situazione. Il che, tradotto, significa che NOI pagheremo i danni ad Europa 7 per colpa di Berlusconi e del Centrosinistra.

lunedì 3 marzo 2008


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

E chi si e' svegliato un giorno dicendo che una persona non poteva avere tre reti televisive? D'Alema? Prodi?
Berlusconi ha sempre pagato tutte le tasse e non c'era un reale motivo per togliergli le reti. E' stato fatto tutto in fretta e in furia perche' lo si voleva bloccare, perche' stava sfruttando tutti i cavilli legali per comprare piu' reti possibili (il suo sogno era di fare la pay per view e i canali tematici nell'analogico). Non ha mai comprato direttamente le emittenti televisive ma ha usato una tecnica (americana) di acquisizione, in modo da avere poco di quota associativa ma avere il controllo effettivo delle reti. Un giorno un "tribunale", su mandato dei politici di turno (ricordate la storia del Raiuno ai democristiani, Raidue ai socialisti e Raitre ai comunisti? Da loro funziona ancora cosi'), hanno posto sotto sequestro rete4 (oscurandola), non per una legge apposita ma per una sentenza di un tribunale. Ricordate il dissenso e le proteste nelle piazze durante quel periodo? La situazione era molto delicata e c'era il rischio di una rivolta, perchè era sotto gli occhi di tutti che Berlusconi aveva ragione lui. E soprattutto, perche' Berlusconi ha potuto riaccendere i ripetitori e nessuno ha fatto niente? Perchè la Finanza non è tornata a imporre lo stop delle trasmissioni? Perche' i politici stessi cominciavano a rischiare anche solo a girare per Roma. La legge Rai (quella che imponeva di non trasmettere a livello nazionale) c'è sempre stata, ma per via di una miopia di vedute politiche: per i politici la tv deve essere principalmente uno strumento di propaganda, non dovevano nascere tv indipendenti. Questo è il principale motivo per cui Berlusconi è entrato in politica, perchè nonostante la legge Craxi c'erano ancora potenti in parlamento che gli avrebbero potuto togliere almeno 2 reti sfruttando questa legge antiquata e un tribunale compiacente. Europa7 ha approfittato al momento giusto, ma poi non e' riuscita a fare niente perche' non aveva neanche dei ripetitori (erano di proprietà di Berlusconi e di certo non li andava a regalare al primo che passava per fare piacere a un tribunale di dubbia imparzialità). Europa7 non è mai morta, a Roma ha gli studi più all'avanguardia che li noleggia e utilizza per le sue serie televisive, ci sono dei soci che sono anche di altre reti (come Rete 7 Gold) e col digitale terrestre potrebbero già attivarsi in tal senso, richiedendo allo Stato l'assegnazione di una frequenza (e Berlusconi non avrebbe problemi a consentirlo, dato che si leverebbe un sasso dalla scarpa). D'altro canto l'amministratore di Europa7 non parla più di volere una rete (coi tempi che corrono e i canali che ci sono adesso, dovrebbero investire troppi soldi per creare qualcosa di simile a la7) ma solo di risarcimento, perchè comunque gli spetta e la colpa è solo dei politici, non di un imprenditore che non ha mai fatto niente se non subire una sentenza politica.

Il Rompiblog ha detto...

che la politica non abbia fatto nulla a tempo debito è innegabile e non ci si poteva certo aspettare che il governo berlusconi si facesse le leggi contro. Dunque è colpa del centrosinistra, senza ombra di dubbio.

Quanto ai tribunali politici, la concezione che la corte europea possa essere piena di bolscevici con tatuata addosso falce e martello, beh... ognuno è libero autoconvincersi di quello che si vuole.